Io sono in totale disaccordo con chi critichi la piega presa dal fumetto oggi.
Io non so se l'abbia notato solo io, ma in questi ultimi capitoli capitoli ha tirato fuori temi molto più maturi che non la semplice, sciocca vendetta, quella si la cosa più commerciale che possa esistere nel mondo del fumetto.
La tematica fantasy non fa altro che andare a scontrarsi direttamente con quella fortissimamente religiosa che permeava i primi numeri, dove era evidente il clima di fortissimo e profondissimo oscurantismo in cui la chiesa e le credenze religiose avevano piombato l'uomo.
L'arrivo della tematica fantasy si scontra con questo scenario palesandosi attraverso il profondo esoterismo che ne permea la componente magica(Qlippoth, i livelli di creazione, un certo modo di intendere la natura ecc...), e di fatto configurandosi come l'aspetto più pienamente maturo dell'opera di Miura, perchè è proprio alla luce di questi numeri che tutta l'opera non si riduce alle appassionanti e commoventi gesta di un gruppo di eroi/amici/amanti, ma diventa l'occhio critico di Miura sul mondo di oggi, dove le istanze spirituali sono sempre più forti e la presa della Chiesa cattolica si fa sempre meno autorevole(anche grazie al crescere spesso sregolato dell'informazione "libera" via rete) per lasciare il posto a quella che odio definire New Age, ma per farmi capire è meglio così.
Il mondo rappresentato da Miura è il nostro mondo, e Gatsu è esattamente nel mezzo, lo spadone sollevato con fatica aveva un senso all'inizio, quando il percorso di Gatsu era di crescita e il peso simbolico delle sofferenze la forgia attraverso cui compierlo, ma nel momento stesso in cui lo scenario si modifica e la vena esoterica prima solo sotterranea esplode(come oggi), allora Gatsu sposta il peso dal maneggio della spada, ormai divenuto abitudinario, a quello di se stesso.
Non sono più le sofferenze esterne a colpirlo direttamente come la Chiesa colpiva i suoi fedeli con anatemi, presagi di morte e punizioni provenienti da qualche Dio lontano e iracondo(vedi la splendida figura di Farnese, personaggio egregiamente dipinto nel suo primo apparire come immagine esplosiva e araldica di questa situazione), ma è il rapporto con se stesso, con il suo spirito a riguardarlo, esattamente come la componente esoterica e magica elimina ogni intermediario o peso esterno per concentrare l'attenzione su se stessi e sullo sviluppo delle proprie potenzialità interiori per arrivare alla conoscenza di Dio.
Grifis raggiunge Dio attraverso lo "spadone"(inteso come mezzo esterno ed avulso dal proprio se'), Gatsu deve necessariamente percorrere la strada inversa, ed ecco allora che tutto volge a questo scopo, dallo spadone si passa all'armatura in forma di bestia(come le fiere che tentano Dante nella selva oscura), qualcosa che ci serpeggia nell'animo, che ci sussurra chi siamo, che ci ricorda la nostra natura, che ci tenta verso l'autodistruzione.
Gatsu è un cristo nel deserto in questo momento, e ha a che fare col diavolo, ovvero con la sua natura che lo avvolge e lo penetra ogni volta che combatte, e per raggiungere Dio(non in senso letterale ovviamente) non può che scontrarsi con se stesso e vincere se stesso, non è più lo spadone il protagonista, non è più da lui verso l'esterno(qualunque atto contempli il colpire)ma da fuori verso di lui.
E la componente esoterica e assieme umana rappresentate da Silke e gli altri sono li proprio per questo, per portarlo verso lo sviluppo di questa consapevolezza, per aiutarlo a vincere ciò che era stato fino a quel momento.
La spiegazione della magia, della natura, dei piani di esistenza è esattamente l'immagine del percorso simbolico compiuto da Gatsu, che dall'orrore cieco dell'odio e del mondo di prima, si sposta verso la riflessione su di se' e verso la ricerca del suo reale scopo.
Che ora è dentro, non più fuori...
Essi, Silke, Farnese, Serpico ecc, rappresentano dunque la "via buona", al contrario di quella intrapresa dalla nuova squadra dei falchi, che sono invece il modo deteriore di riemergere di questa ventata esoterica, nonostante si ammanti sempre e comunque delle sfavillanti vesti della salvezza e della cavalleria.
Nonostante la prima serie sia stata sicuramente profondamente emozionante e viva, questa ne è la naturale evoluzione in termini tematici, il problema è che per averlo ben chiaro bisogna almeno lasciare che si concluda come si è conclusa la precedente.
Io quindi, e parlo per me, sono contentissimo di quella che non è una svolta commerciale, ma la dimostrazione di quanto acuta, attuale ed emozionante sia in realtà la visione di Miura, che non si limita a riproporre le gesta del tenebroso maledetto calcando l'accelleratore sulla lacrima facile, ma è in grado anche di sondare i recessi più profondi e quindi anche più difficili da "sentire" dell'animo umano, dandone una rappresentazione che nell'inferno dei sentimenti è cruenta, impietosa e dura nel colpire l'immaginario, ma che nel percorso di risalita verso il paradiso riesce a pizzicarne anche le corde più ineffabili e dolci.
E questo è evidente nella presenza in questi ultimi numeri di moltissime tavole che anelano, vogliono fortissimamente che lo sguardo e il pensiero si soffermino su di esse e riflettano, invece di lasciarsi travolgere dalla furia emotiva delle situazioni come in precedenza.
Dove la tematica si sposta sull'io, così anche la velocità di lettura rallenta, prediligendo le pause assorte, gli sguardi persi, i momenti di cristallina creazione del vuoto mentale.
Miura ci sta facendo percorrere esattamente lo stesso percorso di Gatsu, dal furore al tepore, dall'estroversione della violenza più cieca e paralizzante all'introiezione più profonda, attraverso i piani, attraverso le vite fino al mondo degli spiriti, al mondo dello spirito, dal Dio dei flagelli e dei demoni, a quello dell'Io a contatto con l'essenza dell'universo.