dai armandyno, siamo sinceri. il film non è brutto ma non è certamente uno dei migliori film della storia come recitava la locandina....
e' un film per adolescenti, ben fatto, non stupido ma anche con tanti clichè adolescenziali che, a trenta anni suonati, ti fanno sorridere...
Io l'ho interpretato in questo modo, e mi è piaciuto molto:
"Piccolo Ps: questa è solo una interpretazione, o meglio un livello di interpretazione, che esula da altri comunque conniventi, senza escluderli ma completandoli, e di cui non mi sono occupato per interesse personale e “colpo di fulmine” nel rendermi conto quanto potesse essere pregnante alla pellicola, anche se magari non voluto, questa teoria…
Piccolo preambolo tecnico-scientifico, Ponti di Einstein-Rosen e DNA.
Ricerche recenti hanno messo in luce come il DNA, oltre ad essere costituito secondo regole che rispecchiano
esattamente le regole del linguaggio scritto e parlato(semantica, grammatica, sintassi), sia in grado di creare dei
modelli di perturbazione del vuoto, producendo una sorta di microtunnel magnetico, che equivale in scala ridotta ai
cosiddetti Ponti di Einstein-Rosen.
Questi sono deformazioni spazio-temporali(probabilmente derivanti da fluttuazioni quantiche) che connetterebbero parti
dell'Universo anche molto distanti tra loro, e attraverso i quali si potrebbero trasmettere le informazioni al di fuori dello spazio
e del tempo.
Il DNA attrarrebbe questi frammenti di informazione e li trasmetterebbe alla nostra coscienza.
Questo processo di ipercomunicazione è più efficace in stato di rilassamento(ocio gente...).
Un esempio lo ritroviamo in natura nel caso delle formiche.?Se la regina è separata dal gruppo quando ancora stanno costruendo l'arnia, finchè la regina è viva ogni formica
continua a lavorare alla costruzione, ma se la regina muore(ocio!), la maggioranza delle formiche si ferma senza sapere come continuare l'opera(ariocio!!!).
In particolari stati di coscienza, come il rilassamento farmacologico, il DNA sarebbe quindi in grado di creare
dei ponti di comunicazione e quindi una rete scevra dai limiti di spazio e tempo tra persone e cose,
attraverso la quale ognuno possa condividere ricordi(passato), pensieri(presente), aspirazioni(futuro).
Un vero e proprio Time Travel, ma di tipo comunicativo e relativo alla vita, non allo Spazio e al Tempo
intesi come entità fisiche.
Ecco dunque, Donnie Darko un film su dimensioni parallele, viaggi nel tempo e trip lisergici del terzo tipo?
Non più di Alice nel paese delle meraviglie, e di mezzo c'è sempre un coniglio, a quanto pare.
Donnie Darko parla, molto banalmente, della comunicazione, del suo lento ed inesorabile estinguersi di
fronte ai criteri mass mediatici, pubblicitari, didattici e propagandistici di diffusione di un messaggio che è
appunto prestabilito come il Destino e rigido e secco come la linea Paura----------------Amore.
Ma Donnie è in grado di scorgere le migliaia di sfumature, le decine di ponti di Einstein-Rosen che ogni giorno
si creano tra le persone e gli oggetti o le persone del loro passato, dei loro pensieri, del loro desiderio.
Che siano una birra nel frigo, un gioco, un'amore.
E in mezzo a tutto questo brulicare di formiche senza uno scopo, Donnie è la regina, quella che mette in comunicazione tutti, che
riunisce i destini, che interpreta le aspirazioni, che funge da fulcro portante del loro intimo e sottile connettersi
ogni giorno: la ragazza cicciona che lo ama in segreto e a cui Donnie assicura che le cose cambieranno per lei,
il predicatore pedofilo che spera che qualcuno lo fermi("adesso sai dove abito"), la psicologa solitaria che sembra
esistere solo in funzione di Donnie.
Il regista dissemina la pellicola di riferimenti al tema della comunicazione e della ipercomunicazione, dalla
figura di Roberta Sparrow, che non fa altro che andare avanti e indietro da e verso la cassetta della posta,
nella speranza di trovarci un messaggio, di rinvenirci un po' di...comunicazione, a quella dell'insegnante di
letteratura per la quale "non sa quanto sia difficile comunicare con i ragazzi oggi...in questo mondo dove
tutto è prestabilito", fino al grottesco enstablishment didattico, dove il tema non può che culminare ed infran
gersi nella denuncia sociale del medesimo problema, evidenziato dai dialoghi col professore che "se continuo
rischio di perdere il posto" alla lezione sulla linea Paura/Amore, dove la rigidità dell'incanalare la comunicatività
in un unico percorso lineare e prestabilito non fa altro che evidenziare la sua incoerenza e limitatezza col concetto
di ipercomunicatività espressa invece dalle visioni di Donnie.
E in tutto questo lo stesso tema dello spazio-tempo che viene annullato proprio dalla comunicazione risalta nella
lezione di letteratura dove si discute del racconto di Graham Greene, i ragazzi che entrano in casa a derubare e
distruggere, e che si ripropone identico nelle scene finali del film a casa della Sparrow, a ribadire come Donnie
rappresenti non solo il messaggero di comunicatività interpresonale, ma anche interspaziale/temporale, poichè
le situazioni, che siano passate o future o semplicemente concepite da fantasia, assurgono a dignità di passato,
presente e futuro "reali" nella misura in cui si traducono in informazioni stampate nel DNA e condivise all'interno di una rete.
E così la frase più bella della letteratura, "CellarDoor", nasconde essa stessa, forse, il messaggio più vitale del "Cell ar' Door",
"La cellula è la porta", il buco di Hawking attraverso cui si condividono frammenti di spazio-tempo e di vita.
La scuola allagata, la casa bruciata, ogni volta Donnie si fa internodo ed interprete delle informazioni che gli arrivano,
realizzando le volontà e i desideri, e quindi viaggiando nel futuro, creando esso stesso il futuro, e tutto tramite l'avatar
del coniglio Frank, così importante perchè l'unico che in quel periodo stesse "creando" qualcosa("La distruzione fa parte
del processo creativo, bruciare i soldi nella casa vuol dire voler cambiare le cose"dice Donnie durante la lezione su Greene),
e così fondamentale perchè maschera archetipica dell' Io che si occulta dietro un camuffamento
annullando così il presupposto fondamentale di ogni comunicazione, lo spogliarsi dei pregiudizi, dei preconcetti,
delle ipocrisie rappresentate dalla teoria di figure grottesche che dall'enstablishment scolastico a quello famigliare
circondano Donnie.?La fine del mondo è ad Hallowen, quando tutti avranno la loro maschera, la fine del mondo è quando tutti smettono
di comunicare.
Donnie vede ponti dappertutto, ma nessuno che si diriga verso di lui, soprattutto e proprio a partire dall'interno della
sua famiglia(altra digressione, discreta e perfettamente integrata, su di un piano più sociale e meno simbolico, ma
non per questo meno attuale ed incisivo secondo me), eppure alla fine uno arriva, quello di Graciel,
improvviso, fortissimo, travolgente.
Donnie smette di fungere da tramite, di essere il nodo di convergenza dei bisogni di comunicavitità di tutto il mondo,
lo stesso mondo che contempla dalla collina all'inizio del film, e così il giorno in cui ci sarebbe stata la fine del mondo,
in realtà c'è solo la fine di Donnie, che finalmente ha la certezza, necessaria davvero affinchè potesse realmente
passare dalla linea della Paura("Io non voglio morire da solo") a quella dell'Amore(Graciel) che non morirà da solo,
e quel sorriso finale condensa la sua rinnovata consapevolezza.
Donnie muore, la regina delle formiche muore, si interrompe la comunicazione per un attimo, si ferma il mondo intero per+
un attimo, il mondo che fino a quel momento era ruotato attorno a lui, c'è chi smette di stuprare tra le lacrime, chi smette
di tremare, chi di sognare, chi di fantasticare.
E Donnie finalmente smette di essere la "Porta della Cantina", perchè la teoria dice che anche quando il DNA viene allontanato
dal Ponte di Einstein-Rosen, l'energia spazio-temporale e le informazioni continuano a fluire attraverso il ponte che si
è venuto a creare.
Ed ecco che misteriosamente, magicamente, una sconosciuta Graciel ha l'impressione di avere sempre conosciuto
quel ragazzo incredibilmente morto colpito dal reattore di un aereo, e assieme al ragazzino, si ritrova confusa a sollevare
timidamente la mano, nel gesto principe che dia vita alla comunicazione, rivolto ad una persona che non aveva mai visto prima.
Ma che grazie a Donnie era entrata nella sua vita come in quella di tutti gli altri, così come Donnie era riuscito a creare
il viaggio nel tempo e nello spazio di Roberta Sparrow, il viaggio che mette in comunicazione non i tempi o i luoghi, ma
le persone che ne sono protagoniste attraverso i loro pensieri, i loro ricordi, le loro vite stesse.
Il mondo finisce perchè finisce Donnie, e per un attimo le formiche perdono la regina...ma i ponti restano aperti,
e lo stesso Donnie sa di non essere solo, perchè ormai è entrato nei ricordi, nei pensieri e nelle vite di
tutte le persone che grazie a lui, hanno viaggiato attraverso il tempo e lo spazio abbattendo l'unica barriera
realmente esistente a questo: quella che impedisce al coniglio di togliersi quello stupido costume da uomo,
per essere finalmente uomo, in mezzo ad altri uomini.
Non credo ci sia bisogno di dilungarsi sulla qualità cinematografica di questa pellicola, caratterizzata per me da una
gestione impeccabile dei tempi registici, asserviti ed ammaestrati non solo ai fini meramente narrativi,
ma anche e soprattutto nel sorreggere la trama sotterranea di riferimenti e rimandi visivi al tema dominante,
sapientemente evidenziato e richiamato come note subliminali che arrivano invisibili alla coscienza esattamente
come gli invisibili "vermi di Einstein-Rosen" che mettevano in comunicazione le persone senza che se ne rendessero
conto.?E così il regista comunica sottilmente con lo spettatore usando la stessa teoria che sviluppa nel film, dimostrando
ancora una volta come il medium film possa essere anche il messaggio, e come questo veicolo in questa
forma sia un mezzo principe di quella comunicazione di cui si parla."
Forse me li sono persi perchè ho quasi 30 anni pure io, ma i clichè adolescenziali sarebbero?