Avevo letto l'articolo poco prima che
@Lord Nexus lo linkasse, e mi stavo interrogando senza giungere a una conclusione. E ancora non mi sono dato una risposta.
Da un lato, l'idea che le opere di un autore vengano modificate da qualcuno che non sia l'autore stesso mi lascia abbastanza perplesso. Anche se l'autorizzazione proviene, come in questo caso, da chi ne detiene i diritti.
D'istinto sarei per preservare un'opera per ció che rappresenta, anche in relazione al tempo e al luogo in cui è stata concepita, specchio e immagine del suo alveo culturale, nel bene e nel male.
Dall'altro lato, ci sono due ordini di considerazioni.
Il primo riguarda il ruolo del revisore o editor (che è anche la mia professione), al quale viene attribuita da decenni la libertà di intervenire anche pesantemente sul materiale d'origine. Dell'autore in vita, spesso a prescindere dalla sua volontà. Chi pubblica affida a una persona terza l'onere di stabilire cosa funzioni e cosa no, cosa sia appropriato e cosa no.
La prassi è più che consolidata, soprattutto nel mondo anglosassone. Ci sono anche casi noti di autori tanto massacrati e stravolti quanto resi celebri proprio dall'intervento di un buon editor.
Se ha un senso preciso intervenire sulle parole di chi scrive oggi, dovrebbe averne ancor di più su quelle che, malgrado loro, invecchiano.
L'altro aspetto da tenere in considerazione è quello pedagogico.
Come ho avuto modo di ribadire più volte in questo stesso topic, ritengo non solo utile ma fondamentale il discorso sul ripensamento del linguaggio in quanto strumento cardine della strutturazione del pensiero.
Non certo in modo arbitrario, ma in conformità con ciò che viene compreso di giorno in giorno da chi studia la materia (sembrerebbe quello che ha fatto Penguin nel presente caso: affidarsi a un team specializzato).
Se questo vale in generale per tutto il pubblico adulto, diventa sostanziale in relazione alla comunicazione infantile.
Detto ciò, rimango dubbioso e sospendo il giudizio, propendendo al momento per una soluzione a metà: vanno bene le modifiche, ma solo se non comportano la soppressione e la censura del pubblicato originale. Fintantoché sarà possibile procurarsi e leggere le opere di un autore per come sono state pensate, potrebbe essere utile e giusto apportare delle modifiche ponderate nelle loro nuove edizioni.