Tempo fa avevo letto un articolo che parlava del problema della digitalizzazione. Più che la compressione, il problema sta nel fatto che il suono è un onda, e il digitale composto di 1 e 0 tenta di "ricalcare" la forma dell'onda. Nell'articolo c'era l'esempio della classica onda sinusoidale con sovrapposta un'onda di 1 e 0 fatta però a scalini. Più biccoli erano gli scalini, maggiore è la fedeltà.
I file mp3 & co, oltre a comprimere (e quindi a fare scalini più grossi), tagliano anche certe frequenze. Un mp3 a 128, sega i bassi in maniera clamorosa. Altri formati (AAC, MPC etc) sono più performanti, nel senso che cercano un certo equilibrio tra la compressione e il segaggio delle frequenze (probabilmente il fatto di avere algoritmi relativamente più nuovi, aiuta).
Io ho fatto la prova comprimendo un cd a vari bitrate e sentendoli dopo l'originale. Lo stereo era di quelli buoni, con amplificatore, lettore cd e diffusori di marca e scelti da un melomane (costo totale dell'impianto 16 milioni, anche se so che spesso non significa nulla).
Risultati:
mp3 a 128: schifo totale. Dopo il cd originale sembrava di sentire la musica tenendo una piumone sulle casse, bassi segati in maniera clamorosa e qualche alto con un fastidioso effetto metallico.
mp3 a 256: la differenza c'è, si sente soprattutto nei bassi spompati
mp3 a 320: sempre i bassi la nota dolente. Ma riprovando su un classico compattone da 500 euro, io non li distinguevo (ma non sono un gran intenditore, anzi).
Prova cuffia: con una cuffia pro collegato allo stereo pro, si sentiva la differenza ai 128, poco pochissimo a 256 e niente a 320.
Con lettore mp3 da 50 euro e relative cuffiette, a 192 vado benissimo. A 128 continuo a sentire ogni tanto qualche riverbero metallico negli alti
Morale: nessuna, non avevo una cippa da fare in attesa del pranzo e ho perso 10 minuti scrivendo