Autore Topic: Studio Ghibli  (Letto 407367 volte)

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Offline Konron

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2760 il: 07 Nov 2015, 12:11 »
Ragazzi non perdeteci tempo, non gli farete mai cambiare idea e inoltre contribuite al suo ego. Non mi sembra una persona aperta ad un confronto reale, non ne vale la pena. Guardatevi i ghibli con i sottotitoli inglesi e tanti saluti.
Se non vi piace il suo metodo smettete di comprare le edizoni italiane in favore di quelle uk/de/fr...
« Ultima modifica: 07 Nov 2015, 12:13 da Konron »

armandyno

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2761 il: 07 Nov 2015, 13:40 »
Ok, passiamo ad un altro livello di discussione: Appurato che Cannarsi fa un pessimo lavoro, perché secondo voi accade questo fenomeno che continua a lavorare e a guadagnare, e ad avere sempre  visibilità?

Detta in altro modo, perché danno il lavoro a Cannarsi?
Credo sia questa la vera domanda.

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2762 il: 07 Nov 2015, 13:50 »
" :whistle:", immagino.

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Offline DRZ

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2763 il: 07 Nov 2015, 14:41 »
Ok, passiamo ad un altro livello di discussione: Appurato che Cannarsi fa un pessimo lavoro, perché secondo voi accade questo fenomeno che continua a lavorare e a guadagnare, e ad avere sempre  visibilità?

Detta in altro modo, perché danno il lavoro a Cannarsi?
Credo sia questa la vera domanda.

Perché l'adattamento è una questione soggettiva e prima lo capirete prima smetterete di farvi il sangue cattivo.


armandyno

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2764 il: 07 Nov 2015, 14:56 »
Beh forse l'adattamento è soggettivo, ma l'italiano non tanto.

Offline DRZ

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2765 il: 07 Nov 2015, 15:15 »
Quello è già più grave, ma non è che sia l'unico a produrre strafalcioni (anzi).

armandyno

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2766 il: 07 Nov 2015, 15:44 »
Io veramente roba del genere non l'ho mai sentita in vita mia. Oramai a casa facciamo il gioco 'parliamo come Cannarsi', storpiamo frasi semplicissime cercando di farle sembrare tradotte da lui, con tanto di supercazzola sul perché e percome della scelta.
Da fare ubriachi.
« Ultima modifica: 07 Nov 2015, 15:59 da armandyno »

Offline nodisco

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2767 il: 07 Nov 2015, 16:06 »
Se non vi piace il suo metodo smettete di comprare le edizoni italiane in favore di quelle uk/de/fr...
Ecco, questo è un argomento interessante, che avevo intenzione di affrontare anch'io.

Quali edizioni dvd/bd consigliate per i film Ghibli?
Sarebbe opportuno stilare una lista dettagliata per ogni titolo... le giapponesi credo siano le ideali ma costano decisamente troppo, io stavo valutando quelle inglesi.
Su Nausicaa.net ci sono delle informazioni sulle varie edizioni ma non so quanto sia aggiornato.

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2768 il: 07 Nov 2015, 16:08 »
Ma la unLucky avrà trovato la sua dimensione. Non sa manco chi è Cannarsi.
Vive del marchio Ghibli. A parte un migliaio di persone che la stanno boicottando, ci saranno un 100.000 che guardano i film senza farsi nessuna domanda?

A loro quei 100.000 bastano per fare questo business di nicchia.
Se sono di più tanto meglio.

Ghibli è un prodotto che si vende da solo, dopo l'orso d'oro.
Va per inerzia. Almeno per ora.

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2769 il: 07 Nov 2015, 16:21 »
<messaggio di servizio>

Gargoyle, scusa l'incomodo. Se vedrai la risposta al tuo post, e vi volessi rispondere, potresti poi segnalarmi la cosa via PM? Ora smetto di seguire il thread, che mi pare ormai ridotto al vacuo berciare su tutti i fronti. Grazie per la disponibilità, in caso! -G.

<scuse a tutti i non-interessati>
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2770 il: 07 Nov 2015, 16:29 »
Wave (=onda)

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2771 il: 07 Nov 2015, 16:33 »
Se Shito non è più utente, possiamo insultarlo impunemente?
E comunque, è possibile in questo forum insultare personaggi pubblici citando nome e cognome senza infamarli?

Offline Konron

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2772 il: 08 Nov 2015, 10:14 »
Ok, passiamo ad un altro livello di discussione: Appurato che Cannarsi fa un pessimo lavoro, perché secondo voi accade questo fenomeno che continua a lavorare e a guadagnare, e ad avere sempre visibilità?
Perché quelli che si lamentano in realtà sono pochissimi e ha molti fan adoranti. Poi come dice TremeX i ghibli vendono comunque per il nome.

Offline Gargoyle

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2773 il: 09 Nov 2015, 14:45 »
Sì, in originale non era 'i preparativi' (in giapponese tipicamente 'junbi') ma una costruzione su 'shitaku':

明日の送りの支度に手間どってね

La differenza tra 'junbi' e 'shitaku' è sottile. L'ho incontrata anche su "Umi ga Kikoeru" (lì perà nelle forme verbali derivate). Junbi sono proprio i preparativi, shitaku è più 'il predisporre', 'l'approntare'. Credo che la frase renda più l'idea che Eboshi ha resposabilità su tutto, non è che faccia i preparativi di suo, ma deve vidimare tutto. Quindi il suo compito più che 'i preparativi' è proprio 'predisporre' le spedizioni, tra le altre cose, ovvero sovraintendere, dirigere i vari preparativi. Eboshi si scusa con Ashitaka a livello molto personale, nella scena. Quindi parla del protrarsi proprio di quanto le compete , altrimenti invece che un'assunzione di responsabilità parrebbe una scusa.

Trovo anche io che la frase italiana che risulta sia più 'artificiosa' di molte altre, ma del resto la frase mi pare più precisamente resa così. Quindi, per me, amen.
Non metto in dubbio che "per te, amen", e la questioni la giudichi chiusa.
Personalmente invece trovo che quella frase rasenti l'incomprensibile, in italiano.
Dove con "incomprensibile" intendo proprio dire che l'ho dovuta leggere più e più volte per farmi un'idea di che volesse dire, se l'avessi solo ascoltata al cinema una volta non avrei afferrato.
E a quel punto se non è comprensibile il fatto che renda più o meno precisamente la scelta di parole originali mi interessa abbastanza poco.
Mi spiego meglio: l'aderenza al testo originale per me diventa irrilevante se la frase è incomprensibile.
L'aderenza al testo è un problema di ordine superiore, insomma: al primo ordine c'è la possibilità per l'ascoltatore di capire.

Ora, tu potresti dire che ci sarà sempre un ascoltatore che non capisce cose dette anche in italiano corretto (es: molti italiani faticano a capire un articolo di giornale e così via).
Il che sarebbe pure vero, e certo non è che la qualità dei dialoghi debba rincorrere l'analfabetismo di ritorno.

Il punto però è che questa frase, ammesso che sia formalmente corretta, non è comunque italiano corrente.



Non credo si tratti di una scorrettezza. L'enunciato ipotetico è in una preposizione che non ha un nesso diretto condizionale con la seguente, è di cortesia. Inoltre, lì l'imperativo è chiaramente esortativo - anche nella recitazione è chiaro [domanda qui necessaria: hai ben ascoltato?]. E' la costruzione di: "Se non ti spiace, fammi un caffè, per favore." - o quanti altri esempi vuoi.
Perché ho usato questa forma? Perché ho ritenuto e ritengo sia la più precisa e corretta a resa dell'originale, chiaramente.
Nella mia esperienza di lingua italiana non ho memoria di un uso di questo genere.
Non ho nulla da obiettare contro il periodo: "Se non ti spiace, fammi un caffè, per favore."
Protasi all'indicativo, apodosi all'indicativo: ipotetica della realtà.

Ma se tu inizi una protasi col congiuntivo imprefetto, in italiano questa non è una ipotetica della realtà, è perlomeno una ipotetica della possibilità, e ci si attende l'apodosi al condizionale.

https://it.wikipedia.org/wiki/Periodo_ipotetico#Uso_dei_modi_in_lingua_italiana

Ora, cito wiki non per fare il gradasso, perché sinceramente io fino a qualche secondo fa non ricordavo assolutamente cosa fossero protasi ed apodosi, ed andavo semplicemente a naso seguendo l'uso che faccio e che sento fare della lingua.

Il che si ricollega a quel che dicevo all'inizio: non solo questo uso dei modi verbali non trova conferma formale, ma io non ne ho mai trovato conferma neppure nella mia esperienza.

Anche a questo riguardo quindi farei un ragionamento analogo al precedente: anche ammesso che questo adattamento sia più vicino al testo giapponese, se questo adattamento è formalmente inesatto e non è italiano corrente il fatto che sia vicino o lontano dal testo originale mi dice poco.

O anche Ashitaka nel testo originale parlava inserendo errori nell'uso dei verbi e si esprimeva con un linguaggio inusuale, e questo non lo so dire perché non so il giapponese, o l'adattamento che hai fatto secondo me porta fuori strada l'ascoltatore, che fatica a capire e che, anche una votla capito, si fa delle idee strane sulla lingua che parla Ashitaka.



Certo che puoi permetterti. :-)
Ti spiego perché trovo la frase che suggerisci inadatta.
Perché è molto didascalica nel suo essere esplicativa. Ma Pod non sta spiegando niente. Sta dicendo una cosa per consolare la figlia, per lenire il suo senso di responsabilità sminuendo gli effetti del torto di lei.

E' come se fosse: "Beh dai su, hai fatto un casino, ma in fondo anche per stare a guardare le mosse del nemico, pure adesso non è troppo tardi. Non è la fine."

La segmentazione che ho introdotto serve proprio a distribuire i pesi delle parti comunicaticve della frase, come sempre è - è sempre una ragione di tema e rema, a partire dalle più banali dislocazioni, o persino nell'ordine di principali o subordinate.

A partire dalle più banali dislocazioni, o persino nell'ordine di principali o subordinate, è sempre una ragione di tema e rema.

Sono i tre segmenti di prima messi in altro ordine. Lo "senti" che hanno un effetto del tutto diverso? La lingua, scritta e ancor più parlata, trova il suo peso comunicativo nei centri di imputazione espressiva - anche.

Il termine che hai usato non mi arrecava offesa alcuna e non necessita di alcun perdono, invero. A me discutere di queste cose piace persino. Avrei anche potuto scrivere: "A me piace persino, discutere di queste cose." - ma è tutto diverso. Del tutto diverso. Dipende da quale elemento comunicativo si vuole enfatizzare. Il fatto che mi piaccia discuterne? O l'argomento di cui mi piace discutere? :-)
Mi viene da fare un paio di osservazioni.

La prima, è che il tono di voce del padre di Arrietty in quel passaggio non suona affatto consolatorio.
Il doppiatore dice quella battuta con il medesimo tono di voce con cui un vulcaniano di Star Trek leggerebbe la lista della spesa.
Posso anche ipotizzare perché fa così: perché il doppiatore non ha capito cosa stava dicendo, non ha capito niente di tutto il retroscena comunicativo di cui tu parli, in base al quale quelle parole sarebbero consolatorie.
E non lo ha capito non perché lui sia una capra di doppiatore, bensì (è mia opinione) perché è un perido costruito in modo così inusuale e contorto da essere poco comprensibile.
Il risultato, quindi, è che quella battuta diventa didascalica (perché non capìta), che è proprio quanto in realtà ti eri prefisso di evitare. Il che è paradossale, e secondo me è sintomo del problema più generale di cui sotto.


La seconda osservazione ha carattere generale e riguarda proprio quelli che sono i tuoi principi di adattamento.
Una questione filosofica, insomma, ma con ricadute molto reali.
L'idea di voler essere "fedeli al testo originale" si può infatti declinare in più modi. Me ne vengono in mente almeno due.

Al livello base ci sta la traduzione parola per parola, tipo le versione di latino o greco alle superiori, che spesso porta gli studenti a costruire frasi senza né capo né coda. Mia madre ancora oggi si ricorda una traduzione di un suo compagno in cui le tende degli achei si alzano in piedi e scappano...

Al livello più alto c'è l'adattamento che cerca di rendere il senso dei periodi in italiano corrente, o (nel caso di un testo orginale volutamente arcaico) in un italiano comunque comprensibile dall'ascoltatore di oggi (partendo dal presupposto che, se un ascoltatore accettabilmente alfabetizzato non capisce o è straniato senza motivo, allora c'è qualcosa che non va nell'adattamento).

Connesso a questo, c'è anche l'esempio dello "spacca-province", che è già stato sviscerato.
Premesso che io non sapevo che esistesse un archibugio il cui nome preso pari pari dal giapponese volesse dire quello, la cosa paradossale è che la traduzione Buena Vista era più prossima a farmelo capire che non la tua:
"Quando ne avrai abbastanza (di archibugi, NdG) potrai partire alla conquista del mondo."
Se io ascolto la tua traduzione resto solo sconcertato da un'espressione che in italiano non esiste se non nel tuo adattamento, e non capisco affatto il riferimento all'archibugio.
Certo, la traduzione Buena Vista è forse fin troppo libera, ma almeno è italiano corrente e riesce perfino a darmi il riferimento all'archibugio che la tua traduzione parola per parola non dà.

Quindi in sintesi la sensazione mia (e non solo mia) è che tra i due estremi succitati di traduzioni "fedeli al testo originale" la tua idea di adattamento si trovi più prossima al primo che non al secondo.
« Ultima modifica: 09 Nov 2015, 15:07 da Gargoyle »
"I've always known it. I should've killed every last one of them! I should've turned their planet into a graveyard the likes of which the galaxy had never seen!" Gul Dukat to Captain Sisko, Star Trek: Deep Space Nine.

Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #2774 il: 09 Nov 2015, 16:09 »
si fa delle idee strane sulla lingua che parla Ashitaka.
Io prima del secondo adattamento di Kiki mi ero fatto quest'idea di TUTTI i personaggi dei film Ghibli.
Se per Ponyo avevo capito che tutti gli "eh" erano espressioni idiomatiche (che nella lingua italiana non si usano e infatti nel film stanno come i cavoli a merenda), era sinceramente convinto che i personaggi di Howl parlassero 'strano' perché appartenenti ad un mondo distante, e che i personaggi di Arrietty (come il citato Pod) parlassero così perché sgraffignoli/prendinprestito. Questo tanto per dire qual è il messaggio che viene trasportato da un adattamento di questo tipo, e quante e quali sovrastrutture errate (perché totalmente estranee all'opera) si vanno a formare a causa d'esso in chi lo vede senza sapere nulla non dell'opera, ma dell'adattatore.
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