Il punto è che qualsiasi effetto psicofisico descritto da chi abbia avuto una esperienza religiosa è riproducibile anche da chi non sia religioso, seguendo quello che in un caso è un rito e nell'altro una disciplina. Per esempio: preghiera silenziosa - meditazione.
Pertanto, l'essere religiosi e credenti non è condizione necessaria per provare stati quali beatitudine, unità, pienezza.
Sono d'accordo. Ma quello stesso articolo dice anche:
«Le specificità umane rendono infatti possibile questo tipo di intuizione e di dialogo, in cui si trascende se stessi; i suoi complessi effetti non si spiegano agevolmente ricorrendo a sovrapposizioni con altre attività e stati mentali. Se vogliamo indagare la natura di questa capacità di auto trascendenza dell’essere umano ed i suoi effetti, spesso benefici, è importante partire dall’ipotesi che si tratti di qualcosa di diverso, di un fenomeno originale, una peculiarità di funzionamento assunta dalla coscienza umana quando entra in gioco l’esperienza di Dio»
Ed è altrettanto vero che la religione (cristiana) non è in alcun modo riducibile alla ricerca del benessere personale, che sarebbe una sorta di egoismo, tutto il contrario del cristianesimo.
Infatti quella pace interiore (chiamatela come volete) che si prova per esempio nella preghiera, e qui vado un po' sul teologico, è l'amore di Dio riversato nei nostri cuori (virtù teologale della carità), amore soprannaturale con il quale ri-amiamo Dio e amiamo Dio nel prossimo.
Dunque se il mio diletto spirituale non mi porta a crescere nella carità sarebbe tutto vano e soprattutto non avrebbe niente di cristiano (tutto ciò per sottolineare la marginalità del discorso del benessere psicofisico).
Ma hai poi chiesto? Grazie.
Hai ragione, avevo poi lasciato perdere.
Comunque per quanto riguarda versetti biblici particolari, non dovresti avere problemi a trovare spiegazioni online.
Per esempio, riguardo al passo della Prima Corinzi di cui chiedevi, questa è la parafrasi che ho trovato su questo sito
http://www.laparola.net/1Corinzi 8,4-6
4 Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c'è che un Dio solo.
(non risponde ad una realtà vivente. È un'immagine di un'immaginaria divinità. Non ha altra realtà che la materia di cui è fatto (2Re 18:4), e che non v'è alcun Dio realmente esistente all'infuori d'un solo.)
5 E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori,
(nella mitologia politeistica che, personificando le forze della natura, ha popolato il cielo e la terra di divinità maggiori o minori chiamate Giove, Giunone, Venere, Minerva, Eolo, Nettuno, Plutone, Marte, le ninfe, gli dei penati, ecc., ecc.)
6 per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui.
(Alle creazioni della mente pagana ottenebrata (Cfr. Romani 1), Paolo oppone le realtà abbracciate dalla fede cristiana. Ai molti dèi immaginari, contrappone l'unico vero Iddio che si è rivelato come il Dio perfetto in potenza, in sapienza, in giustizia, in santità, ma perfetto altresì nell'amore. Egli è il Padre per le relazioni eterne col Figlio e per le sue infinite compassioni verso le sue creature) [continua...]
Riguardo invece al rapporto tra Nuovo e Antico Testamento, l'importanza della Bibbia per i fedeli e la Divina Rivelazione in genere, ti consiglio questo sintetico ma esaustivo documento ufficiale:
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.htmlNon sono né un teologo né un biblista... il bello è che non è necessario esserlo.
Qui cito me stesso perché rileggendo sembra quasi che voglia scoraggiare l'approfondimento e lo studio... tutt'altro, intendevo dire - e mi ricollego a quanto detto all'inizio del post - che ci sono cose più importanti... ovvero, se anche conoscessi tutta la Bibbia a memoria ma non avessi la carità sarei niente.
«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla» (1Corinzi 13)
http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=1corinzi+13&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&VersettoOn=1