per favore non esageriamo affermando di cose inaudite, perchè di verbi all'infinito che indichino una azione, spesso protratta (che in inglese si rendono col present continuous) l'italiano è pieno: "Fumare ti porterà alla tomba". Perchè non usare "Il fumo ti porterà alla tomba?".
Non sto dicendo che non si possa dire, sto dicendo che non puoi abusare di questa costruzione, che di per sé complica le cose semplici.
Nella frase in questione per me è un abuso perché la frase diventa incomprensibile.
Tra l'altro, ad aggravare il tutto, mi rendo conto che è anche questo un esempio di linguaggio burocratico.
Consiglio di cercare su google "il predisporre" + complemento oggetto e vedete che buona parte dei risultati sono legalese.
Non concordo sulla quarta, che una parola non sia mai stata usata (e mi farebbe piacere capire in che modo tu abbia accesso all'elenco di tutte le parole, di uso comune o meno, che abbiano popolato la lingua italiana passata) non significa che non possa essere coniata per esprimere un concetto in maniera simbolica, suggestiva, sintetica ecc...
Non sta a chi fa traduzione/adattamenti dal giapponese coniare dal nulla parole nuove.
Anche ammesso che una espressione come "spacca-province" divenga mai di uso comune (speriamo di no!), per l'ascoltatore di Mononoke nel 2015 non è di uso comune, e tanto dovrebbe bastare a scoraggiarne l'uso.
E prima che venga sollevata l'obiezione della lingua aulica/antica/datata, no, "spacca-province" non è né aulico, né antico né datato: è un neologismo (di più: un unicum, una parola coniata di sana pianta da Cannarsi) messo in bocca ad Eboshi, una donna del periodo Muromachi.
Mi ricorda Gabriele La Porta di Guzzanti che gioca a Scarabeo:
https://www.youtube.com/watch?v=VGbmLwR390cEd Eboshi non usava una parola inventata nell'originale giapponese, quindi è inutile girarci attorno: anche la solita obiezione della "fedeltà al testo" non tiene.
Poi, ripeto, non sono Umberto Eco, ma un'espressione del genere di certo non è mai stata usata, ci metto la mano sul fuoco.
Anche in questo caso, google è nostro amico (e google ricerca anche su google books, eh, non solo sul blog di govegeta1996, che di per sé sarebbe poco attendibile).
Altrimenti non esisterebbero cose come, e forse sarebbe meglio: "Patto del Nazareno" o i tanti altri neologismi coniati sulla scia di italianizzazioni effettuate in modo del tutto arbitrario di termini stranieri, che diventano improvvisamente italiano per semplice "usura" (cioè uso logorato e logorante nel tempo).
Sarò franco, mi sfugge il nesso.
La parola "patto" è in uso da secoli ed è perfettamente comprensibile tutt'ora, e capita che ci si riferisca al "patto tra Tizio e Caio" ed anche al "patto stipulato nel dato luogo": in quest'ultimo caso, il "patto del Nazareno", il "trattato di Campoformio", il "trattato antartico", il "patto di Varsavia".
Inoltre non è affatto un neologismo, perché sono due parole ciascuna delle quali mantiene il senso originario (il patto resta un patto, il largo del Nazareno resta il largo del Nazareno).
Un neologismo può essere, come mi fece notare un amico, l'ennesima parola con suffisso "-opoli" per descrivere uno scandalo (quelli che nel mondo anglosassone diventano i "qualcosa-gate").
Tangentopoli, affittopoli, concorsopoli e così via.
L'esempio che fai di Hulk è interessante, ma mi chiedo in che modo un mondo post-apocalittico possa giustificare quella che di fatto è una licenza artistica (e io sono perchè ce ne siano sempre e comunque), mentre uno di fantasia no.
Bombe atomiche e giganti verdi si, ma civiltà antiche che cavalcano lupi giganti no?
Ok, ma aspetta: non è che il traduttore di Hulk si sveglia una mattina e decide di far
deragliare il linguaggio, era così già in originale per scelta degli autori.
Se siete fan della fantascienza, un esempio più vicino può essere "The Moon is a Harsh Mistress" di Heinlein, che è scritto in violazione alla sintassi, alla grammatica ed a tutto quanto fa parte dell'inglese "corretto".
Si tratta di una precisa scelta autoriale (usata non sempre: Heinlein stesso non la usa in "Stanger in a Strange Land"), la cui origine penso sia il seguente ragionamento "un tanto al chilo":
I testi antichi che ci sono giunti, in ogni lingua, sono complessi da leggere, retorici, elaborati.
I testi moderni sono più semplici e scarni (anche perché più prossimi al nostro lessico).
Quindi i testi del futuro, nella mente di alcuni autori, devono essere ancora più semplici e dalle regole grammaticali ridotte.
Ma ripeto, si tratta di una scelta di chi ha creato l'opera, non di chi l'ha adattata o tradotta.
* * *
Tanto per fare un esempio, lo sciamano che parla come un dirigente del comune. Quindi uno sciamano dovrebbe parlare come chi, come un muratore? Uno sciamano nella realtà manco esiste, e se esiste di certo non è in grado di parlare con gli spiriti. Un dirigente del comune perlomeno esiste. E da quand'è che "prendere visione" si usa solo in "burocratese"? Non si usa tutti i giorni, ma non è che tutti i giorni ti trovi davanti a uno "sciamano" a vedere il tuo futuro dentro una palla di vetro in un mondo di fantasia...
Ti sfido a dirmi in quali contesti non burocratici useresti mai l'espressione "prendere visione".
Lo dici davanti ad un avvocato, lo leggi scritto su una delibera del comune, ma non lo dici in nessun altro contesto.
Quindi, come dovrebbe parlare uno sciamano?
È questa la domanda da farsi?
Sì, forse Cannarsi se la dovrebbe fare.
Ma ribaltiamo la prospettiva, come si fa in Phoenix Wright (altro esempio di adattamento assurdo, ma per ragioni opposte): forse gli avrebbe giovato chiedersi anche come
non dovrebbe parlare uno sciamano del periodo Muromachi.
Uno sciamano del periodo Muromachi si può esprimere in Napoletano? In Pugliese come Lino Banfi? Ve lo immaginate a dire "
porca puttèna!" ?
Immagino di no.
Quindi perché mai dovrebbe esprimersi in burocratese, che è altrettanto connotato e fuori luogo?
Non so il giapponese, e non so con quale registro linguistico si esprimesse la sciamana in origine, ma di certo so che
non si esprimeva come un amministrativo del comune.