Da questo punto di vista c'è il precedente non bellissimo della musica (ma già anche del cinema) in cui una volta che il mercato si sposta in quella direzione, i detentori delle piattaforme fanno il bello e il cattivo tempo con i fornitori di contenuti. Poi con la musica ti restano almeno i concerti, qui manco quelli. Vero anche che se appena appena provi a strangolare gli sviluppatori, quelli ci restano secchi visto quanto è rischioso il mercato viggì.
Sicuramente.
Però faccio anche notare che quando gli artisti erano in mano alle case discografiche, quest'ultime parevano il demonio in terra. Ora che gli artisti sono in mano a servizi tipo Spotify, sono quest'ultimi ad essere demonizzati.
Va da se che sia per gli artisti così come per le software house, la cosa migliori rimane la vendita diretta senza rincari di terze parti che con lo sviluppo hanno poco (per non dire nulla) a che vedere.
Ma ci sta anche che, per i più piccoli e chi non ha la forza economica di distribuirsi da solo o con i soliti noti, la visibilità di certi programmi abbia il suo prezzo da pagare.
Poi per carità, io il servizio non lo difendo a spada tratta, ci sta che sia imperativo trovare un giusto compromesso per cui tutti possano proporzionalmente guadagnarci.
Il modo migliore per supportare gli sviluppatori è comprare digitale.
Su questo io avevo letto pareri discordanti.
Alcuni sostenevano che le percentuali imposte dai proprietari dei negozi (Steam, PSN, AppleStore ecc) erano così alte, che a volte le SH guadagnavano meno che far stampare i loro gioco e venderlo in maniera tradizionale.
Però non ho mai apporondito la cosa...
Il cruccio resta sempre la sostenibilità, ma come dice Turrican è implicito che quando MS avrà recuperato il terreno perduto rimodulerà l'offerta. Intanto l'utenza gode.
Penso comunque che la rimodulazione (probabile) non possa nemmeno essere troppo drastica, perchè fai comunque presto a perdere gli abbonati acquisiti...