Per come la vedo io, quella di MS è una scelta coraggiosa, anche se per certi versi obbligata. Sono entrati nel mercato degli smartphone con poche idee e il progetto sbagliato. MS ha cercato infatti di imitare Apple in termini di user interface fortemente caratteristica, che si stampasse immediatamente nella testa dell’utente come marchio di fabbrica di un certo tipo di esperienza mobile, come lo è la griglia di icone per Apple. In quest’ottica, hanno concentrato i loro sforzi sull’ottimizzazione del sistema operativo puntando alla stabilità della user experience. Problema: MS non è un brand nemmeno lontanamente paragonabile ad Apple. WP non è cool come Apple, è arrivato tardi sulla scena, con poche app a sostegno e senza puntare sull’idea di ecosistema. Apple ha l’integrazione tra i suoi dispositivi, Google il traino dei servizi online e Chrome, mentre WP, da questo punto di vista, non ha capitalizzato per nulla sull’esperienza desktop, della quale sembrava anzi vergognarsi, prendere le distanze. Con WP8 MS prende coscienza sostanzialmente di due cose: nell’ambito della telefonia mobile è necessario sapersi adattare ai ritmi febbrili del progresso tecnologico, avvicinandosi in questo all’entusiasmo per la ricerca e l’innovazione che è il tratto distintivo di Google, e investire con maggiore convinzione nella sinergia con ciò che hli utenti utilizzano nelle loro case, computer desktop e Xbox, spostando la competizione con Apple in un terreno più agevole per MS. In questo senso, la rottura di WP8 con il passato è a un tempo ammissione di colpa, di una visione originaria sostanzialmente sbagliata, come ha giustamente sottolineato Konron, ma anche volontà di riscatto.
Niente a che vedere, per quel che mi riguarda, con la truffa attuata da Apple, che porta avanti una politica di obsolescenza programmata a tutto danno degli utenti finali e a vantaggio esclusivo dei propri slogan e delle proprie casse. Le ragioni per cui Apple taglia certe caratteristiche da iPhone 4 non hanno niente a che vedere con il bene del suo sistema operativo, dell’ecosistema o della user experience del futuro: era parte di una strategia tesa a far apparire le proprie innovazioni più radicali di quanto in realtà fossero. Siri, su tutte, applicazione iPhone 4s che una macchina propagandistica attualmente ineguagliata nel mercato e un circuito informativo accecato dal brand ha consentito di spacciare come tecnologia rivoluzionaria, impossibile da implementare sui vecchi iPhone, e che in retrospettiva appare soltanto come spartiacque mentale e tecnologico (leggi: pubblicitario) tra una generazione di iPhone e l’altra. Come fai a implementare la navigazione turn-by-turn in iPhone 4 se gli manca Siri? Ed ecco che appare giustificato, e innovazione più radicale di quel che in realtà è, l’esborso per il nuovo gingillo tecnologico. Che ragione tecnica, hardware o di beneficio per l’utente c’è dietro? Nessuna. L’utente è trattato come un burattino fidelizzato che acquista senza porsi domande, perché tanto è Apple. Qui il punto non è che cosa riceve un aggiornamento o quando, ma le ragioni che portano alla sua implementazione o esclusione. Questo è il motivo per cui mi sono tirato fuori da lealtà ai brand e alle politiche autoritarie come quelle MS e Apple, per spostarmi nell’ambiente fluido di Android, SO la cui prima caratteristica rispetto ai concorrenti è l’innovazione. La mobilità che ne deriva avviene sempre in funzione di quest’ultima, non dalle politiche dei vari vendors. My 2 cents.