C'è una notevole differenza tra il polish e il sense of wonder che ci sono nel più noioso dei giochi Nintendo (come Epic Yarn, che a me pure piace) e le dozzine di titoli "abusati allo sfinimento in ogni salsa e misura" sfornati da altri studi.
Come dice appunto Wis, anche se sei saturo, un platform di qualità ti piace giocarci.
Gli altri che ripetono sempre gli stessi "generi e concetti" hanno appunto il problema di focalizzarsi su genere e concetto dei loro prodotti, pensando che basti un chara design cazzuto e dei dialoghi fumettosi per avere il gioco. E invece no. Il gioco è come integri quegli aspetti all'interno del prodotto. Cosa che Nintendo, più spesso che no, riesce a fare in modo diverso e superiore alla maggior parte della concorrenza.
Per dire, ho appena finito Puppeteer e al di fuori dei production value, fallisce su tutta la linea riguardo quanto ho appena scritto, e non vale una cicca del più scarso e ripetitivo dei Mario.
Mi direte: "ma è intenzionale".
Vi risponderò: "da giocare è una chiavica, e se fai intenzionalmente una chiavica, pretendo che la critica lo riconosca, invece di giustificare ogni gioco chiavica con il graficozzo, la colonna sonora, i personaggi, i dialoghi, il multiplayer ed è perfetto per giocarci con mio figlio".
Non tutti i giochi uguali sono uguali.
Nintendo gioca sul sicuro coi funghetti colorati perché sa farli dannatamente bene, i funghetti colorati.
C'è chi fa solo fucili a pompa e non li sa fare nemmeno così bene, ma li vende perché l'importante per l'acquirente è il fucile a pompa e il poterlo usare contro qualcun altro che vive a 10.000 Km di distanza, e non la qualità del fucile.
La creatività non sta solo nel tema, nei colori, nei personaggi e negli scenari di un gioco, ma nel modo in cui tutto ciò si amalgama in un'esperienza di gioco che lascia o non lascia il segno.
E se hai bisogno di un sequel semi-identico ogni 18-24 mesi, è abbastanza facile pensare che l'esperienza non ha lasciato un gran segno.
I giochi a basso budget non guidano il mercato, per quanto possano essercene di buoni.
Anzi, ci sono giochi ad alto budget che non guidano il mercato, anzi floppano rumorosamente (per quei pochi che sapevano della loro esistenza) e spariscono trascinando lo studio al fallimento.
Mi pare chiaro che Miyamoto si riferisce soprattutto a questo tipo di giochi.
Il fatto è che negli ultimi anni c'è stato un grande ridimensionamento degli standard.
Fino ad alcuni anni fa, un gioco Nintendo first-party era considerato AAA per definizione.
Oggi, il più costoso e curato dei giochi Nintendo difficilmente riceve la qualifica di AAA, perché ormai quella qualifica si riferisce agli investimenti, ai production value, al graficozzo e alla campagna pubblicitaria che sta alle spalle del gioco. Oltre al fatto che Nintendo ormai è diventata categoria a sé, al punto che la critica la giudica con parametri diversi e il pubblico si è abituato a fare lo stesso.
Ricordatevi che Nintendo è semi-costretta ad infilare Mario e Toad in tutti i suoi giochi perché è rimasto uno dei pochi modi in cui riesce ancora a convincere la gente a comprarli. Hardcore compresi.
"Nintendo non produce nuove IP". E già. Perché se fa un gioco senza uno dei personaggi del roster di Smash, perfino gli hardcore non sanno che quel gioco esiste.
Nintendo poteva fare Yoshi's Cookie e Dr. Mario senza Yoshi e Mario. Ma con Yoshi e Mario sulla scatola, vendono 10 volte di più e la gente se ne ricorda a distanza di anni. Altri giochi ottimi cadono nel dimenticatoio o non vengono proprio comprati, perché gli mancava il personaggio di riferimento.
Sono sicuro come l'oro che se domani mattina esce un platform Nintendo con un personaggio totalmente nuovo, ed è migliore degli ultimi Mario, il 99% dei giocatori dice che gli manca qualcosa.
Se invece ci mettono Kirby o Yoshi, pace, è un prodotto di serie B a prescindere anche se è bellissimo, ma almeno se ne parla, lo si compra e se va bene si dice persino che è migliore delle aspettative.
Non è conspiracy theory, è semplice percezione di massa di un prodotto.
E il consenso della massa è la forma predominante della realtà.