Disney 2000-2009Ultima tappa e poi giuro la smetto.
Siamo nella cosiddetta epoca sperimentale Disney. Che poi mentre i film “sperimentavano” Disney in questo decennio iniziò a comprarsi veramente tutto.
Un mare implacabile, che può arretrare per il fisiologico movimento delle onde ma ritornare subito dopo per espandersi sempre più, entrando anche nell’alimentare.
Ma a noi ci interessano i cartoni animati.
Si parla di 16 film, 6 pixar.
Certo, epoca sperimentale ma parziale. Perché quando dovevano battere cassa con storie e tecniche non così originali, ci riuscivano sempre.
Cmq si, si parte nel 2000 con
Dinosauri che è il primo film interamente in digitale Disney per quanto riguarda i personaggi a schermo ma è molto bello il fatto che spesso si muovano in luoghi reali, nel Parco nazionale di Canaima in Venezuela più precisamente. Posto meraviglioso, non c’è che dire.
Penso che dire che sia invecchiato male è come dire che gli influencer campano perché sponsorizzati.
Stì dinosauri oggi non si possono vedere per quanto è palese che è un lavoro certosino con le tecnologie dell’epoca. Anche la storia è terribile ad avere superato la quinta elementare, palese che volevano andare sul sicuro con sta storiellina di questo gruppo di dinosauri che cerca di scappare dalla siccità e con un lieto fine che secondo me non è neanche accettabile ma figurati se lo facevano finire come
I dinosauri, la serie tv anni ‘90.
Insomma film completamente sbagliato. Anche in maniera inevitabile però.
Nello stesso anno (tanto per far capire quanto ci tenevano a stì triassici) uscì
Le follie dell’imperatore, film amatissimo che in verità non ha un cavolo di sperimentale, però effettivamente restituisce un pò di strano, inusuale, soprattutto rispetto ai canoni Disney, senza principesse, con cattivi più simpatici dei protagonisti, con gag continue slapstick frenetiche e una buona dose di umorismo nonsense che funziona.
Ecco, questo è il tipico film generazionale, nel 2001 già iniziavo a pensare ad altro rispetto ai cartoni Disney ma per chi è più giovane di me rappresenta davvero una pietra miliare.
Visto oggi è una bella avventura, divertente e ben fatta. Niente di miracoloso però è il tipico prodotto che ti sta simpatico a prescindere.
Segue
Atlantis che è un film particolarissimo però in negativo, perché a volte non riesce addirittura a raggiungere gli standard Disney, a volte i disegni perdono di qualità, è evidentissimo.
Anche la trama è abbastanza terribile per quanto l’inizio sia affascinante però quando doveva essere il culmine del tutto si va infilare in una storia trita e ritrita di gemma del potere, amore tra 2 di culture distanti e omoni grossi. Poi c’è la storia che arriva uno dopo centinaia di migliaia d’anni e tenendo la mano sul cursore ferma riesce a far funzionare una tecnologia millenaria. Ma non si può vede!!
Peccato che i personaggi sono carucci e il gusto steam-punk poteva fare grandi cose. Invece mezza delusione.
Intanto c’è la Pixar che in questo decennio inizia a volare. Dopo il periodo precedente a prendersi le misure, a capire cose si vuol diventare da grandi, la compagnia fondata da Steve Jobs sfornerà in questo periodo pellicole che cambieranno decisamente l'animazione, consegnandosi all'eternità. La prima è la celebra
Monsters & Co., film con protagonisti i mostri che spaventano i bambini di notte nelle loro camerette. E a proposito di camerette, vedetevi la camera di Andy nel primo Toy Story e le camere da letto di questo film e ditemi se non si è fatto passi da gigante. Anche se è molto più evidente nella bellezza del pelo che Sulley sfoggia per tutto il film.
Film memorabile, personalmente ad un passo dal capolavoro senza arrivarci, è una pellicola riuscita, iconica, veramente un “classico Pixar” che basta vedere uno dei protagonisti per riconoscerli subito.
E’ un film che parla anche di energia, infatti nella scena iniziale i nostri protagonisti vanno a lavoro a piedi invece di prendere l'auto, anche se un tema sviluppato in maniera semplicistica e infatti la risoluzione finale è stupenda ma profondamente utopica (l'energia che produciamo è dannosa per il pianeta, punto).
Cmq gran film, anche i soliti inseguimenti "alla Pixar" con la storia delle porte sono memorabili fino ad un finale veramente delicato, “autoriale”, inedito per la grana grossa dei film d’animazione.
Grana grossa che potrebbe essere il sottotitolo del prossimo classico Disney, ovvero
Lilo & Sticht. Ennesima storia ritrita, ambientazione simpatica ma anche qui stereotipata (
sono triste quindi vado a fare surf), presenta dei buchi di trama notevoli per non sacrificare il ritmo e il divertimento, sacrificio necessario magari, ma che non equilibrano il tutto. Però la bimba protagonista è irresistibile e tutte stè hawaiane con sti polpacci immensi sono buffissime.
Lilo & Sticht colorato com’è, sarà naturalemente un successo, guadagnerà qualcosa come tre volte tanto il suo budget.
Un bel successo anche se il tonfo è dietro l’angolo, ecco arriva uno dei flop più grandi di sempre per gli Studios.
Nel solito anno uscirà infatti
Il Pianeta Del Tesoro, che sarà un fiasco rumorosissimo e costosissimo anche per i continui rimaneggiamenti nella sceneggiatura.
Forse quel suo look troppo dark ha allontanato i genitori a portare i più piccoli a vederlo e per i più grandi siamo ancora nel periodo in cui i film di animazione erano cosa da bambini, da far vedere ai figli e nipoti, fatto sta che non incasso neanche per riprenderci il budget.
Insomma un prodotto che non accontentava nessuno. Mettiamoci anche che il protagonista è veramente anonimo proprio perché modificato in corsa ringiovanendolo ed è dolorosissimo vedere il suo volto praticamente abbozzato all’inizio del film (giuro!).
Insomma provarono a fare un film per adulti, poi cercaronodi ritornare indietro ma ormai troppo tardi.
Peccato perché rimane uno dei classici con più personalità, sia nelle ambientazioni che nei personaggi, non credo che esista un braccio meccanico più figo di quello di John Silver che sembra credibile nelle sue funzioni. Però si, un pò storcono le tipiche situazioni Disney che spuntano qua e là in un contesto del genere. Insomma è quasi difficile valutarlo perché sembra anche inevitabile che fosse così, un progetto troppo lontano dagli standard disneyani.
Perché i cartoni animati sono per bambini.
Ci porti il figlio o il nipote a vederli, valuti l’aspetto tecnico che stava avanzando a passi da giganti anche all’epoca e passi 1 ora e mezzo tranquillo.
Perché al di là di cambiare sempre le ambientazioni e le caratteristiche più o meno buffe dei personaggi, il 99% per cento dei film d’animazione parlavano ad un pubblico giovane e che si sentivano dire quanto è bella l’amicizia, credere in te stesso e la famiglia.
Finché non uscì nel 2003 un film in computer grafica che parlava di un pesciolino catturato da un dentista e messo in un acquario. Nel tentare di salvarlo, il padre del pesciolino, affronta l’intero oceano Pacifico in compagnia di una buffa amica dalla memoria corta.
Si, parlo di
Alla Ricerca Di Nemo.
Film rivoluzionario se si parla di animazione americana mainstream.
Intanto visivamente il fondale marino che ci presenta è bellissimo, la cgi ha fatto veramente passi da giganti, popolato da queste riletture cartoonesche di pesci esistenti ed ogni particolarità viene messa al servizio della trama o della trovata buffa. E poi c’è il fatto che il vero protagonista del film non è il pesciolino ma il padre, Marlin, pesce pagliaccio ferito in maniera indelebile dalla vita e incapace di non trasmettere le proprie paure al figlio.
E’ lui che fa il percorso dell’eroe, molto più di Nemo che comunque dovrà imparare a credere in se stesso anche lui, ma in verità dovrà essere soprattutto il padre a convincersi del valore del figlio.
E’ lì che il film ti frega, tu genitori pensavi di portare a vedere un film che parlasse a tuo figlio e invece, no il film, coloratissimo e divertentissimo, quando Dory dice la mitica frase
“Non puoi fare in modo che non gli capiti mai niente, dovrebbe non fare mai niente. Sai che noia povero Sergio?” sta parlando soprattutto a te.
E se questo è la cosa che mi sconvolse quando lo vidi c’è anche tutto il resto, nel film funzione tutto, da un personaggio spalla come Dory (anche qui, la memoria è spesso usata per gag fenomenali ma teniamo presente che per questa sua sindrome lei ha perso tutti i suoi cari, tragica in verità come cosa), i pesci nell’acquario con Nemo o gli hitchcockiani piccioni.
In più piccole trovate geniali come Marlin che urla fuori dall’acqua e poi riprende fiato sotto o Dory che fa cultural appropriation parlando balenese.
Insomma non sarà un film perfetto ma i preghi brillano di luce propria e offuscano il resto. La Pixar era arrivata al culmine.
E la Disney rimaneva indietro. Forse anche per una scelta ponderata, per il semplice fatto di ricoprire 2 settori del mercato differenti. Infatti il confronto tra Nemo e il classico disney dello stesso anno è devastante.
Koda fratello orso è un film che prende l’ennesima cultura differente da quella americana odierna, gioca un pò sugli steriotipi e procede con una storia facilona. L’ho trovato noiosissimo, con evidenti cali di ritmo.
Non so neanche cosa aggiungere ad un film del genere, dimenticabile e dimenticato.
Però bisogna ammetere che è solo un passo falso visto che la qualità continuava ad esserci nonostante le limitazione dello standard Disney.
Prendiamo
Mucche Alla Riscossa, uscito l’anno dopo, è più o meno la stessa cosa di Koda, zero aspirazioni a voler far qualcosa di più, ma almeno diverte con i suoi personaggi buffi azzeccati e i rimandi al cinema western. Nulla di eclatante ma almeno non ci addormenta spesso come in Koda. Passabile.
Cosa che non si può dire degli
Incredibili, altro pezzo da 90 Pixar, un film di supereroi micidiale che funziona in tutto.
Le scene di azioni sono fichissime, i poteri dei nostri ricordano i fantastici 4 ma non si erano mai visti usare in questa maniera figa anche perché si parla di una leggibilità dell’azione completamente diversa rispetto al fumetto, le figate che effettua Elastic-girl io non l’ho mai viste fare a Mister Fantastic in 60 anni di fumetto. Verso il finale ha un paio di scene d’azione stupende, veramente eroiche.
E comunque si continua a prestare attenzione anche ai dettagli come la storia del mantello o di come una volta cresciti anche basta intripparsi con i supereroi
Ennessima chicca Pixar da consegnare agli annali.
Il prossimo classico Disney è
Chiken Little per cui si può fare il discorso dei precedenti 2, paro paro.
C’è da dire che la società immaginata era una piccola Zootropolis, è strapieno di citazioni da film e il rapporto con il padre ricalca un pochino quella tra Nemo e Marlin, anche se senza arrivare minimamente ai quei livelli, naturalmente.
C’è anche da dire che un pò anticipa tutta la fine dello snobbismo musicale, infatti la colonna sonora è strapiena di canzoni pop zuccherose e commerciali sparate in faccia senza pudore. Un discorso che culminerà con saggio come
Musica Di Merda di Carl Wilson del 2007, libro che adoro e che parla proprio del perché pensiamo di ascoltare solo noi musica bella quando ascoltiamo qualcosa al di fuori delle classifiche.
Però è un discorso che magari ce lo vedo perché mi ha interessato gli anni passati a questo tema.
Passiamo veloce sull’altro film Pixar,
Cars, film che ho sempre snobbato da bravo hipster perché evidente film per guadagnare più soldi possibili con le macchinine che vanno veloce e parlano.
Ed effettivamente è così, è palese, ma ha dalla sua i primi 20 minuti e gli ultimi 20 dove mette in scena 2 gare automobilistiche fighissime, con una regia degna dei migliori live-action di corse, vermanete da manuale.
Poi si, tutta la storia di mezzo è poca cosa e risaputa, anche se comunque fatta in maniera impeccabile nonostante le sue 2 ore di durata (un pò inspiegabile questa cosa).
Anche qui non si dimenticano i dettagli come i camper che rappresentano i tipici redneck americani beoni e rozzi che assistano in USA alle corse Nascar e alla fine il messaggio non è male, nella sua basicità. Inevitabile che sono usciti 2 seguiti a poca distanza.
Personalmente se lo meritano di voler puntare a volte anche alla cassa, dai.
E poi abbiamo il penultimo classico di questo periodo ovvero
I Robinson, film che presenta un passo avanti nell’utilizzo della cgi per i disney studios (anche se ad oggi ricorda molto i video amatoriali che vede la mia nipote su youtube) e presenta una storia molto divertente, su questa famiglia completamente pazza. Bello come un orfano alla fine sia riuscito a crearsi una famiglia così numerosa, mi ha sinceramente emozionato. Altro classico sufficente, da far vedere ai più piccoli anche se per film che lasciano qualcosa bisogna rivolgersi ad altro.
Per esempio dopo aver guadagnato i big money con
Cars, la pixar fa uscire
Ratatouille, una sfida vera e propria. Perché fare una specie di
Soul Kitchen con protagonista un topo che si immagina cuoco ambientato il 90% per cento delle scene in una cucina di un ristorante di lusso a Parigi un pò di coraggio bisogna averlo, soprattutto se contiamo che
Soul Kitchen è del 2009 e
Ratatouille del 2007.
Per dire.
Tra l’altro sfida vinta, visto che ha incassato uno sfacelo e si è beccato l’ennesimo Oscar per miglior film di animazione (i precedenti 2 erano naturalmente
Nemo e
Gli Incredibili). Mi sa che la formula
“film in cui i bambini si divertono ma si rivolgono anche agli adulti” stava funzionando.
Veramente
Ratatouille è un vero film di nicchia fatto con i fantamiliardi perché si parla in maniera anche precisa del mestiere del cuoco, del mondo dei sapori e della sue combinazioni, roba magari semplice ma anche specifica.
Cmq film scintillante, esemplare nelle meccaniche e nelle situazioni, molto divertente e di “cuore”.
Personalmente non tra i film preferiti Pixar ma come per tutte le cose un pò particolari, deve beccarti le corde giuste per esaltarti, quindi che non sia affine a me è solo un altro pregio della pellicola non necessariamente fatta per piacere a tutti.
Finiamo, stremati, ma se su
Bolt si può andare veloci ripetendo le solite cose dei classici precedenti, cioè che è un film divertente, di qualità, molto semplice e con poche ambizioni, è del prossimo film Pixar che mi concentrerò un pochino.
Perché
Wall-e è uno dei miei film preferiti, che spesso riguardo e ogni volta mi piace.
Sicuramente ormai lo vedo molto più tecnicamente, non tutta la pellicola funziona sempre ma continua ad avere colpi di classe, gag impreviste che ancora mi fanno emozionare e scompisciare.
La storia è geniale, veramente come è venuta in mente di far protagonista un compattatore di rifiuti robot in un mondo post-apocalittico che poi si trasforma in fantascentifico.
Poi come riesce a trasmetterti ogni gamma di emozioni che lui prova senza una parola, cioè il fatto che lui si innamori di EVE (di cui non riesce a dire il nome bene per il fatto che ha un scheda audio molto più ridotta rispetto a lei..) fin da subito lo capisci insieme a lui fin dal primo istante, il suo senso di solitudine pure. E questo accresce ancora di più l'impersonificazione con il personaggio. Gigantesca questa cosa.
E non sono neanche d’accordo sul fatto che la seconda parte funzione peggio, accetto al massimo il meno bene, e perché veramente la prima è roba di prima classa, difficile mantenere certi livelli per 100 minuti.
Ma sono fighissimi tutti stì robot folli che scorrazzano per la nave, m-o che insegue il nostro eroe fino ad esserci amico, tutti stì umani cicciottelli, l’inquietudine di mettere completamente in mano la nostre vite in AUTO, insomma un botto di roba geniale in un solo film che a una parte iniziale difficilmente eguagliabile.
Non è rivoluzionario come Nemo, figuriamoci ma è solo un capolavoro.
Finita stà rassegna. Aspetto i vostri pareri!
In spoiler perchè parte errata ma almeno la valutazione sul film la volevo lasciare.
P.s. Anche se, sempre nel 2009, esce il primo frutto dell'ultima acquisizione Disney, ovvero il primo Iron-Man.
Visto in stì giorni per la prima volta, oggi è un film discreto, recitato maluccio se non si considera il protagonista, che alla fine fa il suo, ma una particolarità che farà scuola fino ad oggi, ovvero che malgrado sia un film pieno di scene d'azione roboanti, il design dell'armatura più bello di sempre (sappiamo che nei film successivi su questo fattore la Disney andrà al risparmio) la parte più esaltante del tutto sono 30 miseri secondi, una scena che sembra banale, che ci appare dopo i titoli di testa, quasi nascosta ma che stabilisce l'inizio di una rivoluzione che nel bene e nel male tutt'oggi ha cambiato il cinema.