Dopo circa 4 ore e 15 minuti, finito The Silent Age.
Doppio pollice su!
Questa è una vera avventura moderna!
Grafica minimale ma d'impatto, audio discreto ma immersivo, qualità della trama ottima andante.
Ma soprattutto, è un'avventura che racconta una storia, senza vessare il giocatore in alcun modo.
Non c'è backtracking, non c'è vagabondaggio, non ci sono enigmi senza senso, non c'è la necessità di provare tutto con tutto, non ci sono perdite di tempo.
L'avventura è sostanzialmente lineare, con enigmi generalmente molto intuitivi. Spesso assolutamente elementari, a volte che richiedono un minimo di elaborazione, rarissime volte che possono imporre qualche minuto in più.
Ma cosa importa? Siamo una generazione che deve mettere insieme gallinacci e carrucole per divertirsi? Se trovo un pannello solare sporco, cercherò un panno e dell'acqua. Se una porta è ostruita dalle macerie, userò una pala. Questo è un mondo reale, non quello che vive nella testa di un inventore di enigmi frustrato.
In tutto questo, la scrittura si dimostra sempre contingente. C'è molto da leggere, s'intenda, ma il gioco non si perde mai in digressioni inutili, se non qualche riflessione simpatica del protagonista. Non solo. La limitatezza dell'inventario e delle situazioni permette di avere frasi sempre coerenti con quello che accade a schermo. In tutto il gioco avrò letto tre o quattro volte le classiche stringhe di circostanza quando si provano azioni che nulla hanno a che fare con la progressione. Anche questo comporta che, in oltre quattro ore, non ci sia praticamente un momento morto.
Peraltro, la qualità della trama (al netto di alcuni cliché o semplificazioni, ma che giovano alla fluidità) continua a crescere ora dopo ora. Arrivando a una chiusura interessante, compiuta, con persino uno spunto di riflessione sulla modernità.
Mio voto: 8