Per il resto, credo di aver trovato il nemico più rognoso di tutto il gioco, il "rabid stalker", che non credo ci sia in modalità normale.
Che già di default il quantitativo di nemici è sorprendentemente abbondante, continuano a vedersene di tutto e di più.
Comunque, se questo usciva l'anno scorso o RAGE quest'anno, il titolo id Software ne usciva con le ossa P-O-L-V-E-R-I-Z-Z-A-T-E.
Perde mestamente a ogni di livello di lettura comparativa. Da quello più superficiale "sparatutto/open/universo à la Mad Max" passando per varie chiavi di approfondimento, fino a quella ultima: la completa scomposizione delle cose, messe a nudo nella loro essenza pura e semplice.
Borderlands 2 è un'eruzione vulcanica che copre sostanzialmente tutto lo scibile dei nemici dalle routine comportamentali 'no brain' e delle armi a impatto prevalentemente diretto, e quando sei lì, così immerso nel magma dell'azione da arrivare a leggerne la matrice, a respirare e ragionare attraverso le reazioni molecolari che la governano, realizzi che si trova esattamente dove sarebbe dovuta essere id Software oggi. O meglio: una delle id Software possibili e sicuramente più auspicabili rispetto ai cugini di campagna che han provato a mantenere il passo con l'urbanizzazione, finendo per rivelarsi tanto dei cittadini babbi di minchia e fuori posto quanto coltivatori che non sanno più far fiorire le specialità della loro terra come una volta.
E niente, a me questa cosa che quando schiatti ti toglie una percentuale dei soldi che hai messo da parte fa cascare la catena.
Mah, la morte la dovranno pur sanzionare in qualche modo, no?
Tra l'altro ti dan pure il last stand.
Rispetto a quanto muoio/guadagno/riesco a salvarmi io, mi sembra una roba sopportabilissima, praticamente ininfluente. Cioè, la maggior parte dei miei soldi finiscono davvero buttati a palate nella slot machine.
Poi vabbé non insisto oltre, che quand'è che parliamo di videogiochi assieme, stellina? 2003-2004? I rispettivi livelli di abilità media penso che li conosciamo a menadito.
E, guarda, non è un voler chiudere il discorso con un brutale "io Tarzan, tu nuba", ma piuttosto con la placida osservazione che, semplicemente, certi aspetti li viviamo in maniera diversa e di conseguenza li interpretiamo in maniera giocoforza poco conciliabile.