Anche per me PN2 dimostra una evidente mancanza di manico.
Ho abbandonato PN1 verso la fine per tre motivi:
1) il framerate (usavo ancora uno schermo OLED) era intollerabile, anche a causa dell'aumento di risoluzione generosamente offerto dalla retrocompatibilità di Xbox;
2) la stava tirando troppo, troppo per le lunghe, all'ennesima mente da esplorare mi son rotto;
3) come gameplay funziona a malapena di suo, e aggiungendoci le mille limitazioni tecniche della sua generazione, cercava di fare più di quanto fosse in grado.
PN2 fa enormi passi avanti sotto il profilo tecnico-artistico, come è ovvio che sia, e proprio grazie alla maggiore rotondità consentita dagli hardware moderni smussa un po' l'estremismo timburtonesco che nello spigoloso PN1 mi ha irritato da subito. E il ritmo di gioco viene gestito un po' meglio, da un lato grazie a hub più piacevoli da esplorare rispetto al dispersivo e sconclusionato campeggio di PN1, dall'altro grazie a una regia che nella prima metà del gioco gestisce molto meglio l'alternanza tra esplorazione delle menti e missioni nel mondo "reale" (peccato che poi, nella seconda parte, questo equilibrio vada in malora e tutto si riduca a tuffarsi in una mente dopo l'altra).
Purtroppo, il gameplay non è migliorato granché rispetto a PN1.
Il punto più debole è sempre il combat: è un pochino più preciso, le arene sono strutturate sicuramente meglio, ma resta un caos di nemici-spugna, di lock-on ballerino, di tempi di recupero discutibili, di collisioni ancor più discutibili, di leggibilità spesso precaria.
Anche il platforming è tutt'altro che impeccabile, complice la scivolata sul muro che sovente si attiva quando volevi afferrarti al bordo della piattaforma o saltarci direttamente sopra. Ma la cosa peggiore è la collectathon, che semplicemente non funziona se gli oggetti principali da raccogliere sono quei maledetti figment. Le collisioni con i figment erano pessime in PN1 e, purtroppo, sono rimaste identiche in PN2: tra telecamera, prospettiva, i figment che si muovono, e il fatto che siano in pratica "spessi" 1 pixel, raccoglierli è una disperazione. Aggiungiamoci pure che alcuni sono one-shot, se li perdi non puoi tornare indietro a recuperarli a meno di non ripartire dall'inizio di tutto lo stage, e... no, non funziona. È una schifezza. Nulla a che vedere con le monete/note/ecc degli altri collectathon platformer illustri. Non ho alcun incentivo a ripetere i livelli per prendere tutto, perché un design del genere va oltre il "non gliela fanno" e sa di deliberata presa in giro.
A grandi linee il gioco mi ha ricordato tanto
Alice: Madness Returns. Stessa ispirazione timburtoniana, stessa capolavorica cura nella direzione artistica e nel dettaglio, ma quel gameplay ripetitivo, quel combat mai interessante e a un certo punto semplicemente irritante, quel platforming raffazzonato, quel miscuglio di generi che non eccelle mai in nessun aspetto, quel maledetto impedirti di tornare indietro a recuperare roba non raccolta per distrazione o per smarrimento.
Ma forse tutto questo non mi peserebbe tanto se non fosse che, come ho già accennato sopra, a un certo punto il ritmo del gioco svacca di brutto e ci si ritrova a saltare in una mente dietro l'altra, mentre la storia prende una piega inaspettata e viene veicolata da un gameplay sempre più spezzettato e irritante. A partire dalla scena
, che è senza dubbio il nadir del gioco, non c'è più un "livello" che sembri davvero compiuto e che dia vere soddisfazioni. Menzione speciale per l'importantissimo stage del
ride in mezzo alla storia di Grulovia, con la canzoncina di sottofondo che dopo 3 minuti prenderesti a testate il televisore, e che non finisce maiiiiiiiiiiiii.
Sempre tutto molto bello da vedere e ascoltare, con un doppiaggio da Oscar, ma... che chiavica da giocare!
E quindi sì, parliamo tranquillamente di sudditanza nei confronti di altri medium, perché è palese che PN2 si sia evoluto esponenzialmente rispetto all'1 per quanto riguarda grafica, sonoro, narrazione, regia e direzione artistica, ma le migliorie in termini di gameplay sono quasi inesistenti. È una bilogia di giochi che si fa ricordare per l'adorabile protagonista e per tutto ciò che lo circonda, ma certamente non per dei meriti ludici di qualsivoglia tipo. Candidare a GOTY un gioco del genere, di fatto un gioco del 2003 riverniciato, nel 2021 è inconcepibile.