Quello che è mancato è stato un intervento tempestivo sul territorio, vuoi per mancanza di protocollo, vuoi per mancanza di DPI e di organizzazione. Mi rendo conto che all'inizio fossimo impreparati sia su come affrontarlo che su come gestirlo, ma ora no!
Uno dei grandi errori è stata la gestione "ospedale-centrica" perché se i pazienti si trattavano meglio/prima al domicilio non si arrivava ad avere tutti quei malati con necessità di terapia intensiva.
Sente il medico di base che le dice di stare a casa e prendere tachipirina al bisogno per la febbre. Lo sento anche io, gli chiedo se sia il caso di iniziare una terapia più specifica e mi risponde che hanno allertato il servizio igiene per fare il tampone, che potrebbe essere una influenza banale e si aspettare.
Ora, secondo il medico di base doveva stare a casa (lei vive da sola), non aveva sintomi respiratori, si sentiva tanto stanca e aveva nausea.
Io posso capire che il medico di base non possa andare a visitare tutti, ma servono le unità sul territorio che si bardano e vanno ma non solo a fare il tampone e via, che valutino una saturazione, che magari facciano anche un ECG ed impostino una terapia di massima perché magari in caso come mia madre lasciato a casa arriva ad avere dispnea quando non basta l'ossigenoterapia per farla star meglio.
OK.
Adesso io vi porto dei fatti dalla provincia di Torino:
1) Le dotazioni di DPI ai medici di famiglia sono state, in non poche zone, in quantità tipo 50 mascherine chirurgiche (di qualità discutibile), 2-3 camici monouso, e 2-3 mascherine FFP2. Le sedi di guardia medica hanno ricevuto più o meno le stesse quantità, ma si parla di sedi dove si avvicendano anche una dozzina di medici diversi nell'arco di una settimana.
2) Le unità di intervento territoriale sono entrate in funzione il
30 marzo. Nei primi giorni non avevano la dotazione completa di DPI e di tamponi, perciò quello che facevano era contattare telefonicamente i pazienti segnalati da altri medici.
3) Una piattaforma online sulla quale ogni medico può consultare, per ciascun paziente segnalato, la notifica dell'eventuale isolamento domiciliare e il risultato degli eventuali tamponi, è stata attivata il
6 aprile.
4) Il primo, e finora unico, documento ufficiale indicante terapie specifiche per i pazienti COVID è questo:
Datato, come si vede, 6 aprile 2020, e distribuito ai medici via email l'
8 aprile.
Notare inoltre che il documento specifica "Da considerare in pazienti
con diagnosi virologica accertata". Quindi è conseguente ad un tampone positivo. Che può richiedere diversi giorni dalla prima segnalazione del caso ai servizi di Igiene e Prevenzione del territorio.
Tra la fine di febbraio e la prima settimana di aprile, per la terapia dei possibili COVID sul territorio,
non era stata diramata alcuna direttiva ufficiale, e tutte le parole di Burioni, Trump e quotidiani tutti sull'idrossiclorochina e quant'altro erano da considerarsi indiscrezioni, maturate negli ospedali ma, ahimé, incautamente sciorinate a un pubblico ansioso e desideroso di aggrapparsi a qualunque panacea.
Senza contare altri fatterelli, tipo:
- la temporanea, e non ancora del tutto risolta, irreperibilità dell'idrossiclorochina sul territorio; tant'è vero che si sta progettando di permettere alle unità di intervento territoriale di prescriverla attraverso un canale preferenziale con le farmacie ospedaliere.
Il farmaco "miracoloso" non è disponibile per tutti quelli che ne avrebbero bisogno fuori dall'ospedale.
- il fatto che i famosi antivirali lopinavir e compagnia bella siano di prescrivibilità esclusivamente ospedaliera o specialistica, non normalmente reperibili nelle farmacie aperte al pubblico, e comunque eventualmente previsti per l'utilizzo off-label; il che significa con spesa totale a carico del paziente, per farmaci il cui costo minimo è di 500+ euro a confezione. Mi spiace, ma se dico all'individuo medio che deve cacciare di tasca sua 500-1000€ per una terapia che
forse lo aiuta, quello prima sbraita che lui paga le tasse, che è uno scandalo, Roma ladrona ecc, e poi va in ospedale.
De facto, fino a oggi - e ancora oggi perché queste terapie,
come è scritto, sono da riservarsi ai casi con tampone positivo - le indicazioni erano:
- Se non è grave, sta a casa, cura i sintomi con Tachipirina e sedativi della tosse, e si tiene in contatto telefonico, perché
non si va a casa a vedere un sospetto COVID senza DPI adeguati. E i DPI adeguati, come s'è detto, sono stati distribuiti ai singoli medici in quantità contabili sulle dita di una sola mano.
- Se è grave, chiama il 112. Attenzione:
il malato chiama il 112, e SOLO se sta talmente male che è disposto ad accettare il trasporto in ospedale, altrimenti il 112 non si muove nemmeno. Ci sono stati numerosi litigi, col 112, che si è anche rifiutato di andare a casa di gente dietro richiesta dei medici invece che dei pazienti stessi.
Considerato tutto questo... dite voi: che cosa si doveva - e si dovrebbe - fare per quelli che non sono tanto gravi da richiedere ricovero?