Quali sono i tuoi criteri per definire un adattamento "valido"?
Immagino qualcosa che traduca "gli strinse la mano" e non "gli scosse la mano".
E' molto comodo prendere a esempio costrutti idiomatici tanto compatti che alcuni linguisti li considerano una sola 'parola', credo 'parola polilessemica' (forse, ma forse non ricordo), tipo 'messa-in-scena', etc. ^^;
Ah, "It's raining cats and dogs" NON vuol dire che 'piovono cani e gatti", neppure in inglese - dico. Anche se tutti, senza sapere cosa davvero significi, lo prendono a esempio di "non si può tradurre letteralmente". Ah, quante fandonie!
Sulla funzionalità della comunicazione.
Dire 'mi suona strano' e dire 'NON SI CAPISCE' sono altra cosa. Benché entrambe le locuzioni vivano di soggettività, sono comunque diverse tra loro.
Esempio (REALE):
Quando in giapponese c'è il cortese 'ohayou gozaimasu' io lo rendo come 'le auguro un buon giorno', laddove il solo 'ohayou' è 'buongiorno'.
Questo permette di mantenere una variazione di registro lingustico/relazionale che caratterizza i personaggi.
Ora, qualcuno dice: ma nessuno usa "le auguro un buongiorno".
Beh, a parte che io per uno lo uso, e conosco altri che lo usano, la domanda è: con "le auguro un buongiorno" si può capire altro di quel che significa? Sinceramente?
Anche chi dice "suona strano", cosa mai capirà?
Ecco.
Per questo dico che un certo tipo di lamentela è un po' un dimenarsi per "lo voglio più simile a me! più comodo per me! più piacevole per me!" che si nasconde dietro discorsi falsamente oggettivizzati.