Sul rapporto col manga: come saprete il film animato di Nausicaä viene realizzato quando del manga non erano stati che serializzati i contenuto di circa i primi due volumi.
Il manga sarebbe andato a concludersi tredici anni dopo.
Questa cosa è interessante e significativa: Miyazaki è 'cresciuto' lungo la lavorazione del manga, che disegnava nei momenti di 'pausa' tra un film e l'altro. La gestione di quel soggetto, di quell'idea, è cresciuta con lui. Quindi, l'inizio del manga vive di un ordine, di una 'semplicità della visione del mondo' (si nota molto l'eredità dal ciclo di Earthsea della Le Guin), che è del tutto assente in come il manga va a finire. Infatti il manga va a finire "con Mononoke", nel senso che il tempo della conclusione del manga era proprio quel tempo per la mente e il pensiero di Miyazaki Hayao.
Naturalmente, il manga è molto molto più complesso del film animato. Per contro, il film animato vive di una sua 'unità narrativa' che nell'evoluzione del manga non può essere inclusa.
Parlando dell'animazione, il commentario di Katayama e Anno è davvero illuminante. Quello che emerge soprattutto è:
1) Nausicaa venne realizzato come un film indipendente, che raccoglieva molti giovani talenti molto diversi tra loro, e
2) Miyazaki ha fondato il suo modo artigianale di lavorazione di un film animato con quella produzione, e
3) Miyazaki stava cercando di staccarsi dai 'cartoni animati' e guardare al 'cinema'.
Sono tutte cose che vengono dette e ripetute molte volte da Anno e Katayama.
L'interessante, ma anche quello che credo per noi sia più difficile cogliere, è che per i giapponesi dire "manga" è dire "bambinata". La radice è quella di una "cosa non seria, una facezia". Come dire che "comics" ha in sé il senso di comicità, proprio nell'etimo. La stessa cosa per "manga" - tant'è che ci fu la famosa corrente post-tezukiana che voleva chiamarli "gekiga" (immagini drammatiche), perché i contenuti e i tenori delle opere ormai mal si adattavano al termine "manga". Ora, dapprima in Giappone i cartoni animati si chiamavamo 'terebi manga' (cartoni in TV) e 'manga eiga' (film a cartoni). C'era sempre l'idea della bambinata, per staccarsi dal quale il fandom adotto il termine 'anime'. E si era già negli Ottanta, eh! Il trailer originale i Laputa (1986), per esempio, ancora parla di "manga eiga".
Ma nel commentario, Anno soprattutto ogni volta che c'è una scena comica, un po' slapstick, ripete sempre "aaah ,qui è stile manga, stile manga!", e Katayama gli spiega come Miyazaki si stesse proprio sforzando di rivolgere il suo sguardo 'al cinema' (che è percepito come una cosa seria): Per esempio, in Conan quando il protagonista fa le facce buffe, deformate, solleva pesi giganteschi o usa i piedi, quello in Giappone è "manga", come stile. Anche Lupin-Cagliostro, è pieno di "stile manga", a partire dalla prima fuga che apre il film. Se ci si pensa, si vede l'eredità dei 'cartoni animati' stile WB, tipo Tom&Jerry, o tipo Road Runner.
Nelle parole di Ootsuka Yasuo, collega anziano di Miyazaki: "Se non fosse stato per l'incontro con Takahata, Miyazaki avrebbe speso tutta la sua vita dietro a cose sciocche come i manga". Nel senso di: bambinate. Ma Takahata era diverso. Takahata è un regista che viene proprio dall'idea di regia cinematografica, europeista. Ama il surrealismo intrinseco del neorealismo, e lo riproduce con l'animazione - lui che non disegna. Miyazaki, al contrario, era un entusiasta del disegno e dell'animazione, un artigiano che ha sempre voluto fare "le storie animate belle ed emozionati per dare divertimento, consolazione e speranza ai bambini" (sono parole sue, ribadite più volte in tante sedi). Miyazaki si appassionò di animazione guardando due particolari film *per bambini* quando lui faceva *l'università*, e i film erano 'Hakujaden' e 'La regina delle nevi". Al contrario, Takahata capì le potenzialità dell'animazione come mezzo espressivo vedendo "La bergere e le ramonoeur" (quello con i testi di Prevert). A Miyazaki interessava il mezzo, e in quel film francese trovate tante scene, tanti modelli poi riemersi nei film di Miyazaki. A Takahata interessava il simbolismo espressivo insito in quella "specie di surrealismo che è l'animazione" (sic.)
Quando Miyazaki vide la prima regia cinematografica di Takahata, ovvero quell'Hols no Daibouken dove aveva lavorato lui stesso, disse: "Pakusan, ma tu non stai più facendo i cartoni animati. Tu stai facendo Prevert, tu stai facendo Edith Piaf!" Secondo Ootsuka, questa epifania cambiò radicalmente Miyazaki Hayao.