Apple e Google non sono produttori di videogiochi, però: basta offrire un terreno fertile agli sviluppatori e quelli arrivano, e come dimostrano Royo e compagnia non è detto che sia necessario avere le software house tradizionalmente forti per avere successo, almeno all'inizio (e una volta che la cosa prende piede pure loro arrivano in massa).
Guarda, Apple la volevo proprio citare perchè è esemplificativa di quello che volevo dire, ma temevo di deragliare troppo nell'OT.
E' vero che Apple ha dato terreno fertile agli sviluppatori, e quelli sono arrivati, in massa, con risultati anche entusiasmanti.
Ma è anche vero che senza una direzione forte, l'AppStore è un coacervo da migliaia e migliaia di giochini, di cui l'80% sono titoli cloni assolutamente ignorabili (e ingiocabili), e il restante interessanti titoli indie. Ma il GOW Chain Of Olympus e il Mario 3D Land non esistono su AppStore, ne giochi che possano essere minimamente equiparabili. Qualcuno ci ha provato, qualcuno forse ci proverà, ma i milioni di download li fanno gli Angry Birds di Rovio, non Chaos Ring di Square Enix.
Se non è Apple stessa a tracciare la strada, mostrando, come fa Nintendo con i suoi device, quale dovrebbe essere il tenore delle produzioni tripla A per iPhone e iPad, gli sviluppatori da soli andranno alla lunga al risparmio, al compitino facile, alla Zynga che plagia i titoli e li rivende con nome a caso.
Per questo una convergenza di piattaforme e supporti è molto difficile. Qualcuno dovrebbe massificare talmente il mercato, compattarlo e poi fondamentalmente monopolizzarlo, da costringere tutti i competitors a sviluppare solo ed esclusivamente per un'unica piattaforma. Il che, dal mio punto di vista, sarebbe un sogno per il povero utente che deve sborsare migliaia di euro per le varie piattaforme, ma è davvero utopistico da realizzare.