Metal Gear Solid: Philanthropy è un prodotto di difficile valutazione. In quasi sette anni, il progetto di Hive Division ha toccato diversi strati qualitativi, a partire da “consueto” prodotto amatoriale realizzato con una semplice handycam (basti vedere il prologo del film, rilasciato alcuni anni fa), sino a toccare vette qualitative in grado di fare impallidire alcune produzione televisive e cinematografiche.
Ma MGS:P è in primis un film no profit e come tale va analizzato.
La trama della pellicola parte da un pretesto molto caro agli appassionati nella saga videoludica originale: Solid Snake, agente segreto facente parte del gruppo terroristico Philanthropy, è chiamato a recuperare il senatore Bishop, tenuto prigioniero tra le montagne del Daskasan. Snake è accompagnato da Pierre Leclerc, un tiratore scelto, ed Elizabeth Laeken, ex Delta Force dal passato misterioso ed inquietante. I piani, come i fan del videogioco ben sapranno, non andranno ovviamente per il verso giusto.
La sceneggiatura, pensata con cura e passione verso la serie originale, mostra personaggi che non stonerebbero in un qualsiasi episodio della serie. Peccato solo che la relativa brevità del film (1 ora circa) ed il finale aperto (si tratta della prima parte di una probabile trilogia) non consentano un vero approfondimento per nessuno di loro (soprattutto per quanto riguarda la schiera di avversari, a malapena abbozzati). A questo va purtroppo aggiunto il fatto che, nonostante una cura registica senza eguali ed alcuni effetti visivi mozzafiato (soprattutto quelli inerenti alle armi da fuoco), a volte si abbia l’impressione che MGS:P tenti di superare un confine che non gli è concesso valicare: perché a volte la CG è seriamente posticcia (i Metal Gear bipedi), il labiale fuori sincrono e la recitazione non propriamente al top. Ma nel momento in cui si tendono a muovere critiche del genere, vuol dire che Philanthropy è riuscito comunque, nel bene e nel male, a superare il limite di tutti i precedenti film amatoriali del genere (soprattutto quelli realizzati nel nostro continente). E non è poco.
Insomma, il sasso è stato lanciato. I fan andranno in brodo di giuggiole con le decine di riferimenti alla saga originale, mentre il lato action appagherà anche chi di MGS non ha mai sentito parlare. I puzzonasisti, dal canto loro, avranno invece di che divertirsi a criticare l’ennesima esplosione realizzata in maniera amatoriale.
Ma in fin dei conti, va bene così. Più che mai, come in questo caso, l’importante è che se ne parli. Sia mai che qualcuno, dall’altra parte dell’oceano, non venga attratto dal sibilo di Giacomo/Snake.
Vero Konami?