Gli esperti occidentali criticano il vaccino russo.
Uno dei fattori critici è che lo studio di fase I/II su 80 volontari non aveva un gruppo placebo.
Siamo in pandemia e vogliono un gruppo placebo per un vaccino, perché qualcuno potrebbe "convincersi" di aver sviluppato anticorpi?
- - - - -
Nel frattempo, gli esperti occidentali criticano Elon Musk, perché il suo Neuralink non è accompagnato da solidi paper peer-reviewed che piacciono molto agli studiosi.
Eppure Neuralink è passata in dodici mesi da un prototipo di robot alla sua versione evoluta. E da un impianto con ricevitore esterno a uno con singolo componente invisibile, già impiantato su animali di grossa taglia.
La ricerca convenzionale avrebbe impiegato 5-7 anni.
- - - - -
Insomma, sempre molto giusto seguire i protocolli. Ma se poi consideriamo che alcuni farmaci richiedono 10-15 anni di test prima di arrivare al paziente, cominci a pensare: ma non sarebbe il caso di ripensare i protocolli e l'organizzazione?
Nel 2008 lessi di una scoperta interessante in ambito oncologico. Che risaliva, peraltro, ai primi anni del 2000. Oggi leggo che questo farmaco potrebbe essere pronto per gli studi di fase I nel 2021 o 2022. Di questo passo sarà disponibile nel 2030, a essere ottimisti.
No, qualcosa non va.
Quando ci fu l'esplosione dell'HIV, ci vollero le rivolte della comunità di malati a convincere l'FDA che stavano lì a fumarsi i sigari mentre la gente moriva. E diverse procedure vennero aggiornate. Probabilmente questa è l'occasione giusta per ripensarle nuovamente.