No ha ragione al galoppo, con ogni evidenza, in massima parte, nella storia umana, il cristianesimo ha la preparazione in questa vita
per la futura.
Dipende da come uno interpreti le parole, o da quelle che scelga di interpretare.
Gesù diceva "Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno." E ancora " Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono il Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai" e infine "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti" (cioè quelli che ai nostri occhi sono vivi, in realtà non sono meno morti dei morti che seppelliscono).
Il significato di queste parole si traduce molto bene, secondo me, con le parole di Filippo, apocrifo, che dice: "Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è resuscitato, si sbagliano, perché egli prima è resuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché, come è vero che Dio vive, egli sarà già morto."
Anche nelle lettere di Paolo si legge spesso di come l'adesione al messaggio di Cristo porti alla resurrezione in vita, non nel futuro.
Questo nel primo cristianesimo, poi col medioevo l'oscurità del potere della paura ha portato a trasformare la vita in un continuo "Tu non devi" per ottenere chissà cosa dopo, e alla luce vivificante dell'originale messaggio cristiano si è sostituita la tenebra oppressiva del memento mori, con cui controllare le masse invece di risvegliarle.
Ad ogni Prometeo che abbia provato a portarci la luce (e sia finito così inchiodato da qualche parte), segue la ricaduta nel buio.
Oggi forse è ancora peggio, viviamo al bagliore intermittente di fiacchi neon e led...