Il tentativo di Miura di far convivere Medioevo realistico e Fantasy è stato uno dei più affascinanti, un uorlbildin di una potenza e innocenza simile non si vede tutti i giorni, e questo è vero in tutti i passaggi dell'opera.
Magari negli ultimi anni narrativamente maldestro e tirato troppo per le lunghe (il problema non stava nella natura del nuovo gruppo di Gatsu, ma nel poco che c'è stato fatto come sviluppo dei personaggi: ci sarebbero state molte meno lamentele se negli ultimi 10-15 tankobon Farnese, Serpico, Shilke e Isidoro non avessero visto accantonare i propri drammi per venire trasformati essenzialmente in dei PNG da battaglia), ma di un impatto... mi si dirà che per gli amanti della disperazione c'è sempre Dark Souls, e un po' è vero.
Certe tavole e certi luoghi (penso alle scene nel porto durante il ciclo dei pirati, o alla fuga dalla città assediata dai mostri) non te le togli più di dosso, grazie alla cura riposta nelle architetture, nella scansione dei tempi. Era sempre uno spettacolo per gli occhi.
Ma, dal punto di vista narrativo, decisamente uno strazio. Gli ultimi anni sono stati pieni di occasioni perdute. C'era troppo in ballo perché l'ultimo viaggio di Gatsu, così tirato per le lunghe e così pieno di scontri messi lì tanto per, non deludesse.
Presumo sia anche per l'intoccabilità di Miura (a uno coi suoi meriti, e da così tanto tempo, non puoi mettere davvero un editor alle calcagna), che infatti si metteva alla prova in altri modi. Gigantomachia mi è piaciuto molto proprio perché fa tutto quello che vuole fare (lasciar scatenare un visionario senza troppi patemi) in poco tempo.