Autore Topic: Studio Ghibli  (Letto 407278 volte)

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Offline Azraeel

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2235 il: 08 Ott 2015, 12:14 »
 :D :D :D

Offline Pila87

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2236 il: 08 Ott 2015, 12:31 »
Pila ridammi la mia tv.

Questa mi ha steso ^^ ma cerca di capirmi, mi invitano al cinema gli amici con la TV svantaggiata, mica posso far pesare in modo così plateale la mia superiorità e contro-proporre sempre la serata da me, bisogna anche essere eleganti e assecondare gli sfortunati. Poi io subisco il fascino del cinema, inteso come luogo, qualche sabato fa mi han tirato tutti la sola e pur di non stare in casa sono andato al cinema in solitaria e pure a vedere un'autentica porcheria figurati :D ma ancora la tua TV non ce l'avevo, non giudicarmi troppo severamente...

Comunque non posso rendertela sorry, mi serve per giocarci a Splatoon, tiè. :evil:

Offline Cryu

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2237 il: 08 Ott 2015, 12:33 »
A sapere che le avresti dato in pasto non solo PC e WiiU, ma magari anche i Ghibli in svantaggese, piuttosto la buttavo via, guarda.
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Offline Pila87

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2238 il: 08 Ott 2015, 13:22 »
Ahhh, pensavo che ce l'avessi proprio con l'idea di andare al cinema (mio cognato è così, soffre pure al pensiero che gli altri ci vadano, vuol vederli tutti falliti ^^) tu invece ce l'hai con l'adattamento. Lì vi supporto sulla fiducia, non so nemmeno di cosa stiate parlando ma avete ragione voi, mi schiero sempre dalla parte del web quando si incazza, internet è casa mia, la difendo aprioristicamente.

Offline The Fool

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2239 il: 08 Ott 2015, 14:55 »
E' l'utilizzo del termine ad essere un regionalismo, non la parola
Ma hai cercato sul dizionario? O devo sempre cercare io? Qui spiega un po' http://www.treccani.it/vocabolario/preciso2/

Il punto 3.b è quello usato da Angelo Bernabucci. Vogliamo chiamarlo "regionale"? Non lo so, è irrilevante. Sul Treccani neanche c'è scritto che è "regionale".
Il punto 2. è quello di cui si parlava prima ("preciso al padre"), che si può applicare a un ritratto.

I primi punti sono quelli generici che possono equivalere a "fare le cose per bene", ovvero "con precisione".
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Offline nodisco

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2240 il: 08 Ott 2015, 15:55 »
E' l'utilizzo del termine ad essere un regionalismo, non la parola
Ma hai cercato sul dizionario? O devo sempre cercare io? Qui spiega un po' http://www.treccani.it/vocabolario/preciso2/
Il mio commento era correlato a quanto detto da Xibal sulle espressioni "Sei preciso" / "Stai preciso" in risposta alla domanda "Come sto?", e da lui stesso indicate come tipiche di Roma.
Non ci sono esempi di questo tipo nella definizione di "preciso" della Treccani che citi, né in altri dizionari che ho consultato.

Non ho ad ogni modo ben capito perché si sia finiti sul termine "preciso" quando si stava parlando della frase "Sei venuta davvero per bene qui".
"Preciso" non è sinonimo di "per bene": "Cerca di essere preciso" e "Cerca di essere per bene" non vogliono dire la stessa cosa.

Offline The Fool

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2241 il: 08 Ott 2015, 16:04 »
Perché sull'altro dizionario linkato c'era scritto "per bene" --> "in modo preciso". Nella frase "sei venuta (fatta) per bene" non c'è niente di strano. Come non c'è niente di strano in "fare le cose bene" o "fare le cose per bene".
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Offline Cryu

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2242 il: 08 Ott 2015, 16:05 »
"Preciso" è poi un altro di quei termini che infesta questi adattamenti come una cavalletta. Usato in continuazione e in un'accezione di 'adatto/calzante' che nel linguaggio parlato è rarissima; ormai preciso in italiano si usa soprattutto per esprimere accuratezza e precisione tecnica.
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Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2243 il: 08 Ott 2015, 16:11 »
Nella frase "sei venuta [...] per bene" non c'è niente di strano.
Quante volte l'hai sentita pronunciata o vista scritta, utilizzata in quel contesto?
Domanda che estendo anche agli altri frequentatori di questa discussione.

http://www.treccani.it/vocabolario/strano/
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Offline The Fool

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2244 il: 08 Ott 2015, 16:16 »
Ma che ne so, ma non venitemi a dire che "fare le cose per bene" è strano. Io uso più spesso "bene" e basta, ma mica posso dire che sia strano... In quel contesto vale lo stesso discorso, per me si equivalgono con "per" e senza "per". Non è una cosa per la quale farsi tutte 'ste seghe, era molto più interessante la frase di prima del "sondare".
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Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2245 il: 08 Ott 2015, 16:23 »
"Fare le cose per bene" è una locuzione comune, differentemente da "venire per bene" (inteso in un ritratto), dove invece è del tutto inusuale, e quindi strano.
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Offline The Fool

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2246 il: 08 Ott 2015, 16:30 »
Non ci vedo tutta 'sta differenza considerando che un disegno è fatto da qualcuno e non è lei che "viene" da sola. Posso capire la frase di Arrietty, ma lamentarsi per un "per" è assurdo. Anche le altre lamentele tipo "a questo mondo" non avevano molto senso.
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Offline nodisco

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2247 il: 08 Ott 2015, 16:36 »
Perché sull'altro dizionario linkato c'era scritto "per bene" --> "in modo preciso".
Esatto, "in modo preciso", non "preciso".

"Fare le cose per bene" significa "Fare le cose in modo preciso", non "Fare le cose precise"

Su 'sta (inesatta) uguaglianza di "preciso" e "per bene" si è poi partiti per la tangente...

Offline Thar

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2248 il: 09 Ott 2015, 00:53 »
Rispondo velocemente a Thar, che ringrazio per i post sempre interessantissimi.
Però su una cosa non sono daccordo: da italiano non posso giudicare l'aderenza col testo originale, ma posso giudicare il prodotto finito, in italiano.
Essendo madrelingua, avendo studiato in italiano per 20 anni (anche se leggendo i testi legali, TUIR soprattutto, non si direbbe  :|) credo di poter giudicare un prodotto finito in italiano.
Faccio un esempio:
Se una frase in giapponese esprime "mi scappa la pipì"
In italiano potremmo avere un:
- mi scappa la pipì => avremmo quindi aderenza e una forma italiana corretta.
- mi formicola l'inguine => qui non avremmo assolutamente aderenza, si esprime tutt'altro, ma avremmo una forma  corretta
- c'ho della zona pataccale lo smangiamento => oltre a non avere aderenza avremmo una frase che in italiano non è corretta (circa)
- ciò lo innaffiamento che mi spinge fuori => se uno si impegna forse capisce, ma la forma è orrenda, errata.

Ora chi non conosce l'opera in originale e non conosce la lingua non può giudicare se il testo in italiano è aderente o meno all'originale, ma ha il diritto e secondo me il "dovere" di esprimersi riguardo il prodotto finito, in italiano.
Se per esprimere un concetto si usa una costruzione errata, è errata e stop.
 

Perdonami, ma no, senza conoscenza non ha diritto di “esprimersi” sulla bontà dell’adattamento: può esprimere il suo apprezzamento al film (mi piace/non mi piace), ma criticare le scelte di un adattamento è impossibile senza conoscere la frase originale.
Si, puoi trovarla “strana”, desueta, convoluta e quant'altro, ma se non sai se anche la frase originale era “strana, desueta o convoluta, il tuo giudizio è privo di valore in quanto mancante di una qualsiasi verifica che non sia basata esclusivamente sul tuo gusto/abitudine personale.
Che, per carità, son legittimi, ci mancherebbe.
Ma non fanno testo, in quanto l’unico metro di paragone per giudicare la bontà di un adattamento è la sua oggettiva (e, quindi, verificabile) aderenza al testo (ed a tutti gli altri elementi) dell’opera originale.


Ma altre frasi, in questo 3d riportate, sono proprio scorrette. E secondo me non occorre sapere cosa intendessero in origine, perchè sono comunque errate nella forma finale, italiana. A parte il significato, anche la forma va espressa in maniera corretta!

Mmmmmmm, non sono d’accordo: la forma, in un’opera non divulgative, ha la medesima importanza del mero significato del testo, visto che è ANCHE tramite la forma che un personaggio si presenta (e ne viene definito) agli occhi del pubblico.
Cambiare la forma della frase originaria è un errore perché va ad alterare, in maniera irreversibile, la percezione dello spettatore E dell’opera E dei personaggi, elementi che sono stati decisi dall’autore e che non sono sindacabili da chi è responsabile della versione dell’opera in una lingua straniera.



Sì sta parlando di un traduttore professionista con competenze di giapponese di cui Cryu non vuole fare il nome per motivi che non sta a noi indagare. Non sta esattamente parlando di vostro cugino, con rispetto parlando.

Beh, sta cercando di smontare un punto abbastanza importante della controversia: non so tu ma personalmente NON mi accontento di un aneddoto personale, questo a prescindere dalla professionalità delle persone coinvolte (che bonariamente posso pure dare per scontata).
Siamo d'accordo, non ho pretese di confutazione giuridica con un aneddoto personale. La novità è che sin qui noi utenti del forum avevamo raccolto solo testimonianze di giapponesi, i quali non riferiscono nulla di strano nella visione di questi film nella loro lingua. Ora anche un italiano con competenza di giapponese certificata base ci dice che seguire quei film in giapponese è facile. E non lo dice perché coinvolto in questa discussione, me lo dice per caso. Ora, che gli originali siano ritenuti facili dai giapponesi e dagli italiani con competenza base di giapponese, e le versioni italiane debbano risultare oscure per i madrelingua italiana... io in materia un paradosso più estremo non riesco a immaginarlo.

E, però, vi sono pure testimonianze di giapponesi (tra i quali figurano diversi assistenti/collaboratori di Miyazaki, che, in varie interviste/interventi narrano aneddoti di come, a volte, neanche chi lavora a stretto contatto con Miyazaki capisce che cosa vuole intendere in alcune sue “costruzioni fantasiose” (pure per i giapponesi medesimi).
Questo vuol forse dire che gli assistenti di Miyazaki hanno una bassa comprensione del giapponese?
No.
Significa che Miyazaki, come tutti gli autori, utilizza differenti registri per le caratterizzazioni dei suoi personaggi, li fa parlare sia in modo colloquiale sia in modo particolare a seconda della convenienza della trama e della caratterizzazione che lui, autore, ha inteso dare loro.
Alterare questa caratterizzazione solo perché chi è responsabile dell’adattamento ritiene errato il modo di esprimersi dei personaggi è uno sbaglio abnorme: chi adatta non ha partecipato (in alcun modo) al processo creativo che ha portato alla creazione dell’opera, gli sono ignoti i motivi per i quali determinate scelte sono state effettuate e, in virtù di questa “estraneità creativa” non ha nessuna competenza (tantomeno diritto) di intervenire sulle scelte autoriali sostituendole con altre maggiormente acconce al suo gusto



Altri esempi che possiamo divertirci ad analizzare per le prossime 10-20 pagine di topic  :D

https://gerundiopresente.wordpress.com/2015/07/28/recensionando-quando-cera-marnie/

Riporto:
-“Che intrigante!” nel senso letterale di “che combina intrighi” detto dall’adolescente Anna, una ragazzina delle medie.

A parte l’utilizzo di un termine in una accezione poco usata, che avrebbe di errato/strano?


-“Chissà se non ci abita nessuno?”, un doppio negativo di dubbio gusto al posto di un più spontaneo “chissà se è disabitata?”

A questa eccezione ha già risposto Cannarsi, ed è risultato che, nel contesto della scena del film, la versione fornita è quella giusta.

-“State ideando delle malefatte!”: anni ’50 vibe.
-“È un posto da pacchia!”anni ’50 vibe.

Again, che c’è di errato/strano?
Se nel film parlano in codesto modo, è corretto che anche la versione italiana rispetti il modo di esprimersi dei personaggi


-“Ancora non l’hanno riparata la buca che stava là”, pura traduzione da ginnasio della versione di greco.

Sentita poco tempo fa, in forma interrogativa, in pubblico a proposito di una strada piuttosto malmessa da tempo immemore e che, nonostante numerose pressioni, giace sempre in uno stato che definire pietoso e farle un complimento.


-“Ma quanto puoi essere brava!” esclama Marnie guardando i disegni di Anna, dove una persona italiana al 99% direbbe “ma quanto sei brava!”

Mia nonna materna (pace all’anima sua) talvolta me lo diceva quando riportavo, a lei o a mia madre, dei disegni eseguiti in classe (prima all’asilo, poi alle elementari e medie).
Desueto, certo. Ma non certo errato.
A meno di non considerare un errore rispettare il registro linguistico utilizzato dall’autore nella sua opera.


Va bene se i personaggi, in quella scena del film, parlano strano. Altrimenti NO, non va bene.
Il punto è solo ed esclusivamente questo. E Cannarsi stesso ha chiarito che in alcuni passaggi che risultano "strani" in italiano, nell'originale suonano perfettamente normali. Ma per lui lo "strano" è soggettivo e quindi va bene uguale, anzi, è un'opera giapponese quindi se suona "strano" è normale.
Come ho già detto, con questi presupposti non ci potrà mai essere un incontro tra chi sostiene il suo operato e chi lo critica, quindi probabilmente non vale nemmeno la pena discutere.

Mmmmmm, non per dubitare, ma mi pare estremamente strano che Cannarsi medesimo abbia affermato quello che riporti, proprio perché è contrario alla sua deontologia professionale che gli vieta di “inserire” elementi estranei o modificare qualcosa del testo originale, come il trasformare una frase normale in una “strana” comporterebbe.

Più facile abbia detto che non gli importa che una frase in giapponese risulti “strana” agli orecchi del pubblico, basta che sia corretta e corrispondente (E nella traduzione E nel registro utilizzato) all’originale giapponese.
Il giusto è giusto, anche se tutti gli sono contrari; è lo sbagliato è sbagliato, anche se tutti sono per esso.
 (William Penn)

Offline SixelAlexiS

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2249 il: 09 Ott 2015, 01:11 »
Stavo pensando... ma non sarebbe favoloso proporre a Studio Ghibli una traduzione Cannarsi>Giapponese?
Potremmo ritrovarci con l'adattamento definitivo.