Tornando all'Inter, nelle dichiarazioni delle ultime partite noto sempre più un pericoloso cortocircuito, con segnali di mancanza di convinzione rispetto all'approccio e all'equilibrio della squadra.
La miglior Inter stagionale è stata una squadra votata all'attacco, spregiudicata anche nell'apporto offensivo dei centrali. Un passaggio rivelatosi necessario, dal momento che l'addio di Lukaku e Hakimi aveva tolto svariate soluzioni e che il parco attaccanti attuale è poco concreto.
Conte aveva provato ad andare in quella direzione già prima di Inzaghi, ma i gol subiti nella parte iniziale della sua seconda stagione, la discontinuità e la presenza in squadra di individualità che consentissero un gioco, se vogliamo, più "semplice", l'ha portato a costruire un Inter più bassa, brava a speculare sui risultati, quantomeno nel contesto della Serie A.
Oggi, dopo una serie di partite che avrebbero potuto chiudere i giochi, almeno in A, e che invece hanno messo in discussione le prospettive stagionali, il rischio è di non credere più che la direzione fosse quella giusta e fare un passo indietro dopo l'altro.
Anche sotto questo aspetto, bisognerà capire se l'Inter di Inzaghi farà la fine della Lazio delle passate stagioni, dimostrandosi più da coppetta che da lunga distanza.
L'Inter l'anno scorso chiuse a 91, oggi è in media da 82. La mia impressione è che con questa media si possa vincere comunque il campionato, ma oggi mantenerla appare più difficile di un mese fa.