Autore Topic: [PS2] Manhunt  (Letto 2931 volte)

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AndreaDF

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[PS2] Manhunt
« il: 25 Nov 2003, 06:33 »
Manhunt - Novembre 2003 - Prodotto da Rockstar Games - Sviluppato da Rockstar North

James Earl $$$Cash$$$ è un detenuto che ha appena finito di scontare tre anni di carcere in attesa della sua esecuzione capitale. Ma James non viene giustiziato ma mandato sul set, come protagonista di una sorta di snuff-TV-Movie. A Carcer City funziona così. Secondo Rockstar. Quindi: trama contestuale, storia pretestuosa, in sintesi una produzione Valiant Video Enterprises.

I videogiochi, i “Giochini” come li chiama qualcuno, diminutivo a stemperarne l’importanza, a darne un senso di faciullezza, di hobby un po’ scemo che tutti fanno ma pochi confessano, appunto i “Giochini” secondo Rockstar games rappresentano un modo per fare soldi a palate. Manhunt farà, con $$$Cash$$$ “ Il presunto Protagonista”, soldi a palate. Ma il “Giochino” è decisamente fetish e/o hardcore. I due livelli di difficoltà selezionabili  ad inizio partita. Il livello fetish usufruisce di un radar sonoro, il livello hardcore si va ad orecchio. Nel livello hardcore la cuffia-microfono Logitech  è indispensabile per richiamare con maggiore precisione l’attenzione dei maniaci omicidi, con cui ci troveremo a condividere l’esperienza.

E’ uno stealth game. Come Splinter Cell, come Tenchu, e come MGS2, da cui scopiazza dinamiche di gioco qua e là. Le zone d’ombra in cui non si è percettibili, con tanto di indicatore di occultamento. Attirare il nemico con il rumore e se avvistati, scatta l’operazione braccaggio. Infine raggiunto un nemico silenziosamente parte una scena di uccisione pre calcolata, nel luogo e nei modi più violenti possibili.

Alternanza di fasi action. Soprattutto con le armi da fuoco.

Il video è costantemente disturbato (il disturbo si può togliere dal menù, volendo). Supporta il wide screen e il Dolby Pro Logic II, con una qualità surround veramente stupefacente. Il suono è la chiave del gameplay. Palpitazioni, musica che segue l’azione con aumento dell’orchestrazione angosciosa nei topic moments, gli insulti dei nemici che ci apostrofano (in inglese) nella maniera più bieca possibile: frangenti in cui appaiono sul radar emettendo vibrazioni acustiche. Passi, sghignazzi.

Manhun non è un “Giochino” e non è un videogioco. Munhunt non ha obbiettivo, l’obbiettivo è il videogiocatore, che sceglie il prodotto Rockstar a suo rischio e pericolo. E Rockstar ricambia facendolo diventare lui il videogioco.
Il gameplay offre l’interfaccia, ma l’esperienza è fortemente influenzata dal concetto stesso della prassi, a cui si lega l’idea. Non  c’è un videogiocatore, ma un attore che recita il suo filmino perverso. Non ha scelta se vuole completare l’esperienza. Non ha che la scelta di compiere gli omicidi più efferati e grotteschi. Deve dare spettacolo. Ma lo spettacolo è già finito, quando $$$Cash$$$ e il suo set delirante, only su PS2, ci viene consegnato dal negoziante-grande magazzino-rivenditore, dove abbiamo pagato il biglietto.

Quindi una volta spente le luci, come si consiglia nella schermata iniziale, ed entrati nella proiezione, ci sono solo due possibilità: o si va via a mezzo spettacolo o si tiene duro fino alla fine. Assistendo ad una conclusione banale, ad una non logica, che lo stesso $$$Cash$$$ rappresenta. Con il suo andare ondeggiante e predatorio e la testa di un nemico decapitato agganciata alla tasca posteriore dei pantaloni.

C’è chi amerà questo gioco alla follia. Ma non è un gioco, ma un video interattivo.
C’è chi odierà questo videogioo, perché di fatto il videogioco finisce qui, diventando grottesca TV interattiva.
C’è chi invece cercherà il videogioco, studiando accuratamente questa opera di design estremo e accorgendosi, che nel mattatoio Munhunt, non ci si può aggrappare all’inconsistenza pretestuosa. Perché l’interazione tra utente e video deficiente è diretta e sarcasticamente ben congegnata.


In sostanza Rockstar rimescola le carte. “Violenti” o “Nolenti” questo “Hobby” dal Novembre 2003, ha assunto una nuova forma:
-Scheggia di vetro, sangue che schizza sulla telecamera, macete, motosega, fucile a pallettoni, urla maniacali e risate agghiaccianti. Pestaggio di massa, $$$Cash$$$ muore spesso e massacrato violentemente. La visuale in soggettiva mostra lo scempio sul suo stesso corpo senz’anima.

Difficile arrivare in fondo, il meccanismo dei check point è un altro scherzo, perché si ripetono spezzoni di questo film raccapricciante all’infinito. In teatri di ripresa enormi, dettagliati e ben strutturati, dove il nemico siamo noi stessi e la maniacalità di rendere quei soldi (veri-reali-Euro-$$$Cash$$$) bene spesi. Fino in fondo.

Qualcuno ne farà un oggetto di culto tenendolo bene in vista, ripassando di tanto in tanto, il manualetto all’interno della confezione, apprezzandone oltremodo il design. Altri lo lasceranno sullo scaffale con aria di disgusto.

L’unica certezza su Munhunt è che “Volenti” o “Nolenti” non si potrà ignorarlo.  

Voto: 49 su 100 (il mio punteggio finale-Valiant Video Enterprises)