No, "Ammazzasette" è la stessa identica cosa di "Spacca-province" (sei stato tu a dire che l'errore fosse di fare di due parole una), da sola non esiste, ma è stata creata per definire una figura, nasce dal nulla, dal foklore popolare, da una battuta, viene ripetuta e diventa un nome, e poi un modo di dire.
Fare le pulci a "Spacca-Province" è come fare le pulci ad "Ammazzasette", due parole che non esistono ma che raccontano alla perfezione, proprio nella loro sintetica efficacia, un essere o un modo di fare che prende vita e forma nella parola.
A maggior ragione quando a pronunciarla, o meglio ancora a coniarla, è uno del "popolo" per definire un membro illustre della sua comunità nel suo modo di gestire la cosa pubblica.
Dire che udire questa definizione, in bocca a quel personaggio e in quel contesto, ti rompa l'immersione spingendoti a capire cosa volesse dire, è come affermare che la parola "Ammazzasette" faccia lo stesso effetto leggendo l'omonima favola.
Sinceramente faccio una fatica enorme a non considerarlo impossibile...
Ok, ora ho capito cosa intendevi. Grazie per la spiegazione.
Personalmente trovo che la parola "ammazzasette" sia orribile e non mi stupisce che non sia praticamente mai utilizzata.
Comunque, è vero, è stata coniata ed ora si trova in un vocabolario.
Ma come si rapporta tutto questo allo "spacca-province"?
La situazione è che "ammazzasette" è diventata una parola italiana:
il traduttore si è assunto vari rischi, in primis quello di coniare una parola ridicola (secondo me lo è, ma ammetto che sia una opinione personale) che non sarebbe durata lo spazio di un mattino.
Tuttavia, per quanto poco usata (e secondo me non a caso), questa parola oggi comunque esiste e come si diceva è adesso parte del vocabolario italiano.
Se
l'albero si riconosce dai frutti, come dicono i cattolici, allora possiamo dire che in qualche misura questa parola è stata accettata e digerita, ed è rimasta.
Amen.
Il caso di spacca-province è e sarà diverso: per usare un francesismo, questa parola
non se la inculerà nessuno.
Rimarrà una parola ridicola di nuovo conio limitata al doppiaggio di Mononoke Hime.
Tu puoi rispondermi che la mia è "solo" una
ipotesi.
Io ti direi che la mia è una
predizione, e sono assolutamente certo che sia corretta e che non verrò smentito al riguardo, né ora né mai.
* * *
Cos'è uno sciamano, scusa? Dove la vedi nel mondo moderno la figura dello sciamano? E come pensi di poter parlare con gli spiriti, che non esistono, o coi morti, che non parlano? Esiste gente che parla coi morti? Esistono persone che guariscono altre persone con la magia? Sono figure primitive e che possiamo ritrovare nelle opere fantasy.
Ti ripeto che continui a farti le domande sbagliate e stai anche cambiando, consapevolmente o meno, l'argomento della discussione.
"Cos'è uno sciamano dell'era Muromachi?", ti chiedi.
La questione non è l'esistenza
reale di uno sciamano, quanto
la sua esistenza nella narrativa, cosa quest'ultima che è indiscutibile.
E Miyazaki
già lo rappresenta in un modo e lo fa parlare in un certo modo, in giapponese.
La questione quindi diventa molto più prosaica: non cosa sia uno sciamano, non come vada rappresentato, ma come vada trasportato il suo discorso (che
già c'è) dal giapponese all'italiano.
Rispondere a questa domanda è complesso, a maggior ragione perché questo non è il mio lavoro, ma di certo so e sapete anche voi che uno sciamano dell'era Muromachi
non si esprime come un amministrativo del comune, per le stesse ragioni per le quali
non si esprime come uno scugnizzo napoletano, come un burino laziale o come un bauscia milanese.
È più chiaro il concetto, adesso? Sì?
O dobbiamo metterci a discutere di "
cosa sia" il dio della foresta e di quale sia il suo posto nell'
ontologia dell'universo?