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Mi sto rendendo conto, piano piano, di quanto sia importante
"appendere cose" in questa seconda ed ultima espansione dedicata a TW3. C'è una sofisticata scelta narrativa dietro a quest'idea di game design apparentemente solo riempitiva. Scelta che si sposa perfettamente con questa urgenza di celebrare la fine di un lungo viaggio. L'appendere armature e dipinti, il porre su mensole trofei, il depositare spade vissute su rastrelliere et similia. Corvo Bianco è la glorificazione di un posto prima di tutto nella nostra memoria che nel virtualismo spiazzante ed immersive-sim di Blood and Wine, che per inciso arriva a vette "amarcord" assolute in questa espansione.
Sancta santorum della gloria passata, luogo in cui deporre tutto quello che nel corso degli anni, ci ha sovraccaricato e non mi riferisco solo al peso trasportabile, nonché finire degnamente quello che anni fa si era iniziato, tutti assieme, chi più, chi meno.
Quello che entusiasticamente venne dipinto sulle pagine di TGM (ricordo ancora la prodigiosa titolazione)
"Dalla Polonia con amore, arriva Wiedzmin, aka The Witcher, rpg ambizioso che dice di segnare l'inizio dell'epoca adulta dei GDR" Concludere, mettere una fine, terminare un percorso, porre un punto,
qualcosa finisce, qualcosa comincia. E ci tengo a dirlo, seppur solo marginalmente: in tre giochi (+ ThroneBreaker, sempre dimenticato...) abbiamo visto solo una manciata di luoghi de "Il Continente" o "Gemmera" come alcune tribù naniche definiscono il "Vecchio Mondo". Non abbiamo visto i pennoni neri e bizantini di Nilfgaard che spaccano le nubi, la rocciosa ed argillosa Metinna, la calda ed afosa Ofir e Zerrikania; solo attraverso alcuni studi concettuali
mai finalizzati possiamo immaginare il prode Geralt D'Arabia, studi concettuali che CDPR diffuse con rinnovato entusiasmo, fatti da alcuni talentuosi concept designers, ma s'affrettò a chiarire subito che non avrebbe MAI lavorato ad una terza espansione in terre orientaleggianti.
E piange un po' il cuore, perché sappiamo benissimo che se il viaggio continuasse, i polacchi ci farebbero visitare genuinamente luoghi fuoriusciti nientemeno che dalle Mille e una Notte...e la citazioni alla cultura ottomana, le strizzate d'occhio ad Aladdin di Disney? Ad Abdul Alzarhead? A Conan? Oramai sappiamo come lavorano no?
No ragazzi, anche se allettante, il viaggio finisce qui. È giusto arrivare alla tranquillità tanto angognata. Credo sia giusto nei confronti, prima di tutto, di Geralt di Rivia, sembra folle, eppure io personalmente gli devo molto, un bel sacco di emozioni, tanto per cominciare.
"Glielo vogliamo dare un panino a quest'uomo o no?" (cit)Da quando ho iniziato questa espansione, mi sono reso conto di vivere sostanzialmente un Lungo Addio, come titolava l'omonimo albo della Bonelli di Dylan Dog del lontano 1994. Nel settantaquattresimo numero del cult assoluto italico, tornavano un ricordo e una malinconia per il più celebrato cacciatore di mostri brit-italico, sempre lì stiamo...tra cacciatori e mostri...alle prese, nientemeno che con il suo primo amore. Frammenti di un'estate giovanile ormai perduta, riavvolti sul corso lento della sua memoria. Avrebbe potuto andare diversamente? Può essere. Ma non è questo il punto dell'albo. Il punto è che c'è una dignità anche e soprattutto nella fine, nell'accettare la fine di un amore, o nel constatare la fine di un'avventura e questa sento, percepisco, che è la fine giusta per Geralt di Rivia. Un fine sonnolenta, se vogliamo.
Fin dal primo momento in cui entriamo dentro Corvo Bianco, che di fatto è casa nostra, la percezione che ci investe, a meno di non essere cinti da un blando ed ingiustificato ottimismo, è che questa è defacto l'ultima avventura di Geralt di Rivia e tutto sembra indicarlo, fin nelle più piccole cose. Trovo assolutamente pazzesco come a metà gioco CDPR già ci stia allestendo il nostro finale, la casa, il focolare, l'appendere spade ed armature, ha un profondo significato quasi di mitopoiesi interna, viscerale. L'appendere ha una valenza straordinaria, perché sigilla la fine di un lungo viaggio, una tranquillità raggiunta (per ora almeno, poi non so che mi aspetta nell'epilogo...)
L'idea di Corvo Bianco, penso sia una grandissima idea ludico-concettuale che funziona più che spiegare con mille parole che stai giungendo alla fine di questa lunga ed indimenticabile avventura, che qualcuno, così mi piace pensare nel luogo della più sfrenata fantasia, celebrerà, in luoghi e storie che non esistono, pur esistendo, in qualche Altroquando.
Da qualche parte qualcuno berrà un buon bicchiere di Geralt di Rivia e chiederà a cosa si riferisce il nome di questo vino corposo, e il nobile nilfgaardiano mentre stapperà la bottiglia con aria sorniona guarderà il malcapitato negli occhi e gli risponderà
"Il Geralt di Rivia è un vino fruttato dal sapore deciso, imbottigliato nel vassallo reame del Toussaint, si dice che nacque come un'annata fortunata dei vigneti di Vermentino e Coronada, dopo che queste due antiche e nobili casate si unirono, proprio grazie a Geralt di Rivia, il lupo bianco, che tanti problemi diede a sua Maestà, si dice che il witcher fu un prezioso intermediario tra le due casate"Geralt ha dormito dentro umide grotte, fienili pulciosi, baracche abbandonate nei boschi, fortezze sperdute sulle montagne, si è arrangiato come meglio poteva, ma non ha mai avuto una cosa sua, una casa sua, ha condiviso una fortezza e a lungo l'ha chiamata "casa" con i suoi fratelli ed il suo mentore e Maestro, ma era ficcata in un luogo inospitale, un po' desolato, un po' remoto. Magnificamente immerso in un panorama maestoso, ma dopo la morte di Vesemir...è solo un luogo enorme, freddo e spoglio.
Il Toussà (lit) è invece un posto fiabesco, pieno di colori, vino, allegria, con pochissimi briganti, a ben vedere, visto il numero di cavalieri erranti che gironzolano. È il luogo della pensione, come convenni dopo qualche ora. Il posto che Geralt un po' si merita, a dirla tutta. Si può finire meglio? No, non credo, penso che se lo sia guadaganto, dopotutto.
- A meno di ricevere un miracolo inaspettato, che invero mi farebbe molto piacere, le scelte che in passato ho fatto dovrebbero aver deciso anche che tipo di finale potrei ricevere, e anche in questo caso, sono contento di come finirà, finirà coerentemente, come era iniziata.
E andiamo avanti