Possessione
di Antonia Susan Byatt
1,5/5
Ci sono pochissimi momenti degni di nota nel libro, che annegano in una marea di "noiosita'" varie.
Certo ci vuole coraggio a scrivere non di uno ma di ben due poeti inventati e spacciarne addirittura uno come il migliore del proprio secolo, e non solo inventarne le storie ma anche le poesie.
Oddio, o coraggio o stupidita'.
Tra le altre cose, a chi ha l'edizione cartacea volevo chiedere una cosa.
Ma anche sul vostro libro verso pagina 359 c'e' questo pezzo:"il frutteto fradicio, il muro di pietra, affiorante in uno spesso muro di nebbia, con forme arrotondate, come pietre di nebbia."? Perche' io credo sia un refuso della mia versione elettronica che ha incasinato le parole.
L'acquaiola
di Carla Maria Russo
4/5
E' da un po' di tempo che mi incuriosiscono i racconti che narrano della miseria passata dei paesini del sud, chissa' forse nostarlgia piu' che dei luoghi dai quali sono felicemente scappato,quanto dai ricordi di un epoca ormai dimenticata se non nei lontanissimi ricordi dei racconti dei nonni o dei gentori.
E cosi' ho letto anche questo libro e devo dire che mi e' piaciuto molto.
L'unica piccola pecca e' che si ha l'impressione che le varie vicende del "destino" siano un po' troppo guidate dall'autrice, togliendo forse un po' di verosimiglianza alla storia.
Ma non e' detto che sia cosi', sappiamo bene quanto la realta' spesso superi la fantasia nelle umane vicende.
Detto questo devo aggiungere che sono grato al libro anche per un altro motivo: ho trovato mio padre nella descrizione finale di "Linu'" e del suo voler aiutare la povera gente del paese. Non tanto per il gesto in se quanto per la spiegazione delle motivazioni che la spingevano a farlo. Probabilmente erano le stesse di mio papa', essendo in pratica anche lui un figlio di NN o quasi.
E ovviamente di mio papa', leggendo quella parte, ho sentito ancora forte la mancanza.
Il vichingo nero
di Bergsveinn Birgisson
2,5/5
Sicuramente difficile da seguire, visto che per essere apprezzato pienamente richiederebbe una discreta conoscenza almeno dell'islandese e del norvegese antico, oltre che una dimestichezza che sicuramente non ho con la topografia dell'islanda (anche se in quest'ultimo caso il libro mostra delle cartine che aiutano un po').
Detto questo, se si riescono a superare le parti alla "Silmarillion" dove vengono elencati gli alberi genealogici di antichi vichinghi (parti sicuramente necessarie alla ricerca dell'autore ma decisamente noiose per il lettore) il succo del libro e' sicuramente interessante cosi' come la descrizione dei mille modi usati dall'autore per tentare di ricostruire le vicende del suo lontano antenato "pelle scura".
Un giorno come un altro
di Shirley Jackson
2/5
Mi piacciono i racconti come genere narrativo, trovo per certi tipi di situazioni siano molto piu' efficaci del romanzo.
Ed in piu', se e' difficile trovare in una raccolta racconti tutti di qualita' elevata, ce ne e' sempre almeno uno degno di nota.
Purtroppo non e' questo il caso perche' in tutti i racconti ho trovato almeno uno dei seguenti elementi che non ho affatto apprezzato.
Innanzitutto la presenza di una strana forma di "destino" che, dove non e' proprio magico, (in alcuni casi comprende fate e folletti), e' comunque in maniera cosi' esageratamente pilotata dall'autrice da risultare sempre troppo fasullo.
La descrizione di un ambiente sociale troppo"american dreams" che forse poteva apparire realistico all'epoca ma che, anche tenendo conto di qualcosa di invecchiato male, non mi sarei aspettato da una scrittrice diventata (giustamente?) famosa per un horror.
Infine la tendenza a lasciare il finale del racconto aperto, anche qui in maniera talmente esagerata che in pratica ad ogni fine pagina col punto ci si ritrova a sperare "fai che non finisca qui", e il fatto che questa sia l'unica traccia di tensione che la lettura sia in grado di dare non depone a suo favore.
Il miniaturista
di Jessie Burton
1,5/5
Ho gia' perso abbastanza tempo a leggerlo, non credo meriti anche del tempo per una recensione.
Anche se vi piacciono i romanzi storici, c'e', per fortuna, decisamente di meglio in giro.
Perfect day
di Romy Hausmann
3,5/5
Nessuna sbavatura dall'inizio alla fine. Storia ben congeniata e costruita, personaggi non banali. Consigliato sicuramente agli appassionati del genere.
Vabbe' non c'entra molto ma la canzone di Lou Reed la adoro, mi pare ovvio per quanto e' bella.
Fame d'aria
di Daniele Mencarelli
4,5/5
Crudo, duro, bello.
Una mezza stella in piu' per l'assoluta mancanza di qualsiasi tentativo di addolcire una pillola amarissima.
P.s.: spero questo libro mi aiuti anche a ricordare di comportarmi meglio con una persona verso cui sono stato troppo spesso, per mia superficialita', insofferente.
Canon Inverso
di Paolo Maurensing
4/5
Una mia amica ha detto:"e' un libro che avrei voluto scrivere io".
E' la stessa cosa che ho pensato io. Sono quindi molto felice di averlo almeno letto.
Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana
3,5/5
Ho provato, durante la lettura di queste lettere, non tanto a mettermi nei panni dei condannati, visto che sarebbe sin troppo facile provarci e sin troppo difficile, anzi impossibile riuscirci.
E neppure nei panni dei carnefici, troppo mi fanno schifo.
Ho provato invece a mettermi nei panni di quelli, e sono tanti, sono sempre di più, sono ormai maggioranza nel paese, che sostengono che in fondo non c'era poi così tanta differenza
tra le due parti in causa, che non c'era differenza tra chi difendeva un'idea di sopruso, violenza e morte e chi un'idea di giustizia e libertà, che non c'era e non c'è neanche oggi differenza tra invasore e invaso.
Il primo pensiero che si può fare mettendosi in questi panni è che ovviamente queste lettere siano state scelte, selezionate apposta dai "vincitori" per far apparire i partigiani in un certo modo, e falsando la realtà.
Ed io questo lo voglio anche ammettere come possibile.
Potrebbero aver falsificato qualche lettera, magari anche solo togliendo qualcosa?
Ok ammettiamo pure questo.
Quello che è impossibile è che le abbiano falsificate tutte, ci sono troppi nomi, cognomi, luoghi, eventi.
E se c'è qualcosa di particolare in questo libro che di lettere ne contiene centinaia, è che tutte si assomigliano, tanto da sembrare di leggere quasi la stessa lettera,
sebbene con le dovute differenze, quelle che si possono trovare quando chi scrive è un diciottenne (il più delle volte) o un uomo maturo, un contadino o un professore universitario.
L'effetto credo sia in parte dovuto alla comune e terribile situazione in cui tutti loro si trovano: a poche ore, talvolta pochi minuti dalla morte certa.
Ma ad avvicinarli, tra loro, e ad allontanarli a noi che li leggiamo, oltre alla prossimità della morte c'è una loro comune modo di sentire, che si riflette in ognuna di quelle lettere, e che non e' più il nostro.
Innanzitutto tutti, almeno quelli che hanno avuto tempo e modo di scrivere più di qualche frase, chiedono scusa a chi lasciano sulla terra, specie ai genitori anziani, ma anche alle mogli e ai figli.
Si scusano per il dolore che sta causando la loro prematura dipartita, per il fatto che non potranno essere di supporto a chi rimane.
Nessuno però si scusa per quanto fatto durante l'azione, anzi tutti si dichiarano onesti e "innocenti", dove l'innocenza è appunto il non aver fatto male a nessuno.
Alcuni di loro in effetti non sembra avessero agito in maniera diretta uccidendo, ma solo aiutando i partigiani, ma anche chi in azione c'era stato lo stesso si sente e si dichiara innocente.
Potrei dire una cattiveria, del resto meglio dirla che farla: si potrebbe quasi pensare che col dichiararsi innocenti essi seguano il principio (comprensibile specie per i tanti che prima di morire hanno subito indicibili torture): "l'unico fascista buono è quello morto".
Ma in realtà non è così.
Perché' le poche volte in cui le vittime parlano dei loro carnefici lo fanno per dire che li hanno perdonati.
Ed ecco qui un'altra cosa in comune in quelle lettere. Tranne rare eccezioni tutti si raccomandano a dio.
Tanto che viene da chiedersi: "ma allora dove sono tutti questi mangiapreti e mangiabambini bolscevichi la cui esistenza tanto è stata sbandierata per giustificare i crimini e i criminali fascisti (e talvolta anche nazisti?). Attenzione; questo non vuol dire che non fossero, nella maggior parte dei casi, comunisti. Anzi in loro l'idea era altrettanto forte. Ma i mangiapreti in italia non sono mai esistiti se non nella fantasia malata delle destre.
E ancora, un'altra cosa che viene attualmente usata per dire che le due parti erano in fondo in fondo uguali è il fatto che i partigiani erano insofferenti verso i civili visto che poi con le loro azioni sapevano benissimo che i nazisti e i fascisti avrebbero fatto rappresaglie (che e' un po' come dare la colpa alle vittime della vigliaccheria dei carnefici ma ci si aspetta questo ed altro dai revisionisti di tutte le ere).
Ecco la maggior parte dei partigiani di queste lettere sono stati tutti uccisi, loro, in seguito a rappresaglie per gesti compiuti dai loro compagni in azione (ripeto molti di loro non erano uomini d'azione).
E ovviamente c'è la certezza di aver agito per il bene comune, per tutti quelli che rimangono.
Tutti modi di sentire che oggi sembrano quasi "alieni" tanto siamo diventati indifferenti, insofferenti, materialisti ed egoisti.
Ma c'è un'ultima cosa che mi ha colpito in queste lettere. I tanti, siano essi colti che ignoranti, che citano i libri, la lettura, lo studio, la conoscenza come mezzo per crescere,
migliorarsi e riscattarsi, oltre che per fare in modo che quello che successe allora non accada più.
E questo anche purtroppo e' un modo di sentire sempre più raro tra le generazioni attuali, ma non per questo meno vero.
M.
Gli ultimi giorni dell'europa
di Antonio Scurati
3,5/5
Memore del contenuto dei due libri precedenti di Scurati su "M", ho voluto leggere apposta questo suo terzo, che avevo in attesa da tempo, subito dopo la lettura delle lettere dei partigiani.
Questo perche' gia' leggendo le lettere dei partigiani ed andando con la memoria ai ricordi di appunti, diari e lettere lette nei precedenti romanzi di Scurati mi sembrava che provenissero da due mondi completamente diversi.
E leggere questo libro ha solo reso evidente tale diversita' che diventa praticamente un abisso.
Perche' e' proprio un abisso quello che separa le parole degli uomini che, coscienti di stare a poche ore, se non addirittura pochi minuti dalla propria morte, hanno come unico immenso rammarico quello di lasciare i propri cari in balia degli eventi, ma sono fieri di quanto hanno fatto e rimangono fermi nelle loro idee, dai diari, le note, gli appunti dei protagonisti del libro di Scurati dove domina
la vigliaccheria, il servilismo, l'egoismo e il totale disprezzo per qualsiasi cosa non sia il proprio tornaconto personale.
Ma cosi' e' la "realpolitik" direbbero uomini come Ferrara e Giordano (che qui francamente alla parola uomini mi viene in mente sempre la citazionedi Sciascia della classificazione degli uomini ne "il giorno della civetta".
Sara'.
Ma quanto risultano piu' virili (uso apposta questo termine tanto caro alle destre) quei partigiani che nel momento dell'ultimo saluto chiamano "mammina" e "papino" i genitori che stanno precedendo nella morte, rispetto a questi patetici gerarchi da operetta che si atteggiano a conquistatori del mondo e che alla prima occasione in cui dovrebbero mostrare carattere per le decisioni che alla fine sono costretti a prendere, vigliaccamente si danno malati e si ritirano nelle loro ricche ville circondati solo da tirapiedi ossequiosi e mignotte a piangesi addosso, come fanno sia Galeazzo che Benito.
E se questo anche a voi ricorda le vicende di un tizio recentemente "assolto" non e' colpa mia, e non credo sia un caso.
P.s.: ennesima prova, semmai ce ne fosse bisogno, che chi si ostina a sostenere che le due parti in fondo erano uguali, mente sapendo di mentire, oppure mente non sapendo la storia.
Sette brevi lezioni di fisica
di Carlo Rovelli
3/5
Non so, per me imparare la fisica e' capire la matematica che c'e' dietro.
Ed infatti nei miei studi io mi sono fermato a capirla una volta arrivato al mio limite di comprensione della matematica.
Ora che ricordo poco o niente, speravo che questa lettura accendesse almeno qualche ricordo ma l'unico che e' riuscito ad accendere e' quello detto sopra: senza comprendere la matematica che c'e' dietro per me non c'e' comprensione.
Verderame
di Michele Mari
3/5
Mi incuriosivano i luoghi del romanzo, visto che sono sotto i miei occhi per tutta l'estate che trascorro sulla riva opposta del lago.
Ma essendo terrone, pensavo di non riuscire a comprendere il dialetto usato in parte dei dialoghi. Invece per fortuna non e' stato cosi'.
Detto questo, la storia e' intrigante, i personaggi azzeccatissimi ed interessanti, peccato per il finale che non ho capito,e per un racconto che si basa sull'accumularsi di misteri, non e' una bella cosa (anche se da quanto vedo mi trovo in numerosa compagnia).
Tra le altre cose il libro anche abbastanza dichiaratamente si ispira alle atmosfere di Stevenson, Poe, Lovecraft anche se devo dire che, almeno del sognatore di Providence che io amo, se ne nota solo un lievissimo sentore.
Una cosa invece che ho poco apprezzato e' l'utilizzo spesso di termini volutamente "alti" o complessi.
Anche se a narrare non e' direttamente il ragazzino ma un uomo adulto che racconta le sue avventure da ragazzino, quei termini stonano un po'.
L'estate che sciolse ogni cosa
di Tiffany McDaniel
3/5
E' noioso il sogno americano, tipica idea di una cultura che e' rimasta alla sua fase pre-adolescenziale.
E altrettanto noioso e' il risveglio dal sogno americano, di cui forse questo libro parla.
Pero' quando è che un libro diventa bello malgrado parti lente, apparentemente noiose o inutili? Quando ti accorgi che ogni sua parte, anche la peggiore, serviva a far risaltare meglio i momenti in cui ti si rivela in tutta la sua bellezza.
Per fortuna qui ce ne sono di tali momenti, anche se, forse, non abbastanza.
Sono sicuro che ne faranno un film. Rimane infatti un libro troppo americano, per non farlo.
Va', metti una sentinella
di Harper Lee
1,5/5
Non e' stato un caso se ho letto questo libro subito dopo "l'estate che sciolse ogni cosa".
Volevo ancora leggere del sogno americano.
In questo libro c'e', ma il confronto con l'"estate" (che pure non ho particolarmente apprezzato) e' deludente.
Sorvolo sul confronto con "il buio oltre la siepe", non mi piace sparare alla croce rossa.
E ti vengo a cercare
di Andrea Scanzi
2,5/5
Come del resto dice lo stesso autore, un "Battiato for dummies".