Una vita come tantedi Hanya Yanagihara
Credo sia uno dei romanzi più belli che io abbia letto almeno negli ultimi vent'anni.
Lo metto insieme agli amati Proust (La ricerca), Coe (La casa del sonno), Kristof (Trilogia della citta' di K.) e pochi altri. Non che ci sia nulla in comune tra questi libri, ad unirli è solo la bellezza.
Va detto che appena ho cominciato a leggerlo ho provato un po' di fastidio, avendo l'impressione che ci fossero percentuali troppo alte di coppie gay presenti, percentuali altrettanto alte di artisti (che poi un giorno "saranno famosi"), o semplicemente troppi amici che si vogliono tutti così bene. Non sono pratico di niente del genere, questo mi ha portato a ritenere che nel racconto ci fosse una componente un po' troppo favolistica.
Andando avanti con la lettura la sensazione per fortuna cambia, anche se la dimensione favolistica rimane.
Del resto potremmo definire in maniera superficiale questo libro un libro sull'eterna lotta del bene contro il male.
SPOILER
Il male che Jude, il protagonista principale del romanzo, e' costretto a subire agli inizi della sua vita e' decisamente enorme, terribile e lo segnera' per sempre.
Ma e' come se tutto il male ricevuto nei primi anni venisse, per qualche strana forma di karma, ricompensato dal "bene" degli anni successivi:
Fama ricchezza, affetto, amicizia ma soprattutto amore.
E anche se è vero che tutto questo non riuscirà a cancellare il male ricevuto, se le vicende della vita di questa persona saranno sempre dure e crudeli e permeate dal dolore, lo stesso il "bene" presente sembra, oltre l'eccessivo, quasi irrealistico.
Basterebbe pensare a quanti sono (tanti) gli individui che possono aver avuto una esistenza simile a quella dei primi terribili anni di Jude, e raffrontarli ai pochissimi di loro, forse nessuno, che possano poi aver avuto anche solo una parte delle fortune successive di Jude.
Ecco, la dimensione favolistica diventa forse proprio questo bene eccessivo. Sembra una forzatura ma e' una forzatura che non da fastidio, tanto e' strettamente legata ai fini narrativi, una forzatura che funziona perfettamente allo scopo.
Se ci facciamo una ferita, la ferita forse guarisce ma se e' una ferita importante, rimarra' una cicatrice.
Se perdiamo un arto, forse potremmo anche mettere una protesi ma niente e nessuno riuscira' mai darci esattamente quell'arto indietro, anche quando siamo cosi' fortunati che la protesi ce la costruisce il miglior centro protesi del mondo.
Se subiamo un trauma, potremo fare finta di essere guariti e con tanta forza, anche grazie all'amore di qualcun altro, pensare di averlo superato. Ma non e' detto che sia cosi', anzi potrebbe non essere affatto cosi'.
Rompere una cosa e' sempre piu' facile che aggiustarla, e in alcuni casi quello che si e' rotto non si puo' aggiustare non importa la cura, l'amore, l'attenzione che ci si impiega nel farlo.
E' per questo che qui il "bene" e' forse in alcuni momenti fin troppo esagerato. Serve, credo, al fine narrativo di far comprendere che alcune cose, alcune perdite, alcuni traumi, sono, purtroppo, per sempre.
Attenzione, non fraintendiamo, non e' che questo bene eccessivo e "da contrappasso" quasi, renda il racconto piu' facile e leggero.
Questo romanzo è duro e crudele. Solo che la vita, mediamente, sa esserlo molto di più. Per questo è una favola.
Ma in fondo è per questo che leggiamo romanzi. Perché siamo sempre a caccia di favole.
Klara e il Soledi Kazuo Ishiguro
E' possibile che la nostra distopia sia vivere in una societa' dove va di moda produrre letteratura e arti visive distopiche?
Sia come sia ho faticato a credere che questo sia lo stesso autore di "quel che resta del giorno".
L'unico dubbio/curiosita' che ho avuto e ancora ho e' se l'autore si sia in qualche modo informato sulle tecniche di visione automatica delle macchine attuali, visto il suo sforzo nel descrivere e rappresentare la strana visione dell'automa presente nel libro.
Purtroppo non ne ho trovato menzione alcuna quindi non so.
Ma del resto non credo ci si possa attendere chissa' che attendibilita' da qualcuno che scrive un libro intitolato "Kiara e il sole" e non sa che il sole non tramonta MAI nello stesso punto nel corso dell'anno.
McGuffin per carita', pero' almeno per me oltre misura.
E poi il resto del libro non mi e' affatto piaciuto.
Compulsiondi Meyer Levin
Ho deciso di leggerlo perche' da questa vicenda Hitchcock (non dal libro che e' successivo al film) ha tratto il suo famoso "Nodo alla gola" (Rope).
Poi, prima di cominciare ho letto che qualcuno lo paragonava a "A Sangue freddo", di cui e' stato l'antesignano.
E questo mi stava quasi portando a desistere, avendo trovato quest'ultimo decisamente superato come lettura.
Invece poi l'ho cominciato e... che bellissima sorpresa.
La parte migliore e' la prima, anche se devo dire che pure il processo ha i suoi pregi.
Un libro veramente avvincente che supera di gran lunga il film di Hitch, che se ne discosta immensamente visto che lo scopo del regista era ben altro.
Mi e' rimasto solo il dubbio sul finale... finisce che il protagonista deve andare ad intervistare Judd, oppure mi mancano delle pagine (niente da fare con gli ebook non sono mai sicuro di avere un libro in edizione veramente integra).
p.s. ho controllato sull'originale inglese, e' proprio cosi'.
Proletkultdi Wu Ming
"La donna che cadde sulla terra"
Niente di speciale ma comunque interessante.
A questo punto pero' tocca leggere l'originale di Bogdanov.
Nuova recensione dopo aver letto l'originale...
Il libro in realta' ha assunto tutto un altro significato ai miei occhi dopo aver letto la storia originale del 1908 da cui trae spunto e di cui si potrebbe considerare un sequel.
Se infatti "Stella rossa" di Bogdanov racconta di un viaggio su marte di rivoluzionario bolscevico che sul pianeta rosso entra in contatto con una avanzata societa' socialista marziana, nel racconto di Wu Ming e' lo stesso autore Bogdanov che una ventina di anni dopo, a rivoluzione socialista ormai avvenuta, incontra la figlia marziana di questo rivoluzionario tornata sulla terra a cercare suo padre.
In realta' entrambi i romanzi sono dei pretesti.
Il primo infatti e' un pretesto, da parte di Bogdanov, per poter esporre il proprio punto di vista sullo stato delle idee socialiste ai suoi tempi, e anche per muovere su di esse alcune critiche durante il racconto della utopistica societa' socialista marziana.
Il secondo invece prende come pretesto questa "ricerca del padre perduto" della figlia marziana per farci conoscere la sorprendente vita e il pensiero dell'autore di "stella rossa".
E l'operazione in entrambi i casi riesce alla perfezione, quindi come "Stella rossa" e' sorprendente nel suo essere avanti con i tempi, cosi' Proletkult lo e' nel farci tornare indietro nel tempo e vivere, sebbene con quel pizzico di fantasia de "la marziana" usata come pretesto, la vita e soprattutto le idee del "primo scrittore di fantascienza russo".
Stella Rossadi Aleksandr Bogdanov
Non potevo esimermi dopo aver letto "Proletkult" di Wu Ming.
Si tratta di un libro di fantascienza scritto da un rivoluzionario bolscevico nel 1908, quindi ho cominciato con molto scetticismo e curiosita' piu' filologica che altro.
Invece il libro e' risultato essere molto piu' piacevole e quindi sorprendente di quanto potessi pensare.
La componente utopistica risulta ben sviluppata e trattata ed e' evidente che proviene da qualcuno che non solo ha idee ben precise e chiare, ma che ha lottato e sta lottando per realizzarle, almeno in parte.
Del resto proprio per le idee riportate nel romanzo ha subito ripercussioni sia dai bianchi che dai rossi.
Inoltre i ragionamenti rigorosi sostenuti nel racconto lo portano, seppure con i limiti della conoscenza del tempo, a descrivere situazioni che forse sono stare raccontate con altrettanta lucidita' solo dagli anni 70 in poi in libri piu' blasonati di suoi successori "di genere".
Magistrale e' la descrizione di quello che potrebbe succedere se la societa' marziana offrisse la propria avanzata tecnologia alle forze proletarie, sembra quasi, nel 1908, descrivere quello che successe dopo la rivoluzione di ottobre, cosi' come la descrizione dell'esaurimento delle risorse di marte sembra presagire molto non solo la situazione attuale ma soprattutto il futuro prossimo venturo quando una societa' come quella cinese dominera' il globo.
E poi, incredibile a dirsi, c'e' anche una storia d'amore, che in un romanzo di fantascienza basato su un'utopia socialista suona alquanto strano ma non lo e'.
Quindi in ultima analisi, se si tiene conto (ma neanche troppo) dell'epoca in cui e' stato scritto, risulta una lettura piacevole e interessante.
p.s. le stelle tengono conto sia che si tratta di un romanzo di fantascienza sia dell'epoca in cui e' stato scritto. insomma con queste "limitazioni" il giudizio e' piu' che meritato, ma non aspettatevi un capolavoro.