mi pare che Rolling Stone abbia azzeccato il punto:
"... Così nel multiverso concepito da Kojima le istanze di più giocatori si sovrappongono, ma non si toccano, e così avviene anche per i talenti di Kojima che, alla prova dei fatti, si rivelano non sovrapponibili.
La narrazione per immagini sfoggiata da Death Stranding non ha paragoni nel contesto della produzione videoludica, e forse è proprio questo che interessa al suo autore, vista la puntualità con cui sottolinea attraverso una OST originale i momenti emotivamente più d’impatto, ma pad alla mano ha davvero poco da offrire, dimostrando forse come il controllo tanto patito da Kojima ai tempi di Konami contribuisse in realtà a indirizzare il suo talento verso forme espressive più adatte al medium che da sempre lo ospita.
Perché, nonostante l’abilità registica di Kojima, Death Stranding è e rimane (ancora) un videogioco."