[…] Il design dei personaggi sicuramente non è stato particolarmente ragionato.
[…] Insomma, nel 2011 è un po' poco.
Per carità, anche io mi sarei aspettato qualcosa di più frizzante sotto il profilo prettamente trash del design, soprattutto dopo la pubblicazione di roba come
Bayonetta. Però queste rimangono critiche marginali IMO, per due ragioni:
-
Mortal Kombat (2011) è a tutti gli effetti un reboot della serie, che aggiorna i vecchi personaggi dei primi tre episodi e in tal senso fa il suo dovere dignitosamente, in alcuni casi finanche in maniera eccellente (Sektor in versione umana, per esempio, che si presenta vestito da ninja cazzutissimo ma, al contempo, ha una bombola di biossido di carbonio in spalla e due lanciafiamme sui polsi fa piegare dalle risate). Fermo restando, ovviamente, che il territorio del cattivo gusto dove pascola
Mortal Kombat non è il luogo in cui andare a cercare il trash ‘ricco di sottotesto’, il ché mi pare un po’ pretendere qualcosa di assurdo, sinceramente.
- Il design si rifà ancora una volta ai suoi modelli ispiratori originali (film come
Grosso Guaio a China Town,
Terminator o il mitologico
The Super Ninja… giusto per citarne alcuni), lo stesso ha fatto
Street Fighter IV e nessuno lo ha semi-stroncato perché è le innovazioni a livello di design sono troppo poche per gli standard moderni. Per dire, Juri (
SSFIV, 2010)
È Jolyne Kujo del manga
JoJo, come Rose (
SFZ, 1995)
È Lisa Lisa di
JoJo, come Guile (
SFII, 1991)
È Stroheim di
JoJo.
In tal senso, sia
Mortal Kombat che
Street Fighter sono due serie rimaste inchiodate agli anni Novanta dal punto di vista estetico del design, dove ognuna ripropone i suoi riferimenti iconografici, rispettivamente dell’universo americano (Van Damme, Cynthia Rothrock, il coagulo di pellicole B-movie, action, sci-fi succitato) e di quello nipponico (i manga/anime
Hokuto no Ken,
Riki-Oh,
Karate Baka,
Doomed Megalopolis,
JoJo ecc.). Sotto questo aspetto, i titoli risultano anche degli interessanti casi di studio sui due differenti approcci culturali al character design.
Inoltre, anche fosse un discorso di avversione nei confronti del design trash, l’atteggiamento di
Edge (che è poi ciò di cui stavo discutendo) resta assurdo, considerato che si tratta della stessa rivista dove
Bulletstorm ha preso un bel 9. E si tratta di un gioco dove tutto funziona tranne che il design, tristemente scopiazzato da
Lobo e dai comics
2000 AD, nonché molto trash e molto raffazzonato in vari aspetti.
Questa è la ‘bomba’ del discorso, poi sul fatto che, come dice
Ferro, diverse produzioni AAA attuali presentino un design trash nel senso letterale del termine (ovvero design monnezzoso) posso essere pure d’accordo, basti pensare solo che, negli anni Novanta, titolacci volutamente cafoni, come
Loaded e
Re-Loaded, vantavano un signor character design, griffato da Garth Ennis.