Ancora oggi, non c’è nessun personaggio che meriti di più il titolo di ambasciatore dei videogiochi.
Nessun altro è rimasto al centro dell’attenzione per così tanto tempo. E i motivi sono tutti nei fondamentali.
Non c’è mai stato bisogno di “rinnovare” Mario, perché Mario non è mai stato un personaggio oltre il suo design e oltre uno straccetto di biografia che nemmeno serve conoscere. È circondato da gente e da… esseri più interessanti di lui, ma alla fine uno rigioca Galaxy per il gioco, non per lo splendido libro illustrato di Rosalinda. Stesso motivo per cui NSMB vende, e sempre venderà, più di Mario RPG e di Paper Mario.
Mario non porta messaggi, se non “divertitevi”.
Mario rappresenta Nintendo e i videogiochi di cui è protagonista. Nient’altro. C’è stato un tempo in cui lo mettevano in copertina anche per giochi in cui magari faceva una comparsata sullo sfondo. Da tanto tempo non fa neanche più quello.
Soprattutto, in Mario-Mario, cioè nei platform, non è mai venuto meno il level design. Tranne che in due casi eclatanti, ossia il vero SMB2, che bene avrebbe fatto a restare “lost” (ci sono seguiti che hanno ucciso i propri franchise proponendo roba meno scandalosa), e Sunshine (che è il SMB2 di SM64).
Un level design che ha sempre badato a non imporre vincoli: che tu sia all’1-1 o al castello di Bowser, puoi finire il gioco con Mario piccolo. Nessun power-up è obbligatorio. Conta solo la tua abilità. La miscela di sfida e divertimento di Mario è unica, e si è mantenuta per decenni su altissimi livelli.
I fondamentali di Mario sono talmente ben rodati, che se pigli un giochino mediocre tipo Doki Doki Panic e lo adatti all’iconografia di Mario con qualche miglioria di gameplay mariesca, non solo lo rendi un buon gioco, ma lo fai pure diventare un gioco di Mario a tutti gli effetti. Vien quasi da pensare che un po’ di cura Mario potrebbe far uscire addirittura un buon gioco da Sonic, ma mi sa che per quello è troppo tardi.