Sono di nuovo qui,
in questo forum, a raccontare un pezzo della mia vita.
Purtroppo. come l'ultima volta, non è un pezzo allegro, ma molto triste.
Come si dice, però, scrivere aiuta a superare i momenti bui.
Ma sarà vero?
Lei si chiama Nico, è la sorella di un mio buon amico.
E' molto bella, ma è una di quelle persone che non sa di esserlo, quindi non si valorizza abbastanza per mettere in mostra le sue grazie.
E' molto intelligente, di quella intelligenza mista a ironia che manca alla maggior parte delle donne.
E' molto in gamba, riesce sempre a perseguire gli obiettivi che si prefigge, con dedizione e costanza.
E' molto simpatica, di quella simpatia che sgorga spontanea, quando meno te l'aspetti e ti travolge.
Ha un caratteraccio, di quelli peggiori. E' lunatica all'inverosimile, un giorno è nero e un altro bianco, ma tende spesso al nero.
Insomma, lo avete capito, ne ero innamorato.
Ma, come succede spesso, non ero abbastanza...
Non ero abbastanza bello, ricco, simpatico, intelligente, divertente...
Non lo so...
Comunque non ero abbastanza per essere il suo tipo.
Potevo solo essere un suo amico, uno dei tanti, neanche dei migliori.
Qui apro una piccola parentesi: perché le donne fanno classificazioni?
Classificano tutto: soprattutto gli amori e le amicizie.
Magari non consapevolmente, ma, parlo per esperienza personale, capita spesso. Per fortuna alcune sono così oneste da ammetterlo.
Ci sono amici di serie A, B, C...
Io ero un amico di eccellenza.
Quindi non molto in alto nella lista.
Andavo giusto bene per i tempi morti, quando non aveva nessuno, quando le serviva una mano.
Anche perché, uno dei miei pochi meriti è quello di riuscire ad "aggiustare" le situazioni.
Mi spiego meglio con un esempio: avete presente in Pulp Fiction Harvey Keitel, il tipo che viene chiamato per risolvere il casino compiuto da John Travolta e Samuel L. Jackson?
Ecco io ho il dono di risolvere i casini.
Non chiedetemi come faccio, sono anche molto fortunato.
Ad ogni modo questa dote è servita spesso a Nico.
Ma non divaghiamo...
La verità è che, quando mi chiamava, non ero solo disponibile, correvo letteralmente.
Dimentico di tutto, della famiglia, degli amici, della fidanzata...
Sempre con la speranza che, come nella migliore tradizione dei film romantici americani, un giorno o l'altro si sarebbe accorta della persona che aveva accanto, innamorandosene.
Ma purtroppo, come dice Bruce Willis "la vita è una merda", e difficilmente si svolge come quelle stupide commedie americane.
Il seguito al prossimo intervento.
Devo continuare a vivere...