Rispondo a braccio.
Pupo, la base del metodo Montignac non è la demonizzazione dell'insulina (come sostiene, in mala fede, Albanesi), ma l'iperinsulinismo. Il prefisso è autoesplicante. L'iperinsulinismo è scatenato da pancreas che non lavorano perfettamente, e causa la lipogenesi. Alcuni individui, per età e/o predisposizione, ne sono affetti, altri no. A parità di cibo, i primi ingrassano, i secondi no. Quindi un caso come il tuo non contraddice affatto il metodo, ne è solo un corollario.
Albanesi poi mente sapendo di mentire: Non è vero che Montignac esalti i grassi, nè che sostenga l'inalterabilità dell'indice glicemico (Montignac fa l'esempio delle carote, che crude hanno un IG di 35, cotte 85), e neppure che non tenga in considerazione la risultante glicemica dei cibi (esempio: il cocomero ha un IG alto, ma una percentuale di glucidi molto bassa: se non se ne consuma chili, la risultante glicemica sarà comunque più che accettabile).
Il metodo Montignac non è una dieta da fare per un tot e poi abbandonare: se lo si fa, è ovvio (a meno di un trapianto di pancreas) che si ritorni a ingrassare. Il fatto è che presenta un buon approccio all'alimentazione, non troppo restrittivo, equilibrato e praticabile sempre, e questo ha mandato nel panico la maggior parte dei nutrizionisti, che focalizzano l'attenzione sull'apporto calorico dei cibi.
Ecco, vogliamo parlare delle percentuali di fallimento delle diete ipocaloriche? E del fatto che se la prima è andata bene, la seconda è andata un po' meno bene, la terza peggio e, alla fine, si ingrassa anche non mangiando un razzo?
@CAM: nessun disturbo, ci mancherebbe. Ma visto che l'argomento interessa, vado ad aprire un topic ad hoc: il pubblico c'è.