Thar, mi spiace, mi sei simpatico
Grazie, anche tu mi sei simpatico.
ma sono in completo disaccordo su ogni punto
Io, invece, figurati che sono in completo disaccordo pure sul carattere e sull’interlinea utilizzati nel tuo post…
A parte le facezie, essere in disaccordo va bene fintanto che viene espresso in maniera civile.
E non trovo granché convincente la posizione "la cosa è così perché ragionando io arrivo a queste conclusioni", perdona l'antipatica semplificazione.
D’altra parte sei adattatore, semplificare per te è una cosa automaticamente naturale…
Comunque, per amor di precisione, non è che "la cosa è così perché ragionando io arrivo a queste conclusioni", i termini della faccenda sono “osservando la realtà delle cose, ho notato che l’adattamento Buena Vista mi restituisce (a me in quanto spettatore generico, s’intende) l’80% del film di Miyazaki, mentre l’adattamento di Cannarsi me ne restituisce il 95%. Questa differenza è dovuta sia, per lo più, ad una “abitudine”, ad un metodo di adattare figlio del passato, sia ad una certa dose di “autocompiacersi” dell’adattatore che cerca di metterci del suo nelle opere che adatta.
Ora, se questo metodo, diciamo, tradizionale, mi restituisce solo una parte dell’opera originale, mentre utilizzando un metodo meno “ortodosso” si riesce a restituirmene una porzione ben maggiore, perché dovrei negare ciò? Perché non dovrei chiedere che la vecchia metodologia venga (anche in maniera graduale, per carità) abbandonata in favore di una metodologia ben più efficace nel restituire a me spettatore una opera che sia maggiormente aderente a quella che è la forma, la sostanza dell’opera originale?”
Davvero, non mi va di spiattellare titoli o curriculum, ma dopo 40 esami universitari e 15 anni di professione, il tuo buon senso non basta a stravolgere ciò che penso su questa materia.
Perdonami, ma titoli e curricula contano relativamente fino ad un certo punto quando si va ad analizzare “col righello” una qualsiasi cosa derivata per determinarne quanto sia la sua aderenza ad un modello originale dal quale questa derivazione ha origine: l’unica cosa che ha una valenza è, per l’appunto, solo quanto dell’opera originale c’è nella sua localizzazione straniera. E, in questa valutazione, i titoli non sono rilevanti (non nella determinazione del risultato della valutazione, quantomeno).
A un certo punto però ho trovato ironico come, dopo aver sostenuto la correttezza di certi lampanti strafalcioni, mi hai pregato di riformulare una frase in correttissimo italiano. Sembra quasi che certi testi, anche se oggettivamente sbagliati, meritino esegesi e riverenza sacrale. Mentre altri, forse perché sgraditi, si preferisce neppure provare a capirli.
Effettivamente, ho errato io nella costruzione del periodo (a mia discolpa posso dire che eran più di 2 ore che scribacchiavo, rileggevo, correggevo, rileggevo, riscrivevo interi periodo 2-3 anche 4 volte, magari tornando pure indietro su determinate scelte (a mente, ‘che mi dimentico sempre di salvare il testo che vado a correggere/riscrivere) ed ero un pochettino stanco. Chiedo, quindi, le attenuanti generiche ed invoco la clemenza della Corte
).
Naturalmente quel che significa in italiano l’ho capito (magari giusto la costruzione del periodo era un filo poco lineare (ed è altrettanto ironico che tu, che critichi Cannarsi per come scrive i dialoghi, alla fine abbia utilizzato una costruzione un poco “Cannarsiana” del periodo), solo che non riesco a comprendere dove tu volessi andare a parare introducendo nel discorso un media (il videogioco) che ha in comune con il cinema solamente una parte del “come veicolare un messaggio”.
Né dove tu volessi andare a parare citando il “QA della più piccola agenzia di traduzione, anche solo di videogiochi, anche minori come le avventurine di oggetti nascosti su FB”, visto che il medium utilizzato è, appunto differente e paragonabile solo in limitata parte.
https://youtu.be/BK-rPhmGhmY
Mirabile. Eccezionale. Sopraffino.
Tognazzi, a 0:35, in una sola battuta, riesce a riassumere il busillis, il problema che affligge oggigiorno gran parte del mondo dell’adattamento italiano:
“Si, vabbeh, ma mi pareva brutto”
Sintesi perfetta del problema.
Se per te in quella scena il problema è Tognazzi direi che c'è poco da discutere.
Guarda, onestamente, di tutti gli appunti che la signora eleva al Tognazzi-adattatore, l’unico (forse, vista l’epoca di realizzazione della clip) fuori luogo è l’ultimo (sul “scuotere le mani” in vece di “stringersi le mani”).
Tradure “Come on, boys” come “Sotto, ragazzi” (con “sotto” inteso come “coraggio/avanti”) è sbagliato, visto che:
a) la versione corretta di “Come on Boys” è “Andiamo, ragazzi” se nel contesto originale (che nel film è, purtroppo, ignoto) è usata per incitare un’azione diretta, di moto (esempio un assalto ad una trincea/fortificazione), o “Forza, Ragazzi” se nel contesto originale è utilizzata per incitare ad un’azione maggiormente energica/rapida/incisiva (esempio si devono togliere macerie per salvare delle vite ed il tempo è un discrimine fondamentale per riuscire nel compito ).
b) qualora fosse un testo per un’opera audiovisiva, la versione simil-corretta Coraggio/Avanti proposta dal Tognazzi-adattatore è più lunga del labiale di “Come on, boys” ed andrebbe comunque riscritta.
Sulla parte relativa all’alzabandiera, forse (oggi) sarebbe considerata un eccessivo letterale, ma devi anche considerare l’epoca nella quale è stata realizzata l’opera dalla quale la clip video è tratta (il titolo della clip riporta la data del 1964 come quella dell’opera dalla quale la clip è tratta), quindi i canoni espressivi erano certamente diversi da quelli in uso oggigiorno, c'era maggior attenzione che la forma espressiva rientrasse in canoni rigidi. Contestualizzata all’epoca, il rilievo mosso a Tognazzi-adattatore è plausibile.
Ritornando al discorso sugli adattamenti moderni, si, riaffermo convintamente che la battuta di Tognazzi “si, vabbeh, ma mi pareva brutto” riassume mirabilmente il problema (una certa dose di autocompiacimento personale nei responsabili degli adattamenti, a scapito dei contenuti dell'opera originale) che ancora affligge il mondo dell’adattamento italiano, dai suoi albori* ad oggi***.
Puoi non essere d’accordo, ci mancherebbe.
Ma ciò non toglie che il problema riassunto in quella battuta esiste ed è reale.
*“Werewolf, there castle” (gioco di parole sull'assonanza tra la pronuncia di "were" e "there" per indicare la presenza di qualcosa) reso con “lupo ululì, castello ululà”** (con la necessità di inventare du parole (ululì ed ululà (accentata) che in italiano non esistono, in vece di utilizzare termini esistenti in italiano come “mannaro” e “maniero” e rendere il gioco di parole come “Li mannaro, la maniero” più aderente allo spirito ed alla forma otiginale del testo
**che, per carità, all’epoca della visione di “Frankenstein Jr” ho anche piuttosto apprezzato (gli riconosco pure una certa dose di genialità, a suo modo), ma che in tutta coscienza non posso che giudicare non del tutto efficace nel rendere il senso e lo spirito della battuta originale.
*** “The Dove Keepers” reso come “Il volo della Colomba” certo per avere una maggiore suggestione in base ai canoni stilistici di chi l’ha deciso, in vece del più corretto (ed altrettanto (se non addirittura maggiormente) suggestivo) “I Custodi delle Colombe”.