State of Play: bellissimo, davvero un film riuscito. Giovane senatore rampante ma onesto (Affleck) è sposato (con Robin Wright Penn) ma si scopa la stagista che, ahimè, viene fatta fuori. Crowe, giornalista oldstyle, e Rachel McAdams, blogger col coltello tra i denti, si buttano sulla notizia, ma visto che lavorano per lo stesso giornale, devono collaborare: salta fuori una verità inquietante. Miglior film sul giornalismo degli ultimi vent'anni, con una serie di battute a raffica piazzate in bocca a un Crowe imbolsito e unto come non mai (memorabile la sequenza iniziale in cui arriva sul luogo di un delitto con la bocca straripante di noccioline e birra biascicando canzoni country) ma in grandissima forma. Il film gioca su due livelli: il thriller, molto ben congegnato, in cui si intrecciano traffico d'armi, pierre corrotti, doppi e tripli giochi e scopate di varia natura e quello dell'inchiesta sul ruolo del giornalismo oggi e soprattutto del gap esistente tra informazione su carta e online (interessante il fatto che alcune considerazioni fatte nel film, valgano alla perfezione anche per il mercato editoriale videoludico e cinematografico). Attori globalmente in palla, con la Mirren e Crowe una spanna sopra tutti. Il finale con le rotative che partono ricorda quello mitico de L'ultima minaccia, nel quale Bogart se ne usciva con il motto di due generazioni di giornalisti "E'la stampa bellezza, la stampa, e tu non ci puoi fare niente...niente!".
Da vedere al day one.