Failan di Chang-dong Lee [KR]
Un inizio in bianco e nero che presenta una giovane donna cinese che entra in Korea del Sud.
Una storia che rimane in sospeso.
Dissolvenza.
Una storia di un qualsiasi yakuza koreano di mezza età che deve fare i conti con la propria inettitudine sul lavoro e i giovani che vogliono far carriera. Già abbiamo dimenticato la giovane donna: chissà che sarà, tanto ora c'è da seguire le vicende di questo povero sfigato.
Dissolvenza.
A circa metà film si capisce finalmente qual è il ruolo di Failan, la giovane donna, nella vita di Kang-jae (lo yakuza).
E, a questo punto, il film si mostra in tutta la sua forza.
L'evoluzione nell'animo di Kang-jae è visibile, palpabile, tangibile. E' inevitabile che il pensiero vada alle improbabilità delle vite di ciascuno (come scrive Pessoa), ai fili delle "Dolls" di Kitano, al libero arbitrio, all'ineluttabilità del destino.
Non c'è niente da fare: gli orientali riescono, meglio di chiunque altro, a mettere in scena delle sensazioni senza aver bisogno di effetti speciali, senza troppe parole (anzi, una in più sarebbe già troppa), nel migliore dei modi.
Gli attori sono straordinari: il film è del 2001 e di Min-sik Choi tutti oggi conoscono la strepitosa interpretazione in Old Boy, ma anche qui è superlativo. Cecilia Cheung, invece, oltre ad avere una bellezza che toglie il fiato (in questo film ha appena 21 anni), si trova nel difficilissimo ruolo di comunicare attraverso dei primi piani, senza parole. E ci riesce benissimo, l'ho trovata semplicemente perfetta.
Gli altri attori, sebbene siano credibili nei propri ruoli, risultano soltanto normali, perché di fronte a Min-sik Choi impallidiscono.
Failan racconta una storia che non ti aspetti: delicata e violenta, sognante e pragmatica. Una storia che vale la pena di vivere.