Jello, mannaggia a te e a me che ci metto un'ora a risponderti
Mi inserisco senza aver letto gli ultimi messaggi.
Detto ciò mi soffermerei su quanto diceva @Dark Fantasy : in base all'interpretazione che proponi il New Deal o il piano Marshall non sarebbero dovuti esistere.
Altri tempi. Allora il debito pubblico veniva finanziato tramite strumenti meno liquidi (quindi meno votalità) e veniva sgonfiato nel tempo grazie a all'elevata inflazione. Quando ciò non bastava venivano anche realizzate forme di soft default (come la conversione forzosa dei titoli esistenti in altri a tassi più bassi). Gli USA, quando lo squilibrio nella bilancia dei pagamenti stava per compromettere la solvibilità del Tesoro, hanno tranquillamente smantellato il Gold Standard. Se ti interessa approfondire,
questa ricerca documenta il caso inglese (debito/pil di circa il 300% dopo la seconda guerra).
La situazione oggi è completamente diversa. Le banche centrali sono delle strutture tecnocratiche perlopiù indipendenti dal potere politico, il cui è obiettivo primario è tenere sotto controllo l'inflazione (
link). Tra tutte, la BCE è probabilmente la banca centrale più rigida, perché espressione del rigorismo tedesco e deputata alla gestione di una valuta transnazionale. Il QE è stato una forzatura di Draghi, e non basterà neanche qualora dovesse scoppiare una vera crisi del debito italiano. Ci sono altri strumenti già pronti per l'Italia (OMT della BCE e prestiti dell'ESM con annesse condizionalità, leggi Troika), basteranno? Nessuno lo sa.
Poi sono d'accordo con te sul fatto che serva un cambio di paradigma, anch'io non vedo come si possa andare avanti sperando nella crescita infinita e in una globalizzazione esclusivamente benigna. Il debito e la leva finanziaria oggi sono di nuovo ai livelli del 2008 o peggio, una resa dei conti dovrebbe esserci ma, a causa dell'interconnessione del sistema, non può esserci.
Quello che tu hai in mente, l'estensione dell'interventismo keynesiano, da strumento eccezionale anti-crisi a politica standard per la piena occupazione, esiste già ed è espresso dalle teorie della
finanza funzionale e della
moneta moderna. In realtà, di teorico hanno ben poco, sono visioni politiche che, partendo dalla considerazione che le moderne valute sono non convertibili, propongono l'uso libero ed incondizionato del disavanzo fiscale per la gestione del ciclo economico (gli economisti mainstream non toccherebbero questi concetti neanche con un bastone, ma il concetto cardine di queste proposte è inquadrabile in un modo
abbastanza classico. Insomma si tratte di una riqualificazione in chiave benigna del debito pubblico non come spauracchio ma come strumento di sviluppo, e parallelamente di un ritorno ad un ruolo interventista dello Stato.
Queste proposte hanno le loro criticità (come si responsabilizza efficacemente la classe politica? Specialmente da noi
) e sono pressocché impresentabili nei Paesi sviluppati (di MMT negli USA è abbracciato da qualche economista e se ne parla sul web, ma resta un anatema per la patria del libero mercato). In Svizzera recentemente hanno fatto un referendum sulla riassegnazione del potere di creare moneta allo Stato, ma è stato bocciato (tra l'altro, era stato legato all'abolizione della riserva frazionaria delle banche, che non sarebbe in realtà strettamente necessario).
Condizione necessaria, ma non sufficiente, perché se ne parli davvero è lo scoppio di una nuova seria crisi globale che renda evidente a tutti che il sistema è irrecuperabile. Fino ad allora, il fiscal compact può non piacere ma ha senso di esistere.