Ti capisco benissimo.
La direzione artistica non è niente di che, il suo essere un BioShock-wanna be è così spudorato che mi stupisco che nessuno durante lo sviluppo abbia detto "ahò, rincoglioniti, fermateve un attimo: sicuri non possiamo inventarci altro?". Le cose migliori per me le tira fuori quando vira sul Dishonored, con zampate di rendering pittato, o quando dà dignità estetica all'industriale, alla Half-Life, ma lì si ferma.
La vicenda ha qualche spunto intrigante, ma si siede presto, senza dare granché spinta a certe tematiche, e procede di clausola di stile in clausola di stile.
L'impianto di gioco è quello visto e rivisto, giocato e stragiocato dei soliti noti, ripreso da un lato con un piglio che lo rende più sofisticato dell'approccio medio spendibile per il pubblico console e dall'altro con scelte che lo rendono tra i più dumb.
E i combattimenti sono tatticamente incisivi ma meccanicamente all'acqua di rose.
Quello che a un certo punto mi ha scartavetrato è... tutto il resto.
È apertissimo, densissimo ed estremamente stratificato, tanto in senso longitudinale che trasversale.
Più provi cose, fai un po' come ti pare e più noti che il gioco ti sta dietro e puoi... giocarci.
Tutto questo senza aver ancora...
...acquisito nessuno dei famigerati poteri alieni delle figate sandbox
Ma mi rendo conto che è una qualità mantrica, che se ne sta là sottopelle, senza farsi notare, difficilmente individuabile e definibile, fin quando non la senti crescere dentro di te e ti ci ritrovi inzuppato fin dentro i capelli. Ammesso che ti vada di culo e lo faccia, a un certo punto.