Siamo tutti vivi un po' per miracolo, in realtà.
Avevo più o meno 3 anni e mi trovavo da un fotografo insieme ai miei. Troppo noioso per un bimbo così piccolo, così presi l'audace decisione di fuggire e lanciarmi di corsa in mezzo alla strada, così, tanto per fare. Quando sei così piccolo le macchine magari nemmeno ti vedono. Un paio non mi hanno visto, in effetti, ma le mie doti da ninja erano già molto sviluppate, così le schivai tutte agilmente. Una, invece, mi vide eccome e inchiodò brutalmente, risparmiandomi un volo di x metri e molti danni. Il tizio della macchina scese, mi trascinò sul marciapiede e mi mollò un signor schiaffone. Io la presi un po' male, ma quel tizio mi ha probabilmente salvato la vita. Le mie abilità da ninja pure, beninteso.
Ma si può essere anche molto più grandi e altrettanto stupidi da mettere a rischio la vita più o meno consapevolmente:
Di anni ne avrò avuti all'incirca 18-19 e finalmente, dopo un anno nella schifosa Milano, ecco l'agognato mare. Come resistere alla tentazione di un bagno, a maggior ragione con la mareggiata?
Peccato che il mare forza 7 sappia essere davvero poco amichevole nei confronti degli incauti che decidono di affrontarlo. C'era da capirlo, d'altronde: se la bandiera rossa issata come monito si deve giustamente ignorare (è anzi un motivo di festa, quando la scorgi dalla strada prima di aver visto il mare - preannuncia una gustosa giornata di ondine), non così uno stuolo di bagnini che impedisce anche solo gli innocui salti nella schiuma per paura che il potente risucchio tirasse dentro qualcuno.
Invece no: lo zio e un altro imbecille, a digiuno di nuotate da un anno e con troppe brolle in corpo, si defilano con nonchalance e si dirigono spediti verso la spiagga libera dietro agli scogli, non sorvegliata. Per disgrazia il mare concede un attimo di tregua e due tizi che sguazzano nella schiuma ci fanno pensare che il bagno sia alla nostra portatata e i divieti frutto di un eccessivo scrupolo - tutti dentro!
Questione di un minuto scarso e si scatena l'inferno. I due tizi, capiamo troppo tardi, si guardavano bene dall'entrare e alle prime avvisaglie di cavalloni si dileguano, noi siamo dentro. Ora, di solito le onde arrivano in serie, fanno paura, ma sono relativamente innocue: si va sù, si va giù. Poi il mare si calma un secondo e ti concede l'opportunità di uscire per riprendere fiato. Quel giorno di pause non ne arrivano, un'onda enorme dopo l'altra (molto molto grandi, molto molto spaventose); il frangente, violentissimo, ti costringe ad andare sott'acqua per risparmiarti schiaffi di acqua e schiuma che invadono le vie respiratorie e la corrente sott'acqua, ahiahi, ti spinge un paio di metri più al largo. Quando riemergi la riva è troppo lontana e allora devi nuotare per riguadagnarla, con tutta la forza che hai, prima che arrivi il nuovo frangente. E allora sott'acqua e di nuovo fuori, di nuovo lontani dalla maledetta riva e si ricomincia. Non duri molto così, i muscoli cominciano a bruciare, il fiato manca, cominci a bere e a tossire, perdi il ritmo e i momenti buoni [riemergo ancora ad occhi chiusi dopo un frangente, prendo fiato come posso e sento: "giù, giù!" e il nuovo frangente, inatteso, mi passa sopra la testa, salvo per un pelo. Grazie al compagno di sventura], vai nel panico. Le onde continuano ad arrivare minacciose, sempre più grosse, la riva si allontana, i due fuori urlano di uscire e tu non ce la fai più, non sai come uscire, nè se ne uscirai.Ricordo distintamente di aver visto la morte in faccia. Il mio compare si accorge del mio stato di panico, cerca di tranquillizzarmi e mi sprona verso la riva. In effetti riguadagniamo terreno, è che non puoi mica uscire quando ti pare, se le onde non concedono tregua; il fondo è sassoso e mareggiate di quell'entità muovono sassi enormi come il vento muove le foglie - se un'onda ti pesca e frinisci nel rullo puoi solo sperare di coprirti bene la testa (numerosi i casi, negli anni, di gente che va al pronto soccorso dopo essersi preso una pietra in fronte) e di non fracassarti nulla. La situazione peggiora quando l'amico mio, a cavallo di un'onda agghiacciante, esce con una leggerezza miracolosa, non ho mai capito come abbia fatto. Rimasto solo, le cose peggiorano: il panico cresce, l'acqua ingurgitata è tanta, le forze si esauriscono. E' allora che decido di tentare anch'io il tutto per tutto: scelgo la prima onda che arriva e spero che mi scagli a riva, o così o arrivederci a tutti. In realtà ce l'avevo quasi fatta a restare illeso, poi il rullo mi risucchia per un piede e mi prende con sè. Sott'acqua non ci ho capito nulla, mi sono rannichhiato a uovo, ho preso pietre ovunque, ho girato su me stesso, quindi l'impatto violento con il suolo. Fuori, più o meno. Il risucchio è pericolso quando il mare è molto grosso, perchè è fortissimo. Ero fuori, ma l'acqua mi arrivava agevolmente al petto e stava trascinandomi di nuovo con sè. Devo premettere che in realtà ce l'avevo fatta, perchè ero sufficientemente avanti per far sì che l'onda successiva completasse l'opera e mi sbattesse del tutto a riva, ma ho lo stesso gradito il braccio che ha afferrato il mio polso. L'onda successiva è arrivata come previsto, ci ha devastati entrambi e ci ha restituiti alla terra ferma.
[Chi fosse il tizio l'ho scoperto anni dopo, gli ho offerto molto da bere e gli ho regalato generose quantità di cannabinoidi che ha molto graditi.]
"Va beh, Ste, è niente, è niente, siamo stati bravi. Ora ci facciamo una doccia e poi contegno, che ci sono le donne."
Sta minchia. Sono rimasto tutto il giorno a fumare e a guardare il mare atterrito. Per anni non ho avuto più il coraggio di affrontare alcuna mareggiata, nemmeno le più negoziabili. Ora ci riesco, timidamente, ma quando sono dentro e il mare si arrabbia un po' troppo, mi si stringe lo stomaco e devo uscire, non c'è niente da fare.
Sono vivo perchè:
- anni e anni di pratica nelle mareggiate mi hanno permesso di gestirmela come meglio ho potuto. Chiunque, senza pratica, ci avrebbe lasciato la pelle.
- Nettuno ha deciso di risputarmi fuori, non gli sono piaciuto. Quell'ultima onda avrebbe potuto uccidermi o salvarmi. Mi ha salvato.
Dovessi mai beccare il vecchio Nettuno gli offrirò molto da bere e, se al momento disponibili, lo imbottirò di generosissimi quantitativi di cannabinoidi che lui, ne sono certo, apprezzerà.