Beh va bene che "amor a nullo amato amar perdona", ma sinceramente non concordo.
L'ideale, nella mia ottica, è lavorare in un posto nel quale si crede per il quale si vuole fare il meglio, dare tutto quello che si ha per ottenere il massimo possibile.
Il "mi sfrutti ok ti sfrutto pure io e nel caso fanculo" secondo me non è un gran imperativo, alla fine si rischia di lavorare male e senza i giusti simoli.
Poi oh, io purtroppo non ho mai lavorato in posti nei quali mi sentissi veramente "carico" per i quali avrei dato anche l'anima, ma finora ho solo scelto compromessi del momento.
Conosco gente che crede al 100% in quello che fa e ogni mattina si sveglia entusiasta e felice, invidia.
Guarda, io mi sono sempre impegnato, e sono un semplice (e sfigato) impiegato del Controllo Fatture, mica sono un dirigente né un quadro.
Inizialmente ho visto che le piccole modifiche personali alle procedure interne, per lavorare meglio e più velocemente, erano viste come un qualcosa di destabilizzante... Un impiegato sfigato che ha una testa pensante? Ma scherziamo? Attieniti alle procedure!
Parlando con alcuni colleghi ho scoperto che era così, che chi lavorava di più la prendeva solo nel culo (= sei bravo, ti diamo più lavoro da fare), che chi lavorava di meno, vuoi per "furbizia" vuoi per effettiva "incapacità", veniva aiutato da chi lavorava di più. Comunque tutti nella stessa merda.
Ora, davvero è possibile affezionarsi a un'azienda così?
Eppure io ero sempre il primo, quando l'azienda ci esortava a fare la spesa nei propri supermercati o quando cercava di proporre idee per farci affezionare a lei (la tessera sconto vitalizia, per esempio), a pensare che fosse giusto sostenerla. Perché sostenere lei era anche sostenere me stesso, noi stessi. Così pensavo, almeno.
E invece il cazzo.
Come ha ben detto Seppia, siamo solo cancelleria, sacrificabile per aumentare un po' il rapporto tra fatturato e spesa.
Ieri, a un mese dall'accordo sulla procedura di mobilità (dunque perfetto tempismo), abbiamo ascoltato una
conference call su quello che sarà il nostro (o, meglio, di chi rimarrà) 2011. La responsabile ha sottolineato un passaggio in cui l'amministratore delegato diceva qualcosa come "cosa fareste voi se foste nei nostri panni, se poteste decidere?". Lei, ha affermato, ci ha sempre pensato, ha sempre ragionato in questo modo. Io rimango nei miei panni e mando a cagare te, responsabile, e te, amministratore delegato. Perché cassaintegrato o mobilitato posso anche capirlo, funziona così, ma pure
perculato, no, non mi va.