Incubi, una raccolta di racconti horror italiani. Mmh... non ci siamo, quasi per niente. Innanzitutto quando ho dato un'occhiata alle biografie in fondo al volume mi sono reso conto che gli autori non sono così giovani ed emergenti come (chissà perché) avevo pensato. Inoltre i risultati sono (a tratti) talmente scadenti da farmi riprendere coraggio e tirar fuori i miei vecchi racconti. Credetemi, posso essere il peggior critico di me stesso, ma di fronte alla pochezza di certa robaccia che gira e che viene venduta (anche a caro prezzo) ogni modestia cede il passo ad una feroce fiducia nelle mie capacità.
Unica eccezione finora il racconto Farfalle Rosse, scritto decentemente anche se soffre della tipica goffaggine italiana quando ci si confronta con generi non propriamente italici (noir, horror). A tratti l'autore gigioneggia con la lingua, con le onomatopee, con gli stereotipi dell'investigatore privato in fase sbando-autodistruzione-fantasmi del passato (tema succoso al cui fascino nemmeno io sono totalmente immune), e si sente aleggiare nelle sue parole una certa dose di autocompiacimento, ma tutto sommato il suo lavoro pare di un calibro superiore rispetto agli altri.
Il resto della raccolta? Ritmo completamente sbagliato, suspance claudicante costruita in fretta e furia, utilizzo pessimo della forma del racconto breve, finali affrettati e inconcludenti, trame ridicole, prosa da giornalisti sportivi... brrr, in effetti un po' di orrore lo fa 'sto libercolo.