Quando parlo di trasparenza di comunicazione mi riferisco a tutto l'iter, media compresi, per arrivarci a quella nota finale, un iter durante il quale il pubblico è stato sballottato tra pareri e contropareri, ritiri, ripensamenti, di nuovo ritiri, cambi di fasce d'età come fossero bruscolini, quando sarebbe stato molto più corretto, ma anche efficace, dire da subito che il vaccino è un farmaco, non gesù cristo, che è fallibile, che lo stiamo provando su di noi, che non sappiamo cosa potrebbe accadere.
Invece di promuovere il vaccino come un miracolo (quante volte lo avrò ripetuto, nonostante mi si chieda ancora quale sia la mia tesi?), sarebbe bastato spacciarlo per quello che è, un farmaco in sperimentazione, che richiede un sacrificio per evitarne uno più grande.
E la gente si sarebbe sacrificata volentieri, invece di essere trattata come un pubblico a cui vendere qualcosa, i cui meccanismi mettono sul chi va là anche il più sprovveduto.