@Void, non riesco a rispondere quote per quote perchè è tardi e mi si incrociano le palle degli occhi.
La situazione produzione mascherine è la seguente.
Fino a poche settimane fa non c'era alcuna azienda che le produceva in italia, perchè, in generale, non era un prodotto che avesse ampi margini nè grandi richieste. Con la pandemia naturalmente le cose sono cambiate al livello di mercato, sia in un senso che nell'altro. Lo Stato si è impegnato a che si avviasse una linea produttiva italiana, perchè - immagino ve lo ricordiate - siamo stati un mese in ballo con le dogane di mezzo mondo che bloccavano ora quel carico di mascherine ora quell'altro. Qualche imprenditore ha dunque pensato di avviare tale produzione italiana, con l'aiuto dello stato che, per propria necessità, ha piazzato importanti ordinativi del prodotto. Non risultano incentivi di altro tipo, al momento.
Noi paghiamo le mascherine, il prodotto. Quello che l'azienda ci fa con il guadagno di tale acquisto non ci riguarda, visto che l'azienda è privata.
Lo Stato, nella persona di Arcuri, le mascherine ormai se le sogna pure la notte, i prezzi all'ingrosso li conosce. E quindi se impone un prezzo lo impone conscio del fatto che se fosse davvero troppo basso si ridurrebbe l'offerta (il che è un male, questo è chiaro). E quindi ne impone uno che permette un giusto guadagno, alle giuste persone. In primis, ai produttori.
Se domani lo stato mi dà 250 milioni per la mia merce male male non ci rimango.
Quindi hai 750 milioni di merce che non riesci a vendere?
Se la mia merce fosse un bene essenziale per la salute pubblica che io ho pagato 7,5 milioni sarei io un grandissimo stronzo a non volerlo vendere a 250. Ma pure se l'avessi pagato 249 o 251.
Non so se vi rendete conto del corto circuito logico: la CRAI (giusto per dirne una) ha - sparo una cifra - 100mila mascherine in magazzino e, piuttosto che venderle a 50cent facendo 50mila euro preferisce non venderle affatto e incassare zero.