Non so davvero come pormi rispetto a questo titolo. E la parte finale, anch’essa controversa, non aiuta.
Il Castello di Drangleic, anche alla luce del plot, voleva indubitabilmente essere l’Anor Londo di questo gioco, di questo “ciclo”, con risultati francamente non all’altezza di quelli apprezzati nell’opera originale. Resta il fatto che, da quel momento in poi, il lore sale prepotentemente sul palco, rivendicando i riflettori.
Devo approfondire meglio la storia ma, così, su due piedi, di pancia, direi che mi è piaciuta. Cazzaroletta però…! Level design e boss fighting proprio non ce la fanno a stare al passo e a sostenere gli snodi della vicenda con situazioni di gioco e boss parimenti epici ed intriganti. Nido del drago e Santuario sono i 2 maggiori sprechi: cotanta potenza immaginifica svilita dalla pochezza del level design e da un pigro allestimento delle waves nemiche.
i viaggi nel tempo, invece, li ho apprezzati come idea di narrativa interattiva, nonché tra le trovate più spiazzanti della recente produzione From assieme al viaggio inceptionionano nella mente di Micolash in Bloodborne.
E’ inoltre la prima volta che un viaggio nel tempo in un Souls ci mostra il mondo ante caduta, o meglio, in questo caso, in corso di caduta, con battaglie epiche in corso, concettualmente interessanti, sebbene dalla messa in scena necessitante di maggiori valori di produzione
Però quel boss finale lì, con quella lentezza lì, ancora una volta banalmente e facilmente aggirabile, ancora una volta armato di banali e lenti fendenti orizzontali, nonché di immancabili picconate verticali urlanti “dai, pigliami da dietro ora!”…
Se è vero che DkS1 era una esperienza estremamente altalenante nella sua seconda parte, capace di passare dalle stelle alle stalle nel giro di un falò, qui siam più dalle parti del “pochi picchi e compitino di mestiere un po’ qui e un po’ lì, occasionalmente pure punteggiato da pisciatine fuori dal vaso”.
Per il legno evidenziato ieri, leggo, oggi, che gli investimenti in Adattabilità smussano qualcosina, accorciando certi recovery times. Ora, non so se vanno ad incidere pure sui cambi di stance, ma non posso non chiedermi che bisogno ci fosse di aggiungere legno (ancorché scrostabile scrostabile a mezzo stats) ad una formula che, già alla base, non è mai stata Olio Cuore, eliminando tante microfinestrelle di opportunità che in DkS1 facevano la differenza tra un piatto playstyle e l’estrema esaltazione da risk and reward.
Nzomma, per le svariate e frammentate ragioni che ho esposto in questi giorni mi risulta difficile volergli bene fino in fondo e farsi trasportare incondizionatamente.