Shito, giacché ti sei preso il disturbo di tornare qui, potresti cortesemente spiegare la logica dietro espressioni come:
1) "Il predisporre l'invio dell'indomani si è protratto..." [Mononoke]
2) "Se potesse andare bene, mostratemi senz'altro il vostro posto di lavoro, per favore" [Mononoke]
3) "Ti sei tu predisposto a prendere visione del tuo proprio destino?" [Mononoke]
4) "Quel che gli umani faranno da qui innanzi, per sondarlo approfonditamente non sarà troppo tardi." [Arrietty]
5) "A dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne…" [Tomba delle Lucciole]
Nello specifico ti riassumo i principali motivi del mio sconcerto (già discussi nelle pagine precedenti, ma mancava appunto il tuo parere).
Le frasi 1 e 4 e 5 fatico proprio a capirle, in particolare la 1 e la 5.
Non mi sembra né un italiano aulico, né desueto, né "antico" o che dir si voglia, mi sembra solo contorto ed inusuale.
La 5, poi, è pronunciata dal doppiatore in modo talmente veloce che dà da pensare che neppure lui abbia capito dove inserire la pausa nel discorso, segnale più generale che lui abbia detto quelle parole senza capirle (e personalmente capirei se fosse così).
La numero 2 comporta una contraddizione di stili verbali: "se potesse andare bene" è la cortese introduzione ad una richiesta, e chi fa la richiesta si vuole accertare di non recare disturbo.
Ma la seconda parte è "mostratemi senz'altro", che di converso ha il tono della pretesa, non della gentile richiesta.
Inoltre generalmente richieste messe in forma ipotetica in italiano si fanno con congiuntivo + condizionale: "se potesse andare bene, mi mostrereste..."
O, al limite, indicativo + indicativo: "se vi può andar bene, mostratemi..."
Qua hai usato congiuntivo + indicativo.
Perché?
La numero 3 infine, oltre a sembrarmi spaventosamente ripetitiva (ti... tu... tuo proprio... abbiamo capito che sta parlando a lui, eh) ha uno sconcertante sapore burocratico.
Quel "prendere visione" è un'espressione che vedo bene in bocca ad un impiegato del comune o in una delibera di un rettore, non nel discorso di una sciamana giapponese di svariati secoli fa.