Stasera, dopo circa 18 anni, ho finito Klonoa: Door to Phantomile, un gioco di usare la gente per arrivare più in alto. Una roba tipo la Democrazia Cristiana, insomma.
Ehi, intendiamoci: il gioco l'avevo già finito nel 1997 su PlayStation, ma in occasione dei recenti Saldi Flash del PS Store USA ho deciso di ricomprarlo e ricompletarlo. Dev'essere la crisi di mezza età, non lo so.
Ora, vorrei dire che Klonoa: Door to Phantomile è ancora oggi un gioco stupendo come un tempo, ma in realtà... Beh, è un gioco (quasi) stupendo come un tempo! E questo perché ancora oggi valgono i due suoi principali pregi...
Primo, Klonoa è uno dei (non troppi) platform di matrice classica con una meccanica che non preveda di saltare in testa alla gente. Nello specifico, il topogatto protagonista può afferrare i nemici con un gesto a cortissimo raggio, per poi portarseli in giro, lanciarli contro nomicoseanimali oppure scagliarli in salto verso il basso, così da raggiungere altezze più elevate. Questo comporta una dinamica veloce, fluidissima, in cui agire con destrezza (aggancio solo ravvicinato, concatenazione di prese e salti), ma al tempo stesso con atteggiamento strategico (uso dei nemici in funzione platform). E hai detto niente.
Secondo, Klonoa ha un design ispirato, raffinato, ma soprattutto asciuttissimo. Ogni breve sezione ha una sua piccola idea, ogni salto ha una ragione, ogni frutto una stagione (questa suonava in rima, ma non so se significa qualcosa). E mai si perde tempo in qualche passaggio apparentemente inutile o ridondante. Klonoa è il platform punto ZIP, il codice fiscale del genere, la spugnetta Stanhome delle piattaforme. Insomma, un venticello che spira via leggero leggero e ti accarezza la faccia, tra uno yahoo, un ahia e un vaffa#%$o. Eh, quando si cade nel vuoto, intendo.
Ma passiamo al "quasi stupendo" di cui sopra...
Rigiocato quasi vent'anni dopo, il topogatto mostra qualche sintomo di stanchezza, questo è innegabile. In primo luogo perché la grafica PlayStation, che al tempo ci sembrava miracolosa, oggi rischia di forarti la retina, a prescindere dall'inutile filtro dell'emulazione PS3. Ma d'accordo. Oltre questo, Klonoa soffricchia per qualche problema di sbilanciamento, con dieci livelli iniziali che scorrono fluidi e gioiosi come la Nutella al sole e gli ultimi due in cui la difficoltà si impenna senza motivo. O meglio, forse per un ovvio motivo: il fatto che il gioco non sia molto lungo, quindi in qualche modo era necessario bilanciare.
A questo si aggiunge un livello final-finale che palesa i problemi psichiatrici degli sviluppatori giapponesi del tempo. In sostanza, dopo aver battuto il boss e il controboss, è necessario battere l'intima essenza del controboss e il controritorno del controboss, in un'escalation agiografica che non ha molto di ecclesiastico. Quasi Andreottiano, direi. Ma soprattutto, quasi molto non necessario, grazie.
Detto questo, non posso che concludere ribadendo: Il primo Klonoa era e rimane un gioco stupendo, ieri come oggi. E sono onestamente contento di averlo ricomprato e ricompletato. Alla faccia del controboss del pentapartito e della fottuta crisi di mezza età.
Mio voto: 8