Onore a Tria, costretto a dare ordine di aumentare la velocità verso l'iceberg, rimane a bordo per affondare la sua credibilità insieme alla barchetta Italia.
Prendo spunto per fare una considerazione generale.
In Italia si parla spesso di governi accostandoli agli aggettivi tecnici e politici, ma è una distinzione che se non chiarita da chi la usa, causa solo confusione. Un governo, per definizione, è sempre politico: anche quando i ministri sono esterni a un partito, nel momento in cui assumono l'incarico e si adoperano per delle finalità, quali siano le finalità e quale siano le modalità per compierle faranno necessariamente scelte politiche, di compromesso.
Ciò premesso, andiamo nello specifico. La campagna elettorale che ha portato alla formazione di questo governo è stata fortemente polarizzata su pochi temi; uno dei quali, probabilmente il più catalizzatore, è quello del cosiddetto reddito di cittadinanza. Lasciamo qui da parte cosa si intenda per reddito di cittadinanza, perché il discorso si appesantirebbe. Constatiamo però che è anche per la forza con cui l'ha promosso il M5S che buona parte dell'elettorato abbia dato il suo voto. Ora, e veniamo al dunque, nelle scorse settimane c'è stata una polemica aperta, anche se sempre in toni civili, tra i ministri Tria e Di Maio, col primo che tentava di mediare e il secondo che s'irrigidiva.
Io, da cittadino, mi chiedo: perché i due non si sono chiariti a porte chiuse? Anzi: perché non si sono chiariti prima che assumessero i rispettivi incarichi di governo? - a margine, noto che le domande sono le stesse che ci ponevamo più di vent'anno fa, con Tremonti e Berlusconi che contrattavano sui punti percentuali manco fossero al mercato rionale; ma restiamo nel 2018 -. La risposta che mi sono dato a entrambe le domande è: perché Tria si è presentato da tecnico, e da tecnico sta eseguendo.
Tria è il timoniere, non il comandante.
E per quanto avessi voluto vederlo opporsi a questa situazione, so che nemmeno le sue dimissioni avrebbero potuto impedire questi eventi; semmai, rallentarli. Sarebbe stato sostituito da un ministro consenziente, e il processo di avanzamento verso la disfatta sarebbe ripartito, probabilmente con più vigore.
Allora, arrivati a questo punto, perché procastinare?
Un anno o due prima del governo tecnico Cottarelli/Draghi?
Infatti. Anche meno tempo, si spera.