Tutto scorre...di Vasilij Grossman
2.5/5
Sebbene ci sia tutto quello che ci si puo' aspettare da un libro di Grossman (lucida descrizione e analisi dei fatti, critica ragionata del potere sovietico) mi e' piaciuto meno degli altri suoi libri.
C'e' la storia ma la si sente meno viva, forse perche' l'autore stesso gia' si sentiva fuori da essa.
La descrizione dell'Holodomor e' comunque vivida e dettagliata, e rimane interessante l'esamina della figura di Lenin, qui descritto come importante responsabile della degenerazione della rivoluzione, tanto e forse piu' di Stalin stesso.
All'ovest niente di nuovodi Erich Maria Remarque
3.5/5
Stranamente, anobii mi propone una copertina per questo libro che recita "Classici di ieri e di oggi per la gioventu'".
Potrebbe essere una dicitura un po' anacronistica, complice anche la copertina, che ricorda disegni del ventennio. Ma dubito che a quei tempi ai ragazzi si facessero leggere libri cosi'.
L'anacronismo pero' finisce qui, perche' mi sono ritrovato a leggere questo libro con le immagini dei giovani ucraini (e perche' no, anche russi) che scappano disperati nelle trincee mentre vengono inseguiti da droni. Quanti passi avanti abbiamo fatto con la tecnologia, e quanto poco ci siamo mossi dai pantani delle trincee dei secoli scorsi.
Effimeridi Andrew O'Hagan
2/5
The boy with a corn in his side
Ancora una volta sono caduto nel trappolone di Fahrenheit, la famosa trasmissione di radiotre dove sono cosi' bravi a parlare di un libro che spesso il loro parlare risulta essere migliore del libro stesso.
Stavolta e' capitato perche' ho sentito che il libro parlava di ragazzi degli anni 80 appassionati di musica che vanno a Manchester.
Ho pensato: e' impossibile che non si parli degli Smiths, e quindi ho abbandonato le remore dei trappoloni passati ed ho deciso di leggerlo.
Subito dopo ovviamente ho smesso di ascoltare perche' un'altra peccha della trasmissione, oltre ai trappoloni, e' che spoilerano almeno il 50% del libro,
come se veramente ogni libro fosse un giallo di cui basta non svelare il finale.
Ed in effetti gli Smiths ci sono, anzi forse i protagonisti li incrociano anche per strada, ed ovviamente a Manchester i tipi vanno ad un concerto dove ci sono anche gli Smiths, eppure manca qualcosa.
Leggendolo ho avuto l'impressione che parlasse si di quei ragazzi che andavano ai concerti degli Smiths, ma erano quei ragazzi che se per caso andavi al concerto ti veniva spontaneo chiederti:"ma questi che ci fanno ad un concerto degli Smiths?" e mentre te lo chiedevi eri sicuro che dopo una settimana sarebbero andati anche al concerto di un Vasco Rossi
inglese (no dai la musica inglese non e' mai stata ridotta cosi' male da avere un cantante come Vasco Rossi, o un Vasco Rossi come cantante se preferite).
Per carita' la mia magari era, ed e', solo una pia illusione, forse anzi sicuramente chi andava ad i concerti degli Smiths all'epoca erano ragazzi esattamente come quelli del libro e ad essere fuori posto ad un concerto del genere sarei stato piu' io che loro.
Fatto sta che io non ci ho sentito molto gli anni 80 che ricordavo.
Forse anche perche' la maggior parte delle citazioni presenti, piu' che musicali sono cinemtatografiche (ma ancora una volta cinematografiche strane forti, almeno secondo me: ma veramente i fan degli smith citavano il padrino a destra e a manca?
) e ovviamente sociali (e queste ultime troppo inglese per sentirle mie).
Alla fine non ho trovato quello che le brevi frasi prese dalla trasmissione radiofonica mi avevano fatto sperare di trovare.
Per assurdo (veramente assurdo se uno ci pensa) ci sono piu' Smiths e anni 80 come io li ho conosciuti e li ricordo, nel film americano "Shoplifters of the World" (sebbene per certi versi il film e' quasi una commedia, e americana, per giunta) che nel libro.
Ah poi c'e' la seconda parte, che non vi spoilero ma che come la prima e' abbastanza insapore, malgrado sia piu' serio e complesso l'argomento trattato.
Lincoln nel Bardodi George Saunders
1/5
Non e' detto che tutti i libri abbiano uno scopo.
Pero' forse questo libro uno scopo ce l'ha.
Dimostrare che il modo di scrivere libri usato per secoli rimane il modo migliore:
Sia nel caso di discorso diretto che indiretto, strutturare la scrittura in modo che sia sempre chiaro al lettore chi sia il personaggio che parla.
In che modo lo fa?
Tentando in tutti i modi di narrare una storia attraverso un modo di scrivere che, almeno a me, e' risultato nuovo.
Infatti la storia e' tutta e sola (tranne degli intermezzi cui accennero' in seguito) narrata direttamente dalla voce e dai pensieri dei personaggi.
Be' direte voi, niente di nuovo, ad esempio nel teatro e' cosi'!.
Vero.
Pero' anche quando si legge un'opera teatrale si nota che lo scrittore ha avuto l'accortezza di mettere sempre prima il nome di chi parla, e poi quello che dice.
Qui invece l'autore ha voluto cambiare la regola mettendo il nome di chi parla sempre in fondo.
Cosa cambia?
Nulla, se lo scambio di battute e' breve e veloce.
Tutto, se c'e' un lungo monologo perche' in pratica non si capisce chi parla fino a quando non si arriva alla fine del monologo stesso dove finalmente appare il nome
del "narratore".
E questo anche (e forse soprattutto) perche', per complicare le cose, l'autore si diverte a far passare la descrizione di un episodio da un personaggio all'altro costantemente e
spesso con inutile ed elevata frequenza. E non si tratta di scambio di battute, dove la cosa sarebbe giustificata e funzionale.
E non lo fa neanche per differenziarne il punto di vista dei personaggi su un evento ma solo per mera cattiveria verso il lettore.
Cosi' che il lettore furbo spesso, specie quando il "cambio personaggio" avviene ad ogni riga, decide di saltare il nome di chi sta parlando e leggere solo "la parte narrata" nello sforzo, spesso coronato dal successo, di rendere la lettura piu' fluida.
Ed e' proprio questo "successo" che fa comprendere ancora di piu' quanto sia stata pessima la scelta di questa "tecnica" da parte dell'autore e a far raggiungere al romanzo il suo "scopo" (anche se forse involontario) di farci apprezzare la buona cara vecchia letteratura.
In realta' va detto che questo tipo di scrittura faticosissima e antipatica si alterna a momenti dove brevi estratti (veri o inventati che siano, poco importa) tratti da testimonianze dell'epoca tentano di ancorare alla realta' questo racconto che comunque alla fine risulta abbastanza strampalato e, sebbene non privo di senso, abbastanza puerile.
Insomma credo sia chiaro che non mi e' piaciuto affatto, vero
Tempesta in giugnodi Irène Némirovsky
4/5
Un'ottima scrittura ci racconta uno degli eventi che in genere nei libri di storia (almeno la storia che hanno fatto leggere a me) viene liquidato con una frase: la rapida resa della Francia alle armate naziste durante la seconda guerra mondiale.
In questo caso si parla sempre della velocita' con cui tali armate avanzarono, qui invece si narra della velocita' con cui la popolazione tento' di sfuggire all'arrivo delle stesse.
Il tutto viene narrato attraverso la storia di alcune di queste persone, storia vissuta sulla pelle stessa della scrittrice e narrata praticamente in tempo reale.
Il piano completo dell'opera prevedeva diversi "libri" fino ad arrivare ad una "fine della guerra" che ovviamente negli anni in cui scriveva la Némirovsky (1942) era una prospettiva lontana e dall'esito completamente incerto: l'ultimo libro avrebbe narrato di una incredibile vittoria o della definitiva sconfitta delle democrazie vinte dalle bestialita' di Hitler?
Questa "fine della guerra" lei purtroppo non la vide mai, visto che mori' ad Auschwitz.
E se l'argomento e lo stile sono, oltre che originali, di tutto rispetto, interessante e' anche la storia stessa del manoscritto, giunto fino a noi quasi per miracolo
L'albergo dell'alpinista mortodi Arkadij Strugackij, Boris Strugackij
1.5/5
Niente da fare non sono proprio riuscito a trovarlo interessante. Forse e' invecchiato male, o forse anche se lo avessi letto quando fu pubblicato per la prima volta lo avrei trovato abbastanza insulso.
Del resto c'e' un motivo se l'opera del 1970 e' stata pubblicata in italia solo quest'anno
Rumore biancodi Don DeLillo
0.5/5
9 sett 2022
Ci sono libri che quando li finisci di leggere ti chiedi cosa potrai mai leggere dopo, perche' temi di non trovarne di altrettanto belli.
E ci sono libri che quando li finisci di leggere ti chiedi cosa potrai mai leggere dopo, perche' temi che quanto appena letto ti abbia fatto perdere il gusto e il piacere per la lettura.
Purtroppo per me questo libro appartiene alla seconda categoria.
Diciamo che leggerlo e' stata una vera sofferenza, addirittura una pena.
Forse era intenzione dell'autore voler rendere dei personaggi insulsi e in alcuni casi vicinissimi all'idiozia, il tutto corredato da situazioni implausibili e termini il piu' delle volte fuori dalla grazia di dio (o forse quello e' il "linguaggio" di De Lillo che pare sia cosi' particolare, anche se spesso si fa fatica a capire se le parole usate denotino l'intenzione di descrivere il pressapochismo del personaggio e non dell'autore), ma leggere le loro assurde vicende l'ho trovato insopportabile.
Piu' semplicemente, forse. non sono all'altezza di comprendere la grandezza dell'opera.
Sia come sia, grazie a dio la lettura e' finita.
La Russia di Putindi Anna Politkovskaja
4/5
Al mondo ci vorrebbero qualche migliaio di Putin in meno, e qualche migliaio di Anna Politkivskaja in piu'.
L'avversione di Tonino per i ceci e i polacchidi Giovanni Di Marco
3.5/5
Il libro e' sicuramente ben scritto e riesce a trattare un tema difficile con una certa "leggerezza", la storia e' ben strutturata e anche i personaggi sono molto azzeccati.
L'ambientazione e' ben ricreata, forse perche' anche io ho avuto quell'eta' o quasi, in quegli anni in un paesino del sud italia e mi ci sono ritrovato tanto con i miei ricordi.
Se proprio volessimo trovare un difetto e' nel finale, un po' troppo scontato.
Purtroppo con libri del genere non riesco a non evitare di chiedermi quanto del raccontato sia "inventato" e quanto invece sia reale.
Pero' in fondo in fondo, come gia' detto, l'impressione lasciata dal libro e' decisamente positiva, quindi poco importa il resto.
Fa invece veramente impressione il contrasto tra le parole del papa "santo subito" durante una delle sue giornate della gioventu'.
La nube purpureadi Matthew Phipps Shiel
3/5
Ho trovato la parte centrale un po' noiosa, ma nel complesso una lettura interessante, soprattutto pensando a quando e' stato scritto, direi che non e' invecchiato male.
Strano non sia entrato a far parte, come e' capitato ad altri, dell'immaginario collettivo del 900 visto che alcune scene sono davvero forti e "moderne".
L'ultima volta che un romanzo fantastico misconosciuto e datato mi ha causato tanta meraviglia e' stato decenni fa con "L'occhio del purgatorio" di Jaques Spitz.
La cosa peggiore? La prefazione dove in poche righe, al solito, si riesce a spoilerare di tutto di piu', oltre a delirare di funzioni matematiche e molto altro.
Mi ha ricordato (la prefazione) il pessimo "De Turris" che tanto (s)fascio ha portato nel fantastico in italia, anche se in questo caso non e' opera sua.
La vera storia dei Peaky Blindersdi Carl Chinn
2.5/5
La banalita' del male (e della realta' criminale)
Qualche tempo fa, trovandomi a parlare della serie tv, qualcuno mi ha detto che tutto quel fumare e bere induceva, nel corso degli episodi, la voglia di emularli (e lo sparare no? e perche' no?).
La cosa mi ha molto meravigliato perche', sebbene abbia adorato la serie e i personaggi, non mi e' mai neanche lontanamente passato per la testa di emularli (oddio forse per una cosa si, il taglio dei capelli ma anche li' non l'ho fatto).
L'ammirazione per una creazione "artistica" mi porta ad apprezzare come l'opera venga realizzata, la storia impostata, i personaggi caratterizzati.
E devo dire che in questo la serie dei Peaky Blinder eccelle.
Ma e' ovvio che si tratta di finzione e anche per questo non mi verrebbe mai da imitare i loro atteggiamenti e comportamenti.
Detto questo e' naturale che venga da chiedersi: ma quanto c'e di vero?
Ecco questo libro lo spiega e la risposta e'... tanto o ben poco, a seconda di quello che si cerca.
Perche' leggendo questa che di sicuro e' una attenta ricostruzione sia della storia di quelli che a Birmingham si chiamavano "Peaky blinders" (che non c'entrano proprio nulla con gli Shelby) che della malavita collegata alle scommesse clandestine, si trovano anche personaggi che condividono il nome di alcuni protagonisti della serie (no, tra questi nessuno degli Shelby).
Ma piu' o meno ci si ferma li'.
Il libro e' una sequenza di descrizioni di risse fatte tirandosi sassi, o prendendosi a manganellate o anche a pistolettate che diventano presto noiose perche' tutte uguali a se stesse.
Ma non c'e' niente, assolutissimamente niente del fascino dei "Peaky Blinders" che viene fuori dalla serie e che e', come e' giusto e normale che sia, pura invenzione.
Il maestro della cascatadi Christoph Ransmayr
1/5
Leggendolo, mi ha ricordato Dune di Frank Herbert.
E non perche' in entrambi i casi si parli di un pianeta dove l'acqua e' diventata rara e preziosa, ma per come se ne parla.
Sebbene infatti il pianeta Arrakis sia forse uno dei pianeti piu originali e strani che siano mai stati immaginati, mentre il pianeta del romanzo di Ransmayr sia semplicemente la terra come potrebbe essere tra qualche decina di anni, il primo e' descritto cosi' bene nei minimi dettagli da sembrare infinitamente piu' vero e realistico del secondo.
E cosi' la cosa piu' fastidiosa del libro e' proprio l'inconsistenza dell'ambientazione, che alla fine era la cosa che mi aveva incuriosito nella "quarta di copertina".
Per il resto, posso solo dire che e' un libro decisamente noioso.
M, Il figlio del secolo
di Antonio Scurati
4/5
Non sono mai stato affascinato dal potere, e quindi non ho mai misurato l'interesse che può suscitare una persona, solo in base a questo metro.
Se giudico una persona un coglione per le sue idee ed i suoi comportamenti, questa rimane un coglione indipendentemente se sappia o meno farsi strada nella vita e da quanto potere, fama, gloria o soldi riesca a fare.
E, diciamoci la verita', Mussolini era tante cose ma soprattutto era, secondo il mio giudizio, un gran coglione.
Per non parlare poi dei suoi seguaci. "Similes cum similibus", dicevano i latini.
Quindi per qualche tempo ho evitato questo libro.
Mi sono deciso a leggerlo quando ho sentito delle brevi frasi dell'autore per radio, e così ho cominciato la lettura.
Devo dire che l'inizio e' stato ostico, proprio per quanto detto prima: leggere le vicende di un branco di coglioni per i quali non si ha la minima stima e il minimo interesse puo' essere molto frustrante.
Per fortuna pero' Scurati non e' bravo solo a parlare per radio, ma anche a scrivere, e così andando avanti si viene facilmente presi dallo svolgersi della storia.
Perché in fondo di questo si tratta, malgrado i protagonisti, si tratta proprio della nostra storia, che in questo primo volume arriva fino alla fine del 1924.
Anche lo stile adottato e' perfetto, con una alternanza tra racconto e documento storico, sia esso una pagina di giornale, una lettera, o altra fonte scritta.
P.s.Invito chi possa trovare offensivo il termine coglione a leggere solo le ultimissime pagine del libro dove ci sono una serie di brevissime schede dei protagonisti della vicenda narrata, vedra' che anche solo da questa serie di piccole note non potra' che darmi ragione. In alternativa, leggetevi il libro che leggere non fa mai male.
La matematica è politicadi Chiara Valerio
1/5
Dicono che il lockdown abbia causato diversi danni di varia natura oltre a quelli economici. Tra questi credo si possa annoverare questo libro, visto che leggendolo si intuisce che, non fosse stato per la clausura di quei giorni, non sarebbe mai stato scritto.
Lo scopo dichiarato era dimostrare che la matematica è politica, ma qui non si va oltre la dimostrazione (o se si vuole l'ostentazione) di tanta cultura pop e non.
Stupisce poi che una persona che ha insegnato matematica sostenga che non esista chi è portato e chi negato per tale materia. Io, che ho solo dato ripetizioni, posso garantire che non è affatto così.
M, L'uomo della provvidenzadi Antonio Scurati
3.5/5
Ha fatto anche cose buone?
La continuazione de "il figlio del secolo", mantiene in pratica lo stesso stile di alternanza tra momenti "romanzo" e parti di reali documenti storici.
La narrazione in questi casi si focalizza sul periodo tra il 25 e il 32, durante quindi il consolidamento del potere della dittatura, quando Mussolini comincio' a fare "tante cose buone".
La verita' sullo sfondo pero' rimane invariata, violenze, abusi, esaltazione della forza, limitazione delle liberta', e ruberie senza limiti.
Ad essere sincero tutte cose che in qualche modo erano gia' note anche se qui sono raccontante in questa forma "nuova" trovata da Scurati.
Fa di sicuro impressione come l'intero "popolo" italiano abbia accettato cambiamenti forti anche nelle azioni quotidiane nel giro di pochissimi anni, tutti persi appresso a questo folle buffone in divisa.
La parte piu' interessante, perche' continua in realta' ad essere sempre taciuta anche e soprattutto da chi trova conveniente si continui a tacere, e' il racconto della "campagna" sul suolo libico e le azioni veramente poco gloriose dell'italico esercito, che fanno intuire come andra' per l'italia il conflitto mondiale verso cui gli eventi stanno convergendo.
A parte questo, mi e' piaciuto di piu' il primo.
I falò dell'autunnodi Irène Némirovsky
4/5
Altro piccolo gioiello di Irene Nemirovsky.
Ancora una volta il racconto si sviluppa attraverso la narrazione delle vicende di due o tre famiglie nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.
Agli avvenimenti familiari la scrittrice intreccia con la sua solita abilità le vicende storiche del periodo.
Ci riesce talmente tanto che, mentre spiega alcuni dei motivi della disfatta francese del 40, ci fa anche pensare che sempre quelle stesse motivazioni in altri paesi quali la Germania e l'Italia portarono a più nefaste conseguenze.
Mi è infatti venuto spontaneo il paragone con i romanzi di Scurati su M.(che sto leggendo adesso), dove per simili fatti narrati l'attenzione è così focalizzata sulle sparate fasciste e i loro accidenti da farci perdere di vista il "come sia veramente potuto accadere".
Basterebbe, a stupirci in questo romanzo, che a raccontare bene i francesi sia una russa, ma si va ben oltre perché sebbene ci sia un contrappasso forzoso ed un happy ending (forse forzato) la devastazione che la guerra porta con sé è ovunque.
Una guerra che fa danni perché causa non solo di tanti morti e danni fisici ma anche di tanti morti e danni dello spirito
E questo ce lo insegna proprio lei scrivendo contro la guerra pochi mesi prima d essere deportata per morire per mano nazistanad Auschwitz.