Non devi (necessariamente) sapere il giapponese, ma devi (ASSOLUTAMENTE) sapere quale sia, nell'opera
originale, la frase incriminata. Senza sapere quale sia l'esatta frase non puoi dire se l'equivalente
versione italiana sia errata o meno.
Metti che nell'originale la frase risulti effettivamente strana ed espressa in modo desueto pure per il
pubblico originale: avresti fatto una critica errata, basata su niente alro che la tua abitudine personale
e non sull'effettiva realtà.
Addirittura in stampatello: così è più dogmatico.
Nessun dogma: ho utilizzato il maiuscolo per dare maggior enfasi, maggior importanza alla parola maiuscola.
E' purtroppo, un limite della comunicazione scritta quello di non far trasparire le intenzioni dello
scrivente.
In pratica no, *non* devi sapere quale sia la frase nell'opera originale. Non lo devi sapere perché a meno
di non far dire al personaggio una assurdità o qualcosa di incomprensibile, l'importante è comunicare il
concetto. Potresti anche ignorare del tutto la frase, magari perché il figlio di chi ti ha stampato i
dialoghi ha pensato di spalmare la marmellata proprio su quella riga, ma il contesto generale e la scena in
particolare ti darebbero gli estremi per ricavarla - la frase, non la marmellata.
La ricaveresti 'giusta'?
In un ipotetico confronto con l'originale, no. Ma se il risultato fosse coerente con le azioni messe in scena, coerente con lo sviluppo della narrazione e comprensibile, avrebbe senso porsi la domanda: quanto è giusto il mio adattamento?
Non concordo assolutamente.
O, meglio, quello che dici è vero se si stà parlando di un opera di divulgazione, dove il concetto da comunicare è il fulcro dell'opera, mentre il veicolo (il testo) passa in secondo piano. Per tacer del contesto, che in un'opera divolgativa è assolutamente ininfluente.
Ma un'opera cinematografica non si esprime solo colle immagini O solo col testo.
E' una sapiente miscela di numerosi ingredienti, tutti egualmente importanti: in un'opera conta il cosa
viene detto, il dove viene detto, il quando viene detto. E conta il COME viene detto.
E' attraverso tutti questi elementi che l'autore decide la connotazione non solo della storia (un'opera NON è solo trama), ma dipinge i suoi personaggi, ne delinea la psicologia, il loro modo di agire e di pensare, ne introduce virtù, difetti, peculiarità. Elementi che servono allo spettatore come (e, forse, più) del mero testo dei dialoghi.
E se non conosci non solo "cosa" il personaggio ha detto, ma anche il "come" è stato detto, non è possibile muovere nessuna critica, nessun appunto. Proprio perchè c'è la possibilità che nell'originale si utilizzi proprio quel registro, per quanto strano possa sembrarci.
Diamo più valore all'adattamento di per sé o all'adattamento come veicolo per ampliare il target di
un'opera?
Il target di un'opera è deciso dall'autore originale dell'opera.
Volerlo ampliare artificiosamente è un qualcosa che, oltra ad avere un esito tutt'altro che scontato, non porta ad altro che a "contaminare" l'opera originale con elementi estranei aggiunti da terzi (estranei al
processo creativo originale), inseriti solo perchè conformi ai loro gusti ed ai loro pre-giudizi ed i loro
pre-concetti di come dovrebbe essere l'opera per funzionare in Italia. Col rischio (tutt'altro che
peregrino) di alterare anche concetti/elementi fondamentali alla comprensione dell'opera (ti sei forse
dimenticato di come Mononoke fosse stata rischritta ad uso e consumo del gusto degli americani, scazzandone clamorosamente il finale?)
Solo che i loro gusti, i loro concetti non hanno valore alcuno perchè non rappresentano altri che il gusto
del singolo adattatore, non sono in qualche modo rappresentativi di quelli che portennero essere i gusti
del pubblico.
Che, per assurdo, potrebbe gradire molto di più l'opera nella sua forma originaria rispetto a quella
modificata.
In Italia non avremo mai più un adattamento bello.
L'adattamento non deve essere "bello", deve essere "corretto".
Altrimenti non serve a niente.
Comunque, torniamo a bomba.
Visto stasera Nausicaa. Anzi, rivisto, visto che l'avevo già visto all'epoca quando la Rai lo trasmise a
spezzoni.
Nonostante si noti la sua "vetustità", rimane sempre un bel vedere. Si nota che è una produzione
"giovanile" di Miyazaki, visto che, dopo una parte iniziale piuttosto curata, nel finale alcune situazioni
sembrano risolte con un po di fretta: peccato non abbia deciso, all'epoca, di farlo durare una mezz'oretta
in più.
E purtroppo, anche i personaggi (Nausicaa a parte) soffrono un pò della durata del film, non hanno gli
approfondimenti che meriterebbero, rimanendo un pò come archetipi dei loro ruoli (spiace sopratutto per
Kshana, davvero un bel personaggio che sarebbe risaltata maggiormente avessa vuto maggior tempo on screen per "farsi conoscere" dallo spettatore)
Sulle voci, son molto combattuto: da una parte piacevolmente sorpreso, sopratutto dalla voce di Nausicaa
(che avevo sempre pensato essere più adulta (anche dal manga avevo tratto questa impressione), mentre qui è una (più che giovane) donna, anche se già molto matura). Anche Kshana mi ha particolarmente ben impressionato, ottima Laura Romano nel rendere l'aspetto forte (ed anche un poco gentile) di Kshana.
Ma anche i personaggi cosidetti minori han beneficiato di un parco voci che a me è parso più che ottimo
Dall'altra, invece, ho trovato poco adatto Insegno nel ruolo di Clothowa (spero d'averlo scritto bene: nel cinema dove proiettavano il film il livello dell'audio era un filino troppo elevato per la ridotta ampiezza della sala ed alcune volte si perdevano alcuen parole nel rimbombo): non saprei dire il perchè, ma "non l'ho percepito" nonostante abbia recitato piuttosto bene. E' solo che, a pelle, non mi dava "buone vibrazioni" mi sembrava poco armonizzato al personaggio ed al suo ruolo.
Ah, dimenticavo: la scena colla frase incriminata.
Dopo averla vista nel contesto del film (e non da un estratto utilizzato per un trailer), vorrei dare un consiglio a chi l'ha criticata: andate a vedere il film, Così avrete modo di constatare di come sia pienamente calata nell'atmosfera ed adatta alla situazione.